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Patriarchi con le radici

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Il caso. Sono silenziosamente a guardia del territorio. E vanno censiti e protetti

Dall’alto dei suoi 25 metri di altezza guarda tutti dall’alto in basso.

Il Cipresso di Villa Verucchio è la pianta più vecchia d’Italia eppure non gode ancora della segnaletica da “patriarca monumentale” dell’Emilia-Romagna.

Ma come è possibile che il Cipresso di San Francesco, età stimata di 800 anni, circonferenza media di 5,15 mt che per abbracciarlo occorrono dieci uomini, il più vecchio “gigante” d’Italia e tra i più antichi d’Europa, sia stato censito solo ora dalla Regione tra i “monumentali”?

Queste silenziose sentinelle a guardia del territorio e dei suoi tesori, – di cui il Cipresso è un capostipite – sotto la loro corteccia custodiscono segreti e storie. Di questi patriarchi verdi la Regione ha deciso di realizzare un nuovo censimento e soprattutto una nuova legge.

Sia nel caso di esemplari di proprietà pubblica sia privata, potranno quindi accedere ai finanziamenti regionali annuali per gli interventi di cura, salvaguardia e gestione. A bilancio c’erano 256.000 euro nel 2021, che si sono ristretti a 200.000 euro per il 2022.

Vi sono storie che affondano le radici nelle tradizioni e nelle culture delle diverse comunità, vi sono alberi che si sono integrati con gli edifici eretti dall’uomo e nei paesaggi montani e collinari, altri visitati come veri e propri monumenti verdi. – commenta l’assessore regionale a Parchi e Forestazione, Programmazione territoriale e paesaggistica, Barbara Lori – Come Regione abbiamo il dovere di conservarli, tutelarli e promuoverli. Le iniziative messe in campo per raggiungere questi traguardi stanno dando i loro frutti”.

Circonferenza del tronco, altezza, età, rarità botanica, valore storico, paesaggistico e naturalistico sono le principali caratteristiche di un “Patriarca della natura”. In realtà esistono due elenchi di Alberi monumentali, quello nazionale e quello regionale appunto, di più recente istituzione. “ Si tratta di due scale differenti ma non siamo in presenza di doppioni. – assicura Francesco Besio, dell’assessorato Parchi e Forestazione, Programmazione territoriale e paesaggistica – Non tutti i patriarchi tutelati nell’elenco italiano erano recepiti dalla Regione, e quindi non potevano ricevere i contributi per la manutenzione e la tutela. La Regione ha ereditato dall’Istituto Beni Culturali una banca dati che stiamo aggiornando: – fa notare Besio – ora il piano è partito”.

Anche il settore Patrimonio Cuturale della Regione è a caccia di segnalazioni relative ai “giganti della natura”: notizie storiche ma anche leggende di privati o istituzioni da raccogliere e verificare per un archivio storico. Con le 36 nuove tutele approvate dalla Regione, salgono a 658 i ‘giganti verdi’ protetti in Emilia-Romagna, 102 dei quali sono anche alberi monumentali d’Italia.

Tra i 36 nuovi giganti verdi, uno svetta in provincia di Rimini. Il prescelto è la roverella di Montescudo- Montecolombo.

In totale sono 37 i “giganti verdi” della provincia di Rimini censiti dalla Regione, di cui sono 3 sono alberi monumentali. In questo elenco, però, mancano gli alberi ricadenti nei comuni ex Marche (Montecopiolo e Sassosfeltrio): prossimamente saranno da recuperare.

La nuova legge regionale ha definito anche nuove modalità di salvaguardia dei patriarchi della natura con una banca dati, e dispone che attorno a ogni albero tutelato sia garantita una zona di protezione di almeno dieci metri di raggio. Ed è in arrivo un nuovo bando per finanziare interventi sui patriarchi che ne hanno bisogno.

In un bel libro, Rosella Ghedini e Carlo Tovoli (con le foto di Andrea Scardova) hanno “scavato” nelle radici nella storia e raccolto le Memorie di giganti verdi, con tante curiosità. Ci sono alberi legati a tradizioni secolari o luoghi di culto. Come la quercia di Santa Lucia di San Leo, di proprietà del riminese Marsiliano Valentini. Curiosa storia, quella dell’arvulon (come lo chiamano in dialetto). Le Ss naziste volevano bruciarla, la Gioconda si legò attorno alla quercia (7.20 di circonferenza) e grazie all’intervento del podestà Masini riuscì a salvare il gigante verde. Che ancora oggi svetta silenziosamente sulla Valmarecchia.