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Quando il Festival cantava in romagnolo

Il festival di Sanremo è nato a Rimini. Era il 15 agosto 1936.

Ideatore e promotore del primo ‘festival della canzone italiana’ fu l’Azienda di Soggiorno di Rimini e in particolare determinanti furono Valfredo Montanari, funzionario addetto alla promozione turistica, e il direttore del corpo bandistico “Città di Rimini” Antonio Di Jorio.

Il patrocinio del Ministero della Stampa e Propaganda garantì, fin dalla prima edizione, la diretta radiofonica, attraverso l’EIAR, Ente Italiano Audizioni Radiofoniche. 291 i concorrenti. Ne vennero selezionati 14. Obiettivo del Ministero: fare di Rimini il punto di riferimento del canto ‘autarchico’ contro le mode musicali straniere. Sede prescelta: il Piazzale del Parco a monte del Kursaal, il luogo più chic della riviera. Il concorso non accontentò i critici musicali, ma ebbe un buon successo popolare.

Nell’edizione del 1937 il Festival riuscì ad attirare anche numerosi turisti stranieri. Al di fuori del recinto dove era seduto il pubblico, grazie anche a potenti altoparlanti, si erano assiepate oltre 10mila persone. Successo di pubblico ma non di critica ‘ufficiale’ che continuò a non apprezzare le canzoni giudicate di “un’estrema miseria” e che, perfino, traggono la loro origine “dal peggio della canzone napoletana innestate sopra il barbarico tronco del jazz negroide e americano. Prodotto bastardo che non darà frutto”. Ce n’è pure per il pubblico “degenerato nel gusto”.

Come fa argutamente notare Antonio Montanari nel suo volume Marina Centro. Il turismo riminese (19301959) e mio padre Valfredo Montanari, tali giudizi erano frutto di un cronista del 1936 che “ non aveva ancora ascoltatol’esecuzione dei motivi, ma parla per sentito dire («Mi dicono che…»), e si sofferma sulla fragilità di certi versi non sufficientemente fascisti in apparenza («Vorrei toccare le tue coscette fresche…»)”.

Le due serate della canzone italiana

Le critiche costrinsero l’Azienda di Soggiorno a un cambio di marcia per l’edizione 1938. Una nuova manifestazione, battezzata “Le due serate della canzone italiana”. Non più brani inediti in competizione fra loro, ma una carrellata di vecchie e celebri canzoni nazionali. Il pubblico non riempì nemmeno i posti numerati nel Parco. Senza gara, non c’era interesse. La conferma venne l’anno successivo: nel 1939, per iniziativa privata “Le due serate della Canzone Italiana” vennero proposte al cinema Parco e morirono nella quasi totale indifferenza del pubblico.

Si replica nel 1947 e poi più nulla

Passata la guerra, l’Azienda di Soggiorno nel 1947 ripropose il “Festival della canzone italiana”, nella formula originale con gara fra le canzoni, l’11 agosto, in un teatro Novelli strapieno di pubblico. Fra i cantanti Silvana Pampanini, Corrado Lojacono, Vittorio Caprioli, Vittorio Corcelli. Poi più nulla, forse per questione di costi. Del Festival non se ne parlò più, fino al 29 gennaio 1951, quando il Comune di Sanremo raccolse il testimone riminese, con l’intuizione non di realizzare l’ennesima manifestazione estiva ma invernale, nel salone delle feste del Casinò per “ incrementare le presenze quando il turismo balneare nella ‘stagione morta’ è pressoché assente”.

Alla prima edizione, pochi erano gli spettatori che cenavano seduti, mentre si esibivano i cantanti. Nel 1953 sparirono i tavolini e si fece accedere gli ospiti solo con invito. Ma il Festival era sempre più a rischio di chiusura, poi, il 4 gennaio 1954, nasceva la televisione trasformando il festival di Sanremo nell’evento mediatico più importante dell’anno. Il resto è la cronaca di un rito collettivo che si è imposto sulla scena musicale prima italiana e poi europea, ispirando la nascita di altre manifestazioni come ‘l’Eurovision Song Contest’. Il Festival era entrato definitivamente nella storia del costume italiano. A Rimini resta solo l’amarezza per l’ennesima occasione mancata.

 

Giorgio Tonelli