Home Attualita Riconoscersi è una festa per la vita

Riconoscersi è una festa per la vita

Il primo uso di sostanze, iniziando con i cannabinoidi, lo ha fatto all’età di 14 anni. “Poi sono passato alle droghe chimiche e all’eroina. Oggi ho 34 anni, – racconta Matteo Trivillino – ma se devo riguardare indietro alla mia vita mi rendo conto che il mio disagio interiore risale a quando avevo 5 o 6 anni”.

Anche per Simone (nome di fantasia) la “trappola” è scattata presto. Ed è stato un percorso drammatico, quello per uscirne. Il padre imprenditore lo aveva fatto arrestare pur di costringerlo a prendere distanza dalla droga.
Matteo e Simone sono alcuni dei 96 ragazzi liberati da dipendenze patologiche che a Santo Stefano a Rimini, nella parrocchia della Grotta Rossa, hanno festeggiato l’uscita dal tunnel.

Una festa per 96 ragazzi, dei quali 80 provenienti dall’Italia (Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, ecc) e 16 dall’estero. Il percorso di recupero dura in media 3 anni e che è costituito da tre fasi: l’accoglienza, la comunità, il rientro. Al termine dell’ultima fase, quella del rientro alla vita sociale, la persona riceve il riconoscimento: è il punto di partenza di una nuova vita, una rinascita che non è solo per il singolo ma per la sua famiglia e per tutta la Comunità. Un riconoscimento della propria vittoria personale su droga e alcool, gioco d’azzardo e altre dipendenze.

La Festa del Riconoscimento è stata pensata, voluta, e celebrata da don Orenze Benzi per riconoscere e gioire alla mensa di Cristo con i giovani e le giovani giunti al termine del percorso di recupero dalla dipendenza. Questa tradizione ha dunque compiuto 35 anni: la prima messa del riconoscimento fu celebrata da don Orenze nel 1984, con i primi 7 ragazzi liberati dalla droga.

“Signore ti ringraziamo per averci liberato dalla morte facendoci incontrare questa Comunità: – hanno detto i ragazzi della CT Santissima Trinitá di Castanhal, Stato di Belem, Brasile – abbiamo già sofferto troppo facendo a modo nostro, ora dacci forza per questo cammino di conversione e aiutaci ad essere uomini nuovi. Insegnaci a saperci perdonare per tutto il male commesso e proteggici in questa nuova scelta di vita”.

Questa liturgia speciale è stata presieduta dal Vescovo mons. Francesco Lambiasi. “Il cammino di recupero nella Comunità Papa Giovanni XXIII mira a valorizzare pienamente la persona, che accettando il programma viene sin da subito inserita in un contesto di tipo familiare. – ha detto il Vescovo – Siete giovani che nel cammino di liberazione dalle dipendenze avete scoperto i vostri talenti, ora sappiate metterli a frutto per il bene comune e dei più poveri”.

Il Presidente della Comunità APG23, Giovanni Paolo Ramonda, è ritornato sul tema delle dipendenze patologiche. “I nostri giovani hanno il diritto di poter spendere la vita per gli alti valori, per scelte responsabili come possono essere quella di costituire una famiglia, avere un lavoro, progettare, sviluppare, lavorare per il bene comune del Paese, piuttosto che essere annientati dall’utilizzo di sostanze che smorzano la vita, feriscono in profondità le aspirazioni più profonde. – il suo commento riferito in particolare allo stralcio dalla finanziaria della norma sulla cannabis light – Speriamo che questa scelta vada anche nella direzione di contrastare l’utilizzo di altre sostanze, come può essere l’alcol che in questi giorni ha fatto strage sulle strade. Come diceva il nostro fondatore don Oreste Benzi, i nostri giovani hanno bisogno di aria pulita e di vita piena”.

Tommaso Cevoli