Home Attualita Rimini, il Campus è internazionale Università sempre più poliglotta

Rimini, il Campus è internazionale Università sempre più poliglotta

Rimini,25-11-2010: università, studenti stranieri ©Riccardo Gallini_GRPhoto
Rimini,25-11-2010: università, studenti stranieri
©Riccardo Gallini_GRPhoto

Rimini parla le lingue del mondo. Nessuna sorpresa, se parliamo di una capitale del turismo.

Quello che non ti aspetti è che questa internazionalizzazione sia un fiore all’occhiello del Campus universitario.

Con una percentuale di studenti stranieri che si attesta sul 21-22% (nel 2022 era del 17%), Rimini è la sede con la più alta percentuale di studenti da fuori Italia. Un’attrattività internazionale che traina l’intera Emilia-Romagna, non a caso – come sottolineato da “il Sole 24 Ore” – la regione italiana che ospita nei propri atenei il maggior numero di studenti provenienti da fuori confine, seguita da Lombardia, Lazio e Piemonte.

Il nostro Campus in primis, ma molte altre università, hanno puntato ad un’internazionalizzazione della sua offerta. – chiarisce Alessia Mariotti, presidente del Campus di Rimini Gli studenti possono frequentare 20 corsi di laurea diversi, 9 dei quali totalmente insegnati in lingua inglese. Certo, questo implica che sono necessari molti più servizi di sostegno, come corsi di italiano, servizi di supporto psicologico, strumenti che consentano di inserirsi in una società non anglofona”. Un servizio e un’offerta che deve essere proposto se “Il ruolo dell’università è quello di costruire il capitale culturale del Paese. – prosegue la Mariotti – Senza un appoggio forte della società civile, delle Istituzioni, dell’imprenditoria privata, non riesce ad assolvere a questa funzione”.

I corsi in inglese hanno appeal, la città fa il resto, tanto da attirare ragazzi da 88 Paesi. Magari non ti aspetti quella iraniana come comunità più numerosa ma è così (137), seguita dalla cinese (115), russa (51), albanese (43) e rumena (40). L’aspetto innovativo fa leva sul Tecnopolo ma anche su corsi come Pharmacy, Advanced cosmetic sciences (dal quale nel 2020 sono usciti i primi laureati), Fashion studies, Resource economics and sustainable development ed alla nuova Laurea Magistrale in lingua inglese di Wellness, sport and health, che va a irrobustire il campo di studi delle Scienze motorie. E l’occupabilità?

L’82% degli studenti riminesi trovano lavoro ad un anno dalla laurea. Primi in Emilia-Romagna.

Attualmente il Campus conta 167 docenti e ricercatori incardinati nella sede e circa 450 docenti complessivi (strutturati, in convenzione, a contratto) e 5.000 studenti.

Rimini è cresciuta e assieme a lei anche i numeri dell’Università. – fa notare il presidente di Uni.Rimini, Simone Badioli 5000 studenti sono tanti, è un bel risultato, però ci stiamo forse adagiando troppo sugli allori.

Oggi ci troviamo in una carenza di risorse, stiamo un po’ rallentando. Questa non vuol essere una critica, ma un’esortazione: andiamo avanti. Serve nuova linfa. Non solo il pubblico, ma anche il privato ci deve credere”. E qui l’annuncio: “ Diapason, a ragion di questo, entrerà grazie al suo consiglio di amministrazione, nel capitale sociale di Uni.Rimini. Questa collaborazione storica diventa dunque ancora più forte”.

E anche il presidente di Confcooperative Romagna, Mauro Neri, si unisce alle novità: sulla scia di Diapason, anche il sindacato d’impresa aderirà alla società consortile del Campus Universitario riminese. Si allarga dunque

la compagine di Uni.Rimini, la società consortile che dal 1992 sostiene e promuovere le attività didattiche del Polo Scientifico di Rimini.

Guardare avanti e sognare in grande per l’Università è fondamentale per Rimini e il terriorio, perché “ È evidente che l’Università rappresenta un importante motore di sviluppo di una comunità”, non ha dubbi il sindaco di Rimini, anche se “ non è sempre facile trovare le soluzioni, gli strumenti e le azioni necessari affinché questo

avvenga” ammette Sadegholvaad. Il primo cittadino diventa amareggiato quando analizza che “ ci troviamo tutti un po’ in una situazione complicata”, ma “ la scelta di abbandonare l’Università, parlando in termini di investimenti e sostegni, dovrebbe essere l’ultima in assoluto. Il messaggio che lancio è quello di fare squadra. Diapason è stata protagonista in questi 25 anni della messa a terra dell’Università, cioè di creare quel rapporto tra queste aule che rischiano sempre di rimanere aliene rispetto al resto della città, di rafforzare i legami”.

Due le parole chiave, secondo la Mariotti, per far proseguire (e decollare) il matrimonio tra Rimini e l’università: “ Comunità e cooperazione”. E cita l’esempio venticinquennale di Diapason, capace di garantire, “ con un servizio di base com’è accedere ai pasti, o anche la copisteria, un senso di comunità fondamentale; e ha dimostrato di saper lavorare in squadra”.

C’è subito un problema che salta agli occhi: la difficoltà di alloggi per gli studenti del Campus di Rimini: poche soluzioni e costi stellari, i più alti in Italia secondo il portale Idealista. Mauro Neri lancia una proposta: “ Togliere i ragazzi dal mercato e smettere di farci speculazioni”.

E magari cercare di convincere anche alcuni privati a mettere a disposizione i propri appartamenti sfitti; o di riconvertire hotel inutilizzati in altre soluzioni. Il presidente di Diapason allarga il tiro. “ Negli anni la presenza dei corsi di laurea sempre più numerosi hanno permesso alla città di crescere e al contempo molte attività, come la nostra, sono riuscite a dare buoni servizi. – è l’analisi di Matteo Matteoni, presidente di Diapason Quando gli studenti fuori sede arrivano a Rimini hanno bisogno di sentirsi accolti e ‘a casa’, ed è quello che attraverso i nostri servizi tentiamo di fare non solo dando loro da dormire e mangiare ma coinvolgendoli in progetti sociali come quelli che organizziamo al residence Santa Chiara o di educazione alimentare e sostenibilità ambientale attraverso una convenzione con Er.Go denominata ‘Green Table’. Questi venticinque anni sono stati impegnativi, abbiamo attraversato una pandemia, l’aumento delle risorse energetiche, la crisi economica ma ce l’abbiamo fatta grazie ai tanti lavoratori, soprattutto donne che sono l’82%, che per noi non sono numeri ma persone e soci che dobbiamo tutelare e far crescere”.