In occasione della Giornata nazionale contro la Pedofilia e la Pedopornografia, un’analisi sul fenomeno del grooming: l’adescamento online di minori e adolescenti.
Un trend, purtroppo crescente, che svela il lato più oscuro e, allo stesso tempo, inquietante degli strumenti del web, perché davvero chiunque può ritrovarsi coinvolto, se non adeguatamente preparato.
Le riflessioni e la testimonianza di una giovane di Rimini
Emma ha solo 13 anni quando inizia a chattare con “Mattia”, un ragazzo che dice di averne 16 e di frequentare la stessa spiaggia dove lei va al mare d’estate, anche se la giovane è convinta di non averlo mai visto, però le sembra un ragazzo simpatico e dalla foto profilo appare anche attraente e curato, quindi decide di accettare volentieri la conoscenza virtuale.
La conversazione, iniziata innocentemente su un popolare social network, si trasforma gradualmente: prima complimenti e lunghe chiacchierate apparentemente innocue, poi richieste di foto di lei in ogni momento e luogo della giornata e, infine, pressioni psicologiche sempre più insistenti.
Potrebbe sembrare il preludio di una “moderna” frequentazione virtuale tra ragazzi che potrebbe sfociare in un amore adolescenziale pieno di contraddizioni e scoperte, invece no: “Mattia” in realtà si chiama Pietro ed è un uomo di 45 anni che sta mettendo in atto una strategia di adescamento perfettamente pianificata.
Questo pericolo, chiamato grooming, è un fenomeno sempre più presente per i ragazzi e gli adolescenti di oggi nella propria vita digitale.
Un’emergenza silenziosa
Il 5 maggio ricorre la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia; in occasione di questa data così delicata, ho deciso di analizzare un tema oramai, purtroppo, sempre più diffuso e pervasivo nel quotidiano di ognuno, conosciuto negli ultimi anni come il termine inglese grooming. Il grooming online rappresenta attualmente una delle minacce più insidiose per bambine, bambini e adolescenti. Le statistiche parlano chiaro: i casi di adescamento online sono in aumento in tutta Europa, con un numero preoccupante di siti web contenenti materiale di questo tipo.
I dati della Polizia Postale confermano la pericolosità del fenomeno: nel 2023 quasi 2.800 siti web sono stati inseriti nella lista nera dei portali contenenti immagini e video di sfruttamento sessuale minorile, oltre 1.100 le persone identificate e denunciate per aver scaricato, condiviso e scambiato materiale con questi contenuti. Ma chi sono i predatori? Secondo i dati ufficiali, si tratta prevalentemente di uomini, persone spesso insospettabili, che conducono una vita apparentemente “ordinaria”.
Il processo di grooming segue fasi precise: dalla selezione della vittima, alla costruzione del rapporto, arrivando all’isolamento fino alla sessualizzazione della relazione e al mantenimento del controllo.
“Dietro lo schermo: la mia storia”. La testimonianza di Sara
Mi chiamo Sara e quando avevo 15 anni la mia vita è stata sconvolta da qualcuno che non ho mai incontrato di persona, ma che è riuscito a manipolare ogni mio pensiero. Ero ‘la ragazza invisibile’: pochi amici, genitori sempre in crisi, mi rifugiavo nel web dove nessuno poteva percepire il mio stato di disagio. Fu allora che ricevetti il primo messaggio di Luca: “Ho visto il tuo post sulla fotografia. Hai un talento naturale per catturare la luce”. Quelle parole furono come un raggio di sole nella mia oscurità. Luca aveva 23 anni, studiava arte a Milano e dopo le prime domande conoscitive iniziò a chiedermi dei miei sogni, delle mie paure, mi mandava canzoni che “mi facevano pensare a te, sei un’anima rara. – mi diceva – Nessuno qui può capirti davvero”. Il mondo attorno a me iniziò a sbiadire, le amiche (le poche che avevo) mi sembravano essere diventate sempre meno importanti e sempre più marginali nelle mie giornate. “Non perdere tempo con loro. – scriveva Luca – Sono invidiose perché non hanno nessuno che le tratta come io tratto te”. I miei genitori, invece, che Luca descriveva come eccessivamente apprensivi e totalmente disinformati a livello tecnologico, diventarono come nemici: “Ti proteggono troppo, non capiscono che sei già una donna”. Dopo due mesi, Luca mi chiese una foto: “Una in cui mi mostri che ti fidi di me veramente”. Il mio cuore batteva mentre scattavo quella prima foto in biancheria intima. La sua risposta: “Sei bellissima, molto più di quanto immaginassi”, mi sentii desiderata, quasi adulta. Le richieste divennero più esplicite: “Presto verrò a trovarti, ma prima voglio che ci conosciamo completamente”, ma quando esitavo, cambiava tono. “Pensavo fossimo speciali, ma forse non sei pronta per un amore vero”, la paura di perderlo era paralizzante. Poi arrivò il ricatto: “Se non mi mandi un video, pubblicherò tutte le tue foto nei gruppi della tua scuola”, il panico mi travolse, sentii il respiro mancare.
Fu mia cugina Chiara a salvarmi, notando come mi isolavo anche in famiglia e come sussultavo al vibrare del telefono. Una sera che venne a cena da me, finito di mangiare andammo nella mia cameretta, lei si sedette sul mio letto dicendomi di raccontarle il vero motivo per cui ero così “strana” e non si mosse finché non le raccontai tutto. Insieme con i miei genitori mi accompagnò alla Polizia Postale. ‘Luca’ era Roberto, 42enne, con precedenti simili, le sue foto erano rubate, non era mai stato a Milano, viveva vicino casa mia e aveva adescato altre ragazze con le stesse tecniche. Oggi so che ciò che ho vissuto ha un nome: grooming. Se vi riconoscete in questa storia, parlate con qualcuno, non importa quanto vi sentiate in colpa. Non è vostra la colpa, gli adulti che vi vogliono bene non vi chiederanno mai di mantenere segreti che vi fanno stare male, l’amore vero non chiede prove, non vi isola, non vi intrappola. Il cammino per “ritrovarmi” è stato lungo, ma ho imparato che la mia storia non mi definisce e che la mia voce, quella che “il mio predatore” voleva silenziare, fortunatamente non riuscendoci, può aiutare altri a riconoscere i segnali prima che sia troppo tardi.
Navigare sicuri: come proteggersi
L’educazione digitale diventa imprescindibile in quest’era di iperconnessione quotidiana, quindi è bene mettere in atto una serie di strategie preventive: controllare sempre i profili e le informazioni di chi inoltra le richieste d’amicizia sui social, se possibile confrontare l’identità digitale del “richiedente amico” su più piattaforme in modo da incrociare più fonti ed esaminare attentamente “l’attendibilità” del profilo social, al primo messaggio che si riceve aspettare prima di rispondere e, soprattutto, alla prima frase inappropriata o che va oltre una semplice conoscenza, bloccare immediatamente l’account. Ricordarsi, inoltre, di comunicare sempre con qualcuno, possibilmente un adulto, tutto quello che succede nel mondo virtuale. Un’alfabetizzazione digitale sarebbe gradita anche da parte delle scuole, che dovrebbero insegnare ai minori a riconoscere comportamenti sospetti, come richieste di informazioni personali o tentativi di spostare la conversazione su piattaforme più private.
Una riflessione necessaria
Internet è un luogo pieno di opportunità, ma può nascondere anche dei pericoli: non si tratta di evitare la tecnologia, ma di imparare a usarla in modo consapevole. Ogni azione online conta e ha i suoi risvolti nella vita reale, tante volte positivi, ma talvolta anche negativi, quindi è fondamentale saper navigare con attenzione e senso critico. E ricorda: condividere le tue esperienze è un passo importante per restare al sicuro!
Federica Tonini