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Don France’, una presenza

Non è facile riassumere in poche parole 15 anni di servizio pastorale del vescovo Francesco.

Raccoglierò solo alcuni aspetti della sua presenza tra noi, che poi ciascuno può collegare a proprie esperienze e ricordi. Non si tratta di tessere un elogio alla persona ma di riconoscere i doni che il Signore ci ha fatto attraverso il vescovo Francesco.

1. Una umanità semplice e accogliente verso tutti

Un tratto da tutti riconosciuto è la capacità di don Francesco di mettere le persone a proprio agio, in un ascolto paziente che sapeva toccare le corde più personali e intime, in una prospettiva spirituale. Ha dedicato tantissimo tempo a questo, a partire dalla ricerca di un dialogo con noi presbiteri. (Ricordo la sua scelta di iniziare il suo ministero a Rimini con la visita personale a tutti e ciascuno i presbiteri della diocesi). Ma così pure con diaconi, religiosi, gente comune, poveri, rappresentanti delle istituzioni civili.

Difficilmente si andava via dall’incontro con Francesco senza aver ricevuto una parola di incoraggiamento e di fiducia.

2. Una forte spiritualità, radice e sostegno del suo ministero

Ma la radice di questo stile è stata una forte spiritualità, un radicamento nel vangelo e nella preghiera, che costituiva la sua forza e consolazione specialmente difronte a situazioni impreviste e a decisioni non facili.

Una esperienza che ha coinvolto anche me, nel dedicarci tempo quasi ogni mattina per pregare insieme e talvolta celebrare l’eucarestia in cappellina. Del resto, continuamente fino all’ultimo ritiro ha esortato noi tutti a coltivare una forte relazione con Gesù vivo, rispondendo alla sua chiamata: “ mi vuoi bene?”.

3. Una ricchezza teologica e capacità di lettura culturale

La ricchezza culturale e teologica gli consente di non essere mai banale, di saper leggere gli avvenimenti e fenomeni del nostro tempo e del nostro territorio con profondità e talvolta denuncia profetica (la vicenda dei campi rom, la crisi della Carim, il fenomeno della prostituzione, del disagio giovanile…). Suo impegno costante è stato il sostegno all’ISSR e ai mezzi di comunicazione diocesani (ilPonte, Icaro TV) quali strumenti essenziali per educare ad una fede adulta, incarnata nella cultura di oggi.

4. Paziente tessitore di relazioni

Ma forse il tratto più distintivo dello stile del vescovo Francesco è stata la paziente tessitura di relazioni di comunione tra i preti nel presbiterio e tra le diverse aggregazioni laicali le quali, in questi anni, hanno maturato una bella stima e collaborazione reciproca.

Ricordo la sua prima lettera pastorale: Prima di tutto fratelli, rivolta innanzitutto ai presbiteri e alla loro relazione nel presbiterio.

Ha saputo dare la precedenza a noi preti e farsi accanto con pazienza a chi era più in difficoltà nel suo cammino vocazionale o affaticato dal ministero.

Ha desiderato celebrare i funerali di pressoché tutti i sacerdoti e spesso anche dei loro famigliari.

Altro suo pensiero è stata la cura dei diaconi permanenti sia nel percorso di discernimento vocazionale sia nell’accompagnamento ministeriale. La stessa vicinanza ha praticato agli istituti di vita religiosa, a cui ha predicato spesso ritiri e offerto la sua presenza nelle celebrazioni più significative. Ricordo, infine, il ruolofondamentale della Consulta delle Aggregazioni laicali, quale volano per una maggiore conoscenza tra le diverse realtà ecclesiali e convergenza attorno a iniziative e progetti concreti.

5. Infaticabile annunciatore del Vangelo

Ma il suo vero “pallino” è stato il desiderio di spingere la Chiesa riminese ad un più coraggioso annuncio del Vangelo. Ricordo la passione per la nascita dei “cenacoli del vangelo”, quale forma per uscire dalle nostre sacrestie e creare luoghi di ascolto della vita alla luce della Parola di Dio, ambiti di vera rievangelizzazione o di primo annuncio. Purtroppo, in questo non ha trovato quella collaborazione che si attendeva.

6. La scelta di rimanere tra noi

Ha colpito tanti di noi la scelta del vescovo Francesco di rimanere a vivere nella nostra Diocesi, presso la comunità di Montetauro. Questo consentirà di coltivare sia pure in forma molto più discreta quel legame che si è creato in questi anni. Certamente possiamo contare sulla sua preghiera e vicinanza alla nostra Chiesa che ora intraprende una nuova tappa del suo cammino con il vescovo Nicolò.