“L’ombrellone” è una celebre commedia balneare del 1965 ambientata a Riccione. Con paesaggi impressionanti per chi non ha vissuto quegli anni, soprattutto nelle immagini sui titoli di apertura: la Riviera romagnola in piena estate stracolma ai limiti dell’immaginabile, quando in una singola inquadratura ci stava la popolazione del Friuli Venezia Giulia. Oggi alcuni disfattisti da tastiera, quelli che vanno a fotografare la spiaggia all’orario del pranzo con 32 gradi per far vedere che non c’è nessuno, usano quelle immagini del passato come termine di paragone della disfatta attuale. Turisti oggi ce ne sono, se il giusto o tanti lo sapremo nei prossimi mesi. Ma quelle masse di turisti non ci sono e non ci saranno più, ormai è assodato con buona pace dei nostalgici.
L’ombrellone è un optional che alcuni cittadini hanno messo in un’area di sgambamento cani vicino a casa mia. Lo montano e lo smontano da soli, hanno preso su e si sono organizzati senza tanto clamore. Non hanno fatto gruppi “L’ombrellone che vorremmo” né petizioni reali o online. Contribuendo a rendere l’area, anche con l’0afa, un luogo di incontro e socializzazione faccia a faccia.
L’ombrellone, almeno il mio, è un posto dove col telefono internet prende poco. E a volte non è neanche così male.
Il Caffè Scorretto di Maurizio Ceccarini