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Omicidio Pascoli, nuove ipotesi di complotto

Nel contesto della Romagna settaria e violenta della seconda metà dell’Ottocento, Rosita Boschetti riapre le indagini e, sulla base di documenti inediti, frutto di meticolose ricerche d’archivio, formula nuove ipotesi sulla genesi e gli autori (esecutori, mandante, complici) del misterioso delitto rimasto impunito. Quello riguardante il padre di Giovanni Pascoli.
Il risultato di questa indagine a ritroso è Omicidio Pascoli-Il Complotto (Mimesis editore), 160 pagine di “scavi” d’archivio e in copertina la “Cavalla storna” disegnata dal cesenate Claudio Piselli, in arte Pisu. La scintilla che ha fatto scoccare il volume è stato il centenario della morte del poeta.
“Il 10 agosto 2012 – spiega l’autrice, Rosita Boschetti – si era svolto il processo di appello contro i responsabili dell’omicidio Pascoli, alla presenza del magistrato Ferdinando Imposimato, dell’avvocato Nino Marazzita e di Bruno Amoroso. Il verdetto finale, emesso da un pubblico di oltre mille presenti, dichiarava colpevoli il presunto mandante così come i due sicari. Omicidio Pascoli. Il complotto rappresenta il risultato finale di questo percorso che, a partire dalla ricerca di archivio, passando per la mostra, racconta la storia del complotto che fu all’origine di uno dei crimini più oscuri della letteratura italiana, avvenuto il 10 agosto 1867”.
A Gualdo, sulla via Emilia, 147 anni fa due assassini con un archibugio spararono in fronte, uccidendolo, a Ruggero Pascoli sul calesse trainato dalla cavalla storna. Bisogna però continuare a fare ricerche in biblioteche, accademie, archivi storici. Si è sempre detto che furono due sicari – Michele Della Rocca detto Capiloina e Luigi Pagliarani detto Bigeca – gli esecutori materiali, e il mandante Pietro Cacciaguerra, coloui che voleva prendere il posto di Ruggero amministratore dei Torlonia dal 1855 al 1867. “Oltre a loro – prosegue la Boschetti – nella vicenda ebbe un ruolo rilevante anche il principe Alessandro Torlonia che allontanò tutta la famiglia Pascoli dalla Torre e che non prese in mano le redini delle indagini per fare luce sull’omicidio di Ruggero, suo uomo di fiducia. Nel libro non c’è nulla di romanzato. L’inedita ricostruzione delle dinamiche dell’omicidio di Ruggero Pascoli è arricchita da nuovi documenti venuti alla luce, pubblicati nel libro per la prima volta, e corredati da immagini esclusive. Una intricatissima rete di interessi privati, rivalità politiche, omertà popolare e connivenze”.
Il libro lascia comunque aperte ancora tante ipotesi. Anche i processi popolari hanno prodotto sentenze diverse. Il primo, nel 2001, terminò con una assoluzione per insufficienza di prove. Nel 2012 ci fu una condanna quasi unanime da parte delle oltre mille persone presenti alla Torre di San Mauro Pascoli al processo d’appello per l’omicidio di Ruggero Pascoli. Condanna per i due sicari Michele Della Rocca e Luigi Pagliarani, e 108 voti di assoluzione contro 900 di condanna per il mandante Pietro Cacciaguerra Il magistrato Imposimato non ha mai avuto dubbi: “L’infame delitto fu ordinato da Cacciaguerra. Si è cercato di fare passare Ruggero Pascoli per un uomo cattivo, un fustigatore dei più deboli. Falsità. Pietro Cacciaguerra invece era un autentico delinquente, tetro, assetato di potere. E nella vicenda ebbe un ruolo rilevante anche Alessandro Torlonia”. Per l’avvocato Marazzita non si tratta invece di un processo alle persone, ma alla storia. “I processi storici sono importanti perché aggiornano i cittadini. Qui ci vogliono le prove, ma non ci sono. A uccidere Ruggero Pascoli fu un mezzadro che poco dopo cambiò paese e qualche anno più avanti morì, non prima di avere confessato il delitto al prete per avere l’assoluzione”. Nel 2001 l’assoluzione per insufficienza di prove, nel 2012 la condanna in appello. Ci sarà il terzo e ultimo grado: la cassazione popolare?

Ermanno Pasolini