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Un figlio vale sempre la pena

Fare figli, diventare genitori, che coraggio!. Questa potrebbe essere la brutale sintesi dell’ultima indagine dell’Istat, quella che certifica il declino demografico dell’Italia (in 5 anni è scomparsa una città come Palermo): l’idea che diventare padri e madri oggi sia un atto di coraggio.

Per Valentina Montanari e Lucio Romani, la risposta a tanti interrogativi si chiama Federico, il bambino che da 18 mesi accarezzano, cullano, accudiscono ogni giorno.

32 anni lei, 36 da compiere lui, Valentina e Lucio sono arrivati a diventare mamma e papà dopo un lungo percorso, e non sempre rettilineo. Si conoscevano da sempre, sono stati fidanzati per 10 stagioni fino a coronare il rapporto nel matrimonio, davanti all’altare, nella chiesa di San Lorenzo in Correggiano, dove la coppia abita.

“Ci sembrava arrivato il momento per essere famiglia. – racconta Valentina – Ospitare due mamme e due bimbi di Operazione Cuore, come responsabili di un gruppo di ragazzi in parrocchia, è stato un avvenimento che ci ha segnato, e di conseguenza abbiamo fissato la data, per l’anno successivo. Ma il matrimonio era già in progetto”.

Catechisti ed educatori in parrocchia, molte attività, feste e iniziative organizzate, Valentina e Lucio sono una coppia conosciuta sulla collina tra Rimini e Riccione.

Dopo 5 anni di matrimonio, sono ancora moglie e marito ma non genitori. Per scelta? “ Per noi essere genitori è una vocazione. – rilancia Lucio – Essere famiglia comprendeva i figli, biologici o in affido o adottati. Le stagioni passavano e il figlio biologico non arrivava, per cui ci stavamo domandando quale altra strada intraprendere…”.

Nel bel mezzo della pandemia arriva la notizia: Valentina resta incinta a dicembre, poco prima del lockdown. A febbraio le chiusure sono diffuse e la coppia resta a casa con tanto tempo da dedicarsi e da dedicare alla novità in arrivo.

Lucio è costretto spesso alla cassa integrazione e per mesi non lavora, ma la situazione precaria non scalfisce le scelte della coppia.

“I pensieri sul futuro, sul lavoro che manca, le difficoltà per le giovani generazioni, la questione economica, esistono e sono anche vividi. – ammette la 32enne riminese – Ma il dono della vita è il più grande che si può ricevere e donare. Ogni nuova nascita è una spinta verso il futuro, e uno sguardo più positivo nei confronti dell’oggi e del domani”.

Federico è stato a lungo cercato dalla coppia, sono stati momenti anche difficili, conditi da dubbi e fatiche, poi la notizia che ha trasformato anche la pandemia in un periodo fecondo. “ È stata dura – dice la coppia – ma ci siamo goduti la gravidanza e – grazie anche alle varie quarantene – abbiamo pututo crescere nostro figlio ce lo siamo goduto”.

Dal punto di vista medico-sanitario, Valentina ha vissuto i 9 mesi di gravidanza con qualche paura di contrarre il virus, le eventuali conseguenze sul feto, il fatto di non avere il marito accanto in ospedale al momento del parto, “ ma eravamo così grati per quel che stava avvenendo che abbiamo sempre guardato in maniera positiva la realtà e il futuro con fiducia”.

Valentina lavora al centro per le Famiglie di Rimini. Conciliare l’essere, donna, moglie, madre, e lavoro è impegnativo. “ Amo la mia professione e non ho mai messo in dubbio di ritornare a praticarla. avverte – Certo, oggi faccio i conti con i turni al lavoro, anche lunghi, la casa da sistemare, il bambino da accudire e crescere, il rapporto con Lucio da mantenere vivo. Mi rimbocco le maniche e cerco di farmi aiutare, mi rimbocco le maniche e sto imparando a fare cose che non avrei mai pensato di fare. Quello che teoricamente racconto da anni alle coppie è l’esperienza che vivo oggi.

Abbiamo intorno una famiglia che ci aiuta e una bella rete di amici: non ci fanno sentire soli”.

 

Provincia: i numeri negativi della natalità

I record negativi si rincorrono, un anno dopo l’altro. Lo attesta l’Istat:“Il record negativo del minor numero di nascite toccato nel 2019 è stato di nuovo superato nel 2020. I nati della popolazione residente sono stati 404.104, in diminuzione del 3,8% rispetto al 2019 e di quasi il 30% a confronto col 2008”.

Il numero medio di figli per donna è sceso a 1,2, quando era 1,4 solo un decennio fa. Per mantenere la popolazione stabile bisognerebbe risalire a 2,1. Magra consolazione, l’Italia non è l’unica in questa situazione, ma è tra i paesi che stanno peggio, considerando che la media europea dei figli per donna è 1,5.

La denatalità è proseguita nel 2021 e non si attende, neppure a medio termine, nessuna inversione di tendenza.

La situazione è simile anche in provincia di Rimini. “Nell’ultimo decennio la popolazione provinciale è salita da 322 mila del 2010 (quando sono entrati in provincia di Rimini i sette comuni dell’alta Val Marecchia) a 337 mila del 2020. – fa notare il direttore di TuttoRomagna Economia, Primo Silvestri, che sull’argomento sta realizzando il volume Giovani e lavoro a Rimini, per Acli provinciali Rimini – Ma questo è potuto accadere solo grazie ad un saldo migratorio, interno ed estero, positivo. Cioè alla forza di attrazione, da altre province italiane e da paesi esteri, compresi quelli non appartenenti all’Unione Europea, di questo territorio”.

Un saldo, però, che si va progressivamente assottigliando.

Nessun contributo è invece venuto dal saldo naturale della popolazione, cioè dalla differenza tra nascite e decessi, perché questo è negativo già da parecchio tempo: “Dagli anni Ottanta del secolo scorso, con un ritorno al segno positivo, per poche centinaia, nel primo decennio del nuovo secolo, prima di tornare di nuovo negativo” rilancia Silvestri.

“Un segno che non si invertirà a breve, come conferma anche il numero medio di figli per donna in provincia di Rimini sceso, nel 2020, a 1,1. Il più basso dell’Emilia Romagna e tra gli ultimi in Europa”.
Il Bollettino demografico 2021 del Comune di Rimini, che riporta un saldo naturale di – 798, a lato di un saldo migratorio di + 302, conferma il proseguimento dell’andamento, compreso un lieve calo della popolazione per il terzo anno consecutivo.

A Rimini nel 2000: 1.182 nati e 1.260 morti. Nel 2005 i nati sono stati 1.278, 1.282 i decessi. Nel 2010 le nascite sono salite a 1.389, i morti 1.376. nel 2015 1.236 nati a fronte di 1.575 morti. Nel 2020 1.022 nati, 1.951 morti. Lo scorso anno le nascite sono ulteriormente scese: 925. I morti sono stati 1.714. A Misano Adriatico nel 2000: 69 nati e 85 morti. Nel 2010: 103 nati e 104 morti. Nel 2015: 97 nati e 122 morti. 90 nati e 140 morti nel 2020.