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Medioevo o medievalismo? La storia secondo noi

Dai giuramenti leghisti di Pontida, a certi palii cittadini in costume, fino al terrorista templare norvegese Breivik, oggi più che mai il medioevo è una miniera da cui vengono estratti modelli, esempi, identità a cui fare riferimento. Quale uso politico del medioevo viene operato nel mondo contemporaneo? Se lo è chiesto il prof. Tommaso Di Carpegna Falconieri, docente di storia medievale presso l’Università di Urbino, che ha tradotto la risposta nel ponderoso volume Medioevo militante, la politica di oggi alle prese con barbari e crociati(Einaudi), presentato a Rimini presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini in un incontro moderato da Alessandro Giovanardi, e con la partecipazione del professor Umberto Longo (Università la Sapienza di Roma) e della prof.ssa Maria Giuseppina Muzzarelli (Universita di Bologna). Quello compiuto dal prof. Di Carpegna Falconieri è un appassionante viaggio attraverso l’uso che oggi si fa del medioevo. Un viaggio nel medioevo nostro contemporaneo insomma.
Oggi tutti si “servono” del medioevo. La politica lo usa come una miniera da cui estrarre esempi e modelli ritenuti utili per capire il presente. Il medioevo viene identificato in genere come un periodo “buio”, e presentato come un esempio perfetto per spiegarci “i nuovi barbari”, lo “scontro di civiltà e il terrore che il nostro mondo stia per finire. Al contrario, se viene considerato come il tempo dei cavalieri e delle origini eroiche, il medioevo assume una funzione mitica per politici e gruppi che lo impugnano per affermare la propria originale identità.
La chiave di lettura con la quale si legge il periodo storico è decisiva. Questa attualizzazione del medioevo, che sovente si trasforma in una vera e propria invenzione delle tradizioni, va sotto il nome di “medievalismo”. Le analisi del prof Di Carpegna Falconieri sono una chiave di lettura nuova e inusuale per leggere la società contemporanea e la strada che essa sta percorrendo.
Dalla militanza politica allo svago new age, fino ai tornei come il palio del Daino di Mondaino, anche la provincia di Rimini non è esente da questo fenomeno. Il medioevo arma di offesa e al contempo di difesa, una clava che viene agitata a seconda delle circostanze, è il punto di vista sostenuto dalla prof.ssa Muzzarelli. “Esiste per esempio il medioevo delle città e dell’Europa, e il medioevo usato come un tratto identitario in cui riconoscersi. – spiega la prof.ssa – C’è anche un uso del medioevo a fini distruttivi, in quanto la storia è un arma a doppio taglio, perché essa è una grande risorsa ma anche una grande trappola”.
Esiste anche un uso improprio del Medioevo. Lo sostiene il professor Longo. “Si ricorre al Medioevo per leggere la società di oggi. Il presidente francese Sarkozy è andato a visitare la casa di Giovanna D’Arco, uno dei simboli della Francia medievale ancora presente nell’immaginario collettivo dei transalpini. Slobodan Milosevic, evocando la battaglia della Piana dei Merli del 1389, dove peraltro i serbi vennero sconfitti, ha inteso ricompattare l’identità nazionale serba”. Un episodio avvenuto nel periodo medievale proiettato nella Serbia contemporanea per finalità politiche. Il medioevo come una coperta che viene tirata a seconda della convenienza, allo scopo di affermare le proprie idee? Per Longo il Medioevo fa riferimento alla storia medievale, il medievalismo invece investe la sfera della rappresentazione culturale che noi diamo al medioevo. Terzium non datur?

Patrizio Placuzzi