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Sperare si può, oggi

Appeso mesi fa, quel cartello ha visto lo scatenarsi della pandemia, i tempi duri del lockdown e l’inizio della – lenta – ripresa.

Da lunedì scorso, finalmente, “Chiuso per lavori” è stato rimosso e accantonato. La rinnovata Sala Manzoni è nuovamente disponibile: più sicura, più accogliente, più funzionale. “Si tratta di una sala preziosa posta nel centro storico di Rimini al servizio della comunità diocesana e di quella cittadina: – la definisce l’Economo diocesano, don Danilo Manduchi – per questo la Diocesi di Rimini ha ritenuto di impegnarsi con un investimento economico importante”. L’inaugurazione di Sala Manzoni 2.0 (per intenderci, il nuovo schermo è il doppio del precedente) ha coinciso con l’esordio della Settimana Biblica 2020 (XX edizione dedicata al Cantico dei Cantici) e l’uscita della Lettera Pastorale 2020-21 firmata dal Vescovo di Rimini.

“L’apertura ufficiale della Sala arriva non a Covid esaurito, ma in un momento in cui ci vuole anche coraggio a partecipare agli eventi, coraggio a procurare un ambiente come Sala Manzoni che favorisca incontri, comunità e ascolto in sicurezza e comodità”.

Coraggio, per la verità, ne ha mostrato anche mons. Francesco Lambiasi nel dedicare la sua Lettera Sperare si può.

Per un cammino di fede con gli adulti ad un libro biblico quanto mai incompreso: l’Apocalisse. Chi ha in mente la traduzione filmica come Armageddon è decisamente fuoristrada. Altro che catastrofe, disastro, distruzione, fine del mondo: l’Apocalisse biblica è semplicemente “Rivelazione”.

Un libro pubblicato non per “contagiare sgomento, terrore e spavento” fa notare il Vescovo, piuttosto per potenziare la speranza dei credenti. L’uomo con tutte le sue forze “speranza vò cercando”, parafrasando il sommo poeta, ieri martellati da una prova schiacciante (la feroce persecuzione accesa da Nerone), oggi “assediati” da quel Covid seicento volte più piccolo del diametro di un capello eppure così virulento.

Questo tempo segnato dal Covid-19, “un male stratosferico”, per il Vescovo paradossalmente può rappresentare per i cristiani una occasione che, se bene imbroccata, risulterà utile per ‘contagiare’ speranza. Come il virus della polmonite interstiziale si trasmette non perché una persona lo studia, ne discute o lo spiega, ma solo se si è contaminati e lo si contagia, così è per il virus della speranza. Dunque tempo di pandemia, tempo di speranza. Mons. Lambiasi nel proporre l’ultimo libro della Bibbia come tracciato per il percorso di fede delle comunità cristiane riminesi per il nuovo anno pastorale, indica chiaramente a chi volgere lo sguardo: a “Cristo, il principale ‘incendiario’ del fuoco della speranza nei nostri cuori”.