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Sepolto… quo vadis?

Rimini è una delle tre città romane meglio conservate d’Italia. Ma il suo anfiteatro non se la passa bene. Nonostante abbia un’area interna simile a quella del Colosseo, prima è stato discarica di macerie, poi ha “subìto” l’abbraccio soffocante di quella grande esperienza educativa che è il Ceis.

Perché oggi non si può discutere ragionevolmente del futuro di questo monumento? Cosa c’è da scavare nel suo sottosuolo? L’asilo svizzero può essere spostato? C’è chi ci riprova: consiglio comunale tematico il 7 febbraio. 

Basta scendere di appena qualche scalino e si percorrono 1900 anni in un baleno. Un balzo nella storia a due passi dal mare e a fianco di un simbolo dell’educazione e della solidarietà (l’asilo svizzero). L’Anfiteatro romano è uno dei simboli riconosciuti della Rimini romana (una delle tre città dell’epoca meglio conservate d’Italia) ma non gode della stessa salute delle altre vestigia. Le lotte tra gladiatori e gli spettacoli circensi sono sepolti insieme al resto del manufatto ma anche la sua “memoria” non risplende.

Certo, se pensiamo che vent’anni fa il monumento era ancora ridotto allo stato di parco chiuso e malridotto, “stretto” tra una pompa di benzina ed un autolavaggio, sono stati compiuti passi in avanti, e da alcune stagioni è perlomeno “compreso” nella sua originalità, ma per regalare suggestioni, storia e turismo deve compiere ancora passi da gigante.

E pensare che l’Anfiteatro riminese per dimensioni non sfigura affatto neppure di fronte all’immensità del Colosseo. L’arena interna riminese sviluppa 76,40 x 47,40 metri, il Colosseo 77 x 46,50. ll complesso riminese pare potesse ospitare diverse migliaia di persone, non un anfiteatro di serie C.

Già il noto e stimato Sovrintende Salvatore Aurigemma negli anni Trenta del secolo scorso tesseva le lodi dell’Anfiteatro, “ degno di occupare un posto onorevole accanto all’Arco di Augusto e al ponte di Tiberio”.

Eppure non tutti sono d’accordo sul percorso per la sua valorizzazione. Un consiglio comunale tematico è stato convocato (su richiesta di Gioenzo Renzi e altri consiglieri) martedì 7 o al più tardi giovedì 9 febbraio. Farà segnare un passo in avanti?

L’abbraccio stringente dell’asilo svizzero è quasi… mortifero. Il benemerito Ceis, atterrato nel 1946, doveva essere di passaggio su quell’area con le sue 13 baracche di legno (poi anche strutture in cemento armato), ma in Italia nulla è più definitivo del temporaneo. L’ex assessore alla Cultura del Comune di Rimini Massimo Pulini auspicava un recupero dell’Anfiteatro ipotizzando lo spostamento del CEIS, e con lui altri architetti e intellettuali. Ma a Rimini parlare di Anfiteatro – e dunque di valorizzazione dell’area con conseguente spostamento dell’asilo svizzero – fa alzare solo barricate. Un dialogo è davvero impossibile? “ Non prendiamo neppure in considerazione un

trasloco” è la posizione netta del presidente del Ceis, Paolo Zaghini. Costi troppo alti, una storia da mantenere e difficoltà logistiche i motivi di un tale diniego, come pure del suo predecessore. Gioenzo Renzi, che sull’Anfiteatro battaglia da decenni, fa però notare che l’area dell’Asilo Svizzero sarebbe “custodita” da due vincoli, monumentale e architettonico.

Come dire: non doveva esserci… La questione è la valorizzazione dell’Anfiteatro, non l’Asilo Svizzero.

 La riqualificazione dei simboli di Rimini va avanti già da diversi anni, e proseguirà. – l’assicurazione del sindaco di Rimini – E la Rimini romana è un tassello importante della candidatura di Rimini a capitale della cultura 2026”.

Uno studio sull’anfiteatro è stato condotto dall’Università di Bologna. Sapere cosa cela il sottosuolo non è semplice curiosità. Ne è consapevole anche la Sovrintendente archeologia, belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Rimini e Forlì-Cesena. “ Dello studio dell’ateneo felsineo non ho ancora alcun risultato. – puntualizzava qualche tempo fa Federica Gonzato – Sapere cosa cela l’anfiteatro, se cela qualcosa, non è questione di lana caprina ma decisiva. Valutare i pro e i contro di una eventuale campagna di scavi, è necessario”.

Il Sovrintendente applaude ai passi in avanti compiuti in tema di recupero della città romana, e chiarisce: “ Il recupero e la valorizzazione dell’Anfiteatro non passa solo dall’eventuale scavo.

Recuperare la storia e renderlo fruibile è già un bell’esempio di conservazione”.