Sono tanti i giovani che hanno potuto visitare l’America e la sua città più iconica, New York. Sono meno, invece, i giovani che in quella città hanno deciso di rimanere, costruendosi una vita e una carriera professionale, tra grandi opportunità ma anche ostacoli e fatica.
È la storia della riminese Martina Albani, che vive e lavora tra i grattacieli di Manhattan, e che racconta la propria avventura
Vi è mai capitato di sentire dentro di voi un richiamo proveniente da orizzonti lontani? Per alcuni Riminesi quell’invocazione non è rimasta un sussurro, ma ha preso vita e si è trasformata in realtà. Oggi scopriamo alcune delle tante sfaccettature della storia di Martina Albani, 29 anni, riminese attualmente residente a Manhattan (New York), che è da sempre la città dei suoi sogni.
Martina, cosa ti ha portata ad abitare nel cuore pulsante di New York? Dove lavori e di cosa ti occupi?
“Lavoro per Haver Analytics, una società che fornisce dati macroeconomici a clienti come le principali banche centrali, banche federali e d’investimento, fondi, università e aziende come Google, Amazon, ecc. Personalmente mi occupo della gestione di un portafoglio clienti, principalmente a New York, in California e nel West Canada”.
Qual è l’aspetto che apprezzi maggiormente del tuo lavoro?
“Il lavoro che svolgo mi gratifica, mi dà la possibilità di viaggiare e confrontarmi costantemente con persone di spicco nel mondo dell’economia. È molto stimolante e mai ripetitivo, questo mi permette di esprimere a pieno la mia intraprendenza e dinamicità”.
Com’è iniziato il tuo percorso di studio e quali esperienze hanno contribuito a farti diventare la persona che sei oggi?
“Il mio percorso di studi è iniziato con Ingegneria Gestionale presso l’Università di San Marino, per poi proseguire a Londra, dove ho studiato International Business alla Hult Business School. Lì ho ottenuto una borsa di studio per un master in Finanza presso lo stesso ateneo, nel campus di Boston. Il Master negli Stati Uniti mi ha permesso di ottenere il visto lavorativo e di realizzare concretamente il mio sogno di vivere a New York. Prima di tutto questo, però, una delle esperienze più significative è stato l’anno trascorso negli Stati Uniti dopo il liceo, che mi ha offerto nuove prospettive che prima non avrei nemmeno preso in considerazione”.
Qual è il tuo rapporto con l’Italia e con l’America?
“Da italiana, amo profondamente il mio Paese e sono orgogliosa di presentarmi come tale ogni volta che conosco qualcuno. Torno a casa molto spesso per ritrovare la mia famiglia e i miei amici, e riconnettermi con le mie radici mi regala sempre una sensazione di gioia immensa.
In futuro, sicuramente rientrerò in Italia in modo stabile, ma per il momento New York mi sta offrendo opportunità straordinarie, non solo dal punto di vista professionale, ma anche personale: il fatto di poter incontrare persone provenienti da ogni angolo del mondo mi permette di vedere le cose da prospettive diverse, e questo per me rappresenta un arricchimento continuo. Vivere in una città dinamica e in costante evoluzione come Manhattan è un’esperienza elettrizzante”.
Cosa ti manca dell’Italia?
“Soprattutto le persone che amo, alla fine sono loro a rendere qualsiasi posto una casa. In occasione di ogni festività o evento importante cerco sempre di tornare, ma nel quotidiano ciò che mi manca di più sono gli affetti e la possibilità di trascorrere del tempo di qualità con loro. Per fortuna FaceTime riesce sempre ad accorciare le distanze!”.
In che modo il lavoro in America ti ha permesso di esprimere la tua italianità?
“Indubbiamente l’impronta italiana nella gestione dei rapporti lavorativi si percepisce, poiché mi piace instaurare armonia e amicizia sia con i colleghi sia con i clienti. Lo spritz del giovedì dopo il lavoro è ormai diventato una tradizione nel mio team. Gli americani, in generale, amano l’Italia e, appena scoprono che sono italiana, iniziano subito a raccontarmi dei loro viaggi nel nostro Paese o di quanto desidererebbero visitarlo, attratti dal buon cibo, dalle persone, dall’arte e da tutti i meravigliosi luoghi che offre”.
Qual è stata la più grande sorpresa culturale che hai sperimentato vivendo in America? Come ha influenzato la tua visione del mondo?
“New York, come molte altre grandi città, è una realtà molto individualista: tutti vanno di fretta e difficilmente si curano di chi hanno accanto. Fin da subito, questo aspetto si è scontrato con la mia personalità e cultura, e mi sono sempre ripromessa di non renderlo mai parte di me”.
In che modo l’esperienza di vivere all’estero ha contribuito alla tua crescita personale?
“Vivere da sola all’estero ti responsabilizza molto: lontana dalle comodità di casa devi cavartela da sola. All’inizio è difficile, ma poi diventa naturale. Inoltre, trovarsi in un Paese con una lingua e una cultura diverse può essere, a volte, faticoso. Io però ho la fortuna di avere un gruppo di amici, tra cui molti italiani, con cui condividere il percorso, e questo rende sicuramente tutto più semplice e leggero”.
Che consiglio daresti ai giovani che vogliono intraprendere esperienze all’estero?
“Fatelo: partite e seguite i vostri sogni. Un’esperienza di questo tipo arricchisce immensamente il vostro bagaglio personale, a prescindere dai risultati; e come dico sempre: ‘A tornare a casa si fa sempre in tempo!’. Nel frattempo, però, avrete ampliato i vostri orizzonti e conosciuto nuove culture e modi di vivere. All’inizio di qualsiasi percorso, oppure guardandolo da fuori senza sperimentarlo, tutto sembra più difficile, ma poi, un passo alla volta, si raggiungono anche gli obiettivi più ambiziosi. Mi ricordo che, al liceo, guardavo le strade di Manhattan con la funzione Street View di Google Maps e sognavo di essere lì. Fino a pochi anni fa non avrei mai immaginato che un giorno avrei potuto chiamare questa città ‘casa’. Se è successo a me, può succedere anche a voi. Non ponetevi limiti e siate determinati!”.
Alice Radavelli