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Onde per cui

Il copione ormai è più o meno sempre lo stesso. La compagnia telefonica si prepara, autorizzazioni alla mano, a installare un antennone in un centro abitato. I cittadini insorgono e formano un comitato: no alle antenne vicino alle case, alle scuole e ai parchi dove giocano i bambini. Le amministrazioni comunali alzano le spalle: non possiamo farci niente. Salvo poi accorgersi che i regolamenti comunali, per quello che possono influire, sono poco aggiornati o troppo ‘timidi’, e allora cominciano un arduo percorso controcorrente per cercare di limitare i danni cercando di trattare con le compagnie telefoniche che hanno le autostrade digitali spianate. Lo Stato, dal canto suo, va avanti con le sue rivoluzioni digitali senza preoccuparsi di fare campagne informative per i cittadini, e allora se nessuno spiega a cosa serve e come funziona il 5G i venditori di cialtronerie ringraziano sentitamente.

E il cittadino in tutto questo cosa può fare? Informarsi e mobilitarsi, senz’altro. Soprattutto perché dobbiamo preoccuparci della salute dei nostri ragazzi.

Onde per cui sarebbe anche il caso di non farci vedere, noi adulti, a smanettare col telefonino per ore e ore e in ogni occasione in cui le nostre dita non sono impegnate in altro.

Perché è giusto preoccuparci che i nostri bambini non captino troppe onde elettromagnetiche nocive nel parco dove giocano.

Ma ricordandoci che i bambini captano soprattutto l’esempio degli adulti che hanno intorno.