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LE RIFLESSIONI Luddisti 2.0

Ogni volta che si parla di problematiche legate ai giovani e ai ragazzi di oggi vengono nominati lo smartphone e i social media e la loro influenza negativa. Ma non sempre i giovani rimangono impantanati nelle ‘sabbie mobili’ che i mondi digitali, spesso, rischiano di diventare. Negli Stati Uniti, uno dei paesi dove la rivoluzione dei social è più radicata, un piccolo gruppo di adolescenti ha deciso, infatti, di andare completamente controcorrente, dicendo un secco ‘no’ allo smartphone per ridare alla propria vita quella libertà che sembrava perduta.

Così hanno deciso di creare un gruppo e passare del tempo insieme abbandonando tutti i propri dispositivi tecnologici, permettendosi unicamente l’utilizzo di vecchi cellulari a conchiglia per essere reperibili tra loro e dai propri genitori. Proprio da questo rifiuto per l’innovazione tecnologica deriva il nome con cui identificano la propria comitiva: Luddite Club, da Ned Ludd, un operaio della Gran Bretagna che nel 1799 distrusse un telaio per contestare l’introduzione delle macchine nell’industria, dando vita al movimento luddista. La vita nel Luddite Club. Giusta svolta o esagerazione?

Come trascorrono il tempo questi ragazzi? Si incontrano al Prospect Park, davanti alla biblioteca della loro città, Brooklyn, leggendo, suonando strumenti musicali o disegnando. È in questo modo che sentono di aver ritrovato finalmente se stessi, senza essere più sottoposti a un modello che da una parte sentivano di voler emulare e che dall’altra rifiutavano poiché li costringeva a recitare un ruolo che non sentivano proprio.

Quella dei ragazzi di New York è senza dubbio una presa di posizione forte e decisa, ma è davvero necessario giungere a soluzioni così estreme? L’eliminazione dello smartphone è davvero l’unica soluzione possibile o si tratta di un esagerato rifiuto del progresso?

Lo abbiamo chiesto a Giacomo e Davide, 17 e 21 anni, di Rimini. “Per me i social sono un ottimo strumento per tenersi in contatto. – racconta Giacomo – A me piace molto condividere le mie passioni e in questa maniera ho una modalità ‘universale’ per farlo, inoltre ho l’occasione di stringere nuove amicizie con persone dai miei stessi interessi, anche abbattendo le barriere di nazionalità: è così che ho avuto la possibilità di esercitarmi nell’uso dello spagnolo e dell’inglese, che studio al liceo linguistico, un po’ come si faceva una volta tramite corrispondenza epistolare. In generale non mi sento troppo vittima di un modello, credo di riuscire a mantenere comunque me stesso e la mia libertà. Certo, non ci sono solo pregi: nel mio caso, il problema maggiore è che ogni tanto mi capita di esagerare con la quantità di tempo che trascorro davanti allo schermo. Purtroppo lo smartphone è un dispositivo altamente attrattivo, che agisce come una calamita e se a volte può essere gratificante e utile per passare il tempo, altre volte rischia di monopolizzare un po’ troppo l’attenzione. Per fortuna compenso questa brutta abitudine con molte altre attività che mi tengono saldamente ancorato alla realtà e che sono in grado di darmi vere soddisfazioni”.

Per Davide gli aspetti negativi hanno un po’ più peso: “ Prendiamo in considerazione i principali difetti dei social media: hanno portato uno standard alla quale la massa cerca di uniformarsi, ma che di fatto conduce allo stress poiché richiede di presentarsi sempre al meglio in ogni circostanza. Il rischio è che diventino una presenza fissa e di conseguenza una vera e propria dipendenza: mi sembra davvero surreale che per poter condividere una bella esperienza che si sta vivendo sia necessario quasi interromperla per trovare l’angolazione giusta per rappresentarla sui social. E non è il solo problema che affligge il mondo di internet: uno strumento dalle così grandi capacità divulgative è ormai preda di fake news e falsa informazione e tramite le proposte della piatta forma può davvero arrivare ad influenzare l’utenza su aspetti mirati. Oltretutto l’intrattenimento che offre potrebbe essere un’occasione per apprendere nuove nozioni, condividere e coltivare i propri hobby, ma al contrario capita che i contenuti messi a disposizione, seppur molto ingaggianti, siano davvero di scarsa qualità e anche un pessimo esempio per i più piccoli che oramai si avvicinano allo smartphone in sempre più giovane età”.

Da questi discorsi emerge in modo evidente come non stiamo più parlando solo di uno strumento in grado di scattare foto, registrare video, effettuare chiamate o inviare messaggi, ci stiamo bensì confrontando con una realtà molto più complessa, che implica tematiche di tutt’altra portata: autostima, condivisione di sé, ricerca dell’approvazione degli altri e tante altre. Il grande limite dei social media è che quando ci si trova separati da uno schermo è difficile ricordarsi che dietro allo schermo ci sono persone vere, come noi, ed è complesso capire veramente cosa prova, così come avverrebbe faccia a faccia. Forse abbiamo chiesto troppo a un sistema di comunicazione i cui limiti, di cui all’inizio non eravamo pienamente consci, stanno diventando sempre più evidenti. Prenderne ogni tanto le distanze, dunque, come stanno sperimentando i giovani del Luddite Club, può aiutare e produrre benefici. Davide e Giacomo concludono dando accoratamente la stessa opinione: “Smartphone e social non sono da sopprimere o eliminare, ma bisognerebbe utilizzarli sempre consapevolmente, ricordandoci di presentarci non per come non siamo o per come ci piacerebbe apparire, senza dimenticare di rispettare sempre le persone con cui ci confrontiamo”.

Andrea Pasini