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La pace ha bisogno di testimoni

Strade e piazze attraversate e vissute in maniera festosa e fraterna perché “La pace sia un cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”. La questione Venezuelana, la situazione dell’Amazzonia, una testimonianza dalla Yemen, le buone pratiche personali da cui partire per “irradiare” la società.

Marciando per le strade della città Rimini ha inteso fare proprie le parole che Papa Francesco ha offerto nel messaggio della Giornata 2020. La Marcia della Pace giunta alla nona edizione, da quattro anni è promossa direttamente dalla Diocesi di Rimini e con il patrocinio del Comune di Rimini.

Tanti i partecipanti quest’anno. L’unico che li ha contati alla partenza della marcia, in piazzale Gramsci, alle 15 circa, nonostante l’ora improba per il Capodanno, racconta di almeno 400 partecipanti, cui si sono aggiunti molti lungo la strada, fino almeno a raddoppiarne il numero sul corso d’Augusto.

“Abbiamo evitato qualsiasi momento nelle sale diocesane o in altri luoghi ‘al chiuso’, preferendo strade e piazze, dove quotidianamente incontriamo persone, storie e situazioni nelle quali dove deve fiorire la pace” spiega il Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, don Pier Paolo Conti.

Uno striscione e bandiere della pace hanno sancito la partenza della Marcia alle 15 da p.le Gramsci, in pieno centro storico. Qua e là i “resti” del Capodanno diffuso della capitale del turismo balneare.

“È bellissimo iniziare l’anno camminando insieme per costruire pace. – sono parole di Mario Galasso, direttore della Caritas, a cui è toccata la presentazione all’iniziativa – C’è una Rimini, fatta di tante belle persone, che non si limita agli auguri di buon anno ma che in questa giornata, non facile, sceglie di schierarsi dalla parte della Pace, degli altri, della nostra comunità consapevoli, come ci ha indicato il Papa che ‘Il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni’. La pace è «un edificio da costruirsi continuamente», un impegno che dura nel tempo. È un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia, che onora la memoria delle vittime e che apre, passo dopo passo, a una speranza comune, più forte della vendetta”.

Don Conti si è prodotto in un breve commento al messaggio sulla pace di papa Francesco, mentre Jonathan Benatti, giovane cristiano valdese, ha dato la sua testimonianza.

Pronti via, la Marcia è stata caratterizzata da tanti segni. Mentre i giovani della Comunità Papa Giovanni XXIII hanno accompagnato il cammino con canti, ad ognuno dei partecipanti sono stati consegnati dei bigliettini con brevi messaggi di pace: “per se stessi, e per consegnarli a chi si è incontrato durante il tragitto, come piccola occasione di dialogo” rilancia don Paolo. Vengono toccati luoghi simbolo di Rimini: il Parco Cervi, luogo dello spaccio, l’Arco d’Augusto.

Qui si sono “alzate” altre testimonianze, di Jal-loh Bando, ragazzo della Guinea africana e letta quella di Roberto Scaini di Medici senza Frontiere ora in Yemen, impegnato nella ricostruzione dell’ospedale di MSF bombardato; poi la presentazione della campagna “Io accolgo”, con distribuzione da parte di Caritas di alcuni teli/coperte termiche, simbolo dell’accoglienza dei profughi in mare.

Il colorato corteo ha proseguito – suscitando anche la curiosità della folla di passanti del Capodanno – per Corso d’Augusto fino a Piazza Tre Martiri.

Don Aldo Fonti, direttore di Missio diocesana e per trent’anni missionario in Venezuela con ruoli di responsabilità nella Conferenza Episcopale locale, ha offero uno spaccato sulla “bollente” situazione del paese sudamericano, mentre padre Massimo dei Comboniani (nella penultima foto accanto a don Aldo Fonti), per 20 anni in servizio in Brasile di cui oltre 13 in Amazzonia, è intervenuto sulla situazione drammatica della grande foresta pluviale.

Davanti al Duomo di Rimini gli scout, guidati da Alessandra Cetro, hanno proposto un flash mob, dal titolo “Mio fratello muore in mare”, per ricordare le persone morte nei viaggi verso e attraverso l’Europa “Affinchè, a causa della nostra indifferenza, non vengano spazzate via anche dalla nostra coscienza”. Il flash mob (un particolare nella foto in basso), già proposta 40 volte in questi mesi ha anche due pagine social, su facebook e instagram. Conclusione naturale della Marcia, la Messa in Basilica Cattedrale.

Alle intenzioni di preghiera affidate ai diversi movimenti e associazioni laicali, sono seguiti altri segni: la lampada di Betlemme come segno all’offertorio, e lo scambio della pace, diventato un vero e proprio abbraccio con i vicini. Per superare barriere, diffidenze e timori, un piccolo passo nel cammino di speranza costellato di dialogo e riconciliazione.

Fotoservizio Riccardo Ghinelli