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Là dove suonano le campane

Anche se siamo in Quaresima, a San Mauro le campane suonano a festa in questi giorni. E non solo per fare gli auguri quando nasce un bimbo, o perché viene in Visita il Vescovo alla sua Comunità, ma anche perché la parrocchia si è arricchita di un nuovo ministro ordinato, il diacono Roberto.

Un parroco, un “cappellano”, due diaconi permanenti … Non sarete un po’ troppi per una parrocchia sola?
“Non dirlo neanche per scherzo – irrompe don Sanzio Monaldini, parroco a San Mauro vescovo in San Mauro Pascoli Intanto tieni presente che la parrocchia conta circa 8.000 abitanti. E poi che un diacono permaneNte lavora principalmente fuori parrocchia e che l’altro è appena stato ordinato. Rimaniamo a tempo pieno il cappellano ed io … e di lavoro ce n’è per tutti e due”.

In effetti Cesare Giorgetti presta il suo servizio diaconale alla Caritas diocesana e all’Ufficio pastorale della Famiglia ed il nuovo diacono Roberto Antonini deve ancora prendere bene le misure.
“Prima di diventare diacono <+nero>– confessa Roberto, ancora emozionato per l’ordinazione in Duomo –<+testo_band> ho principalmente svolto il mio servizio di ministro presso la chiesina della Torre, con qualche presenza anche in parrocchia. Adesso mi rimetto nelle mani di don Sanzio, dividendo il mio tempo tra famiglia, lavoro dei campi e lavoro pastorale”.

Don Stefano Bellavista invece è uno dei pochi cappellani “superstiti” in diocesi.
“Un sopravissuto, ma solo perché preti di recente ordinazione ne siamo pochi. Per il resto sono ben contento di essere qui a San Mauro e di lavorare con don Sanzio”.

E quali sono i tuoi compiti specifici nell’insieme del lavoro pastorale?
“Prima di tutto c’è una generale disponibilità a tutto ciò che serve alla parrocchia, dalle celebrazioni della messa alle confessioni. Nello specifico seguo gli scout, i gruppi giovanili in genere col centro giovanile, la piccola comunità di Villa Torlonia (la Torre) … Settimanalmente faccio anche un po’ di assistenza religiosa all’Hospice di Savignano, la vecchia struttura ospedaliera trasformata in lunga degenza”.

Per presentare più ampiamente la parrocchia ed il lavoro pastorale che essa richiede, torniamo a dialogare con il Parroco. È ormai da una vita che sei a San Mauro, da 22 anni circa. Hai imparato a voler bene a questa gente?
“Sono innamorato di questa parrocchia, della diocesi di Rimini e del mio Presbiterio con il vescovo Francesco. Come territorio la parrocchia appartiene alla provincia di Forlì – Cesena; i riferimenti prevalenti per la salute/ospedale e per la scuola sono a Cesena, ma il mio e nostro cuore ecclesiale batte con Rimini in tutto e per tutto”.

Dopo una così aperta dichiarazione, raccontaci qualcosa di chi siete e di ciò che fate.
“Chi siamo. Siamo una parrocchia spiritualmente ricca: ci sono molte persone che vivono la fede e vogliono bene al Signore. Di queste, un buon numero vive un serio cammino di fede, nell’amore al Signore e alla sua Parola, con un forte desiderio che Dio sia amato e conosciuto.
Ciò che facciamo. Questo è un po’ più complicato e vale la pena considerare separatamente le varie attività, almeno le principali”.

Oggi si parla molto di “Primo Annuncio” o di “Nuova Evangelizzazione”. Come tentate di realizzare questa primigenia dimensione della Chiesa nella vostra Comunità?
“Ci sono vari momenti di educazione alla fede e di evangelizzazione: l’omelia dei preti, il mese di maggio nelle famiglie, gli incontri settimanali dei gruppi di Evangelizzazione (5), di ascolto del Vangelo (1), del Rinnovamento nello Spirito (1), di Azione Cattolica, dei gruppi giovanili parrocchiali (5), degli Scout… Questa urgenza di annuncio era, un tempo soprattutto, dei movimenti; ora, pian piano, sta diventando più diffusa. Certo: occorre per tutti ritrovare il «fuoco dello Spirito» e la consapevolezza che il dono della fede ricevuta, deve essere trasmesso attraverso un cammino di prossimità. A che cosa cerchiamo di educare? All’accoglienza, all’ascolto, alla sobrietà che diventa, con i suoi frutti, bene comune condiviso. Ma è anche vero che non si deve avere paura della comunicazione della fede, attraverso lo scambio delle esperienze e la testimonianza personale, in un cammino di fraternità, per portare i fratelli all’incontro con Gesù”.

Con ottomila abitanti, molti saranno anche i bambini e numerosi, immagino, i gruppi di catechismo.
“Sì, sono molti e, grazie a Dio, i nuovi nati continuano a essere più numerose dei morti. Per quanto riguarda il cammino di catechesi per i fanciulli abbiamo una certa gradualità di impegno. Ai bambini più piccoli, quelli di I elementare, non facciamo il catechismo, ma invitiamo i loro genitori, una volta al mese, per presentare l’attività da svolgere con i loro figli. Coi bambini di II elementare facciamo un incontro mensile al sabato pomeriggio, invitando anche i loro genitori: i bambini lavorano con i catechisti ed i genitori con il parroco. Le classi di terza e quarta elementare (Confessione e prima Comunione) iniziano la frequenza settimanale ed una volta al mese invitiamo anche i genitori.
Per ogni gruppo si cerca di fare un cammino ritmato da celebrazioni e passaggi, con momenti liturgici e non solo, cercando di coinvolgere sempre anche i genitori. Il sapore del tutto è ancora scolastico, ma cambiare è più facile a dirsi che a farsi.
La parte più esperienziale è proposta ai gruppi di prima e seconda media (celebrazione della Cresima), attraverso incontri con persone che facciano balenare il volto luminoso ed interessante di Gesù e della Chiesa”.

Come è ovvio, dopo i bambini vengono gli adulti. Riuscite ad avere un buon contatto e un efficace lavoro con adulti, specialmente fidanzati e famiglie in genere?
“Il contatto più ampio con le famiglie lo teniamo mediante le attività coi gruppi di catechismo. I frutti sono quello che sono, ma intanto noi seminiamo. Un po’ più in su dell’età del catechismo ci sono i gruppi giovanili che segue don Stefano. Quindi arrivano i fidanzati. Per le coppie che si preparano al matrimonio è previsto il corso, secondo lo schema ormai consolidato, del ciclo di incontri settimanali. Nonostante la formula sia invariata da anni, la qualità dei contenuti resta efficace e coinvolgente. Per la preparazione remota del matrimonio non abbiamo iniziative specifiche in ambito parrocchiale, mentre a livello di zona pastorale esiste un progetto di accompagnamento dei fidanzati, nel quale è coinvolta anche una coppia di sposi della nostra comunità.
Infine l’ambito più specifico di pastorale familiare è il Gruppo Famiglie, formato in gran parte da persone che, prima del matrimonio, hanno compiuto un cammino personale nei gruppi giovanili parrocchiali. L’attività del Gruppo Famiglie si svolge principalmente negli incontri mensili, dedicati alla formazione e al confronto di coppia; a questi si aggiungono le convivenze (una o due l’anno) vissute in luoghi di spiritualità, occasioni di alimento spirituale e di approfondimento delle relazioni interpersonali. Il gruppo è attivo da circa un decennio ed è molto affiatato. Resta viva l’esigenza di mantenerlo «aperto», capace di accogliere nuove famiglie e di comunicare, nel modo più significativo e ampio possibile, la bellezza di incontrare Dio nel sacramento del matrimonio”.

Terminiamo questa nostra conversazione con una nota “mondiale”: il tema missione e accoglienza.
“Sì, in parrocchia è attivo il Centro missioni, guidato dal diacono Roberto, che gestisce anche il commercio equo e solidale. Inoltre due operatori da anni tengono aperto il Centro di ascolto a cui fanno ricorso non solo famiglie straniere, ma anche italiane, che si trovano in difficoltà per mancanza di casa e di lavoro. Diverse famiglie ricorrono alla parrocchia per avere aiuti alimentari e anche pecuniari per pagare affitto e bollette … La parrocchia può intervenire, perché la gente è generosa. Funziona anche un Centro di Aiuto alla vita a sostegno delle mamme con bambini piccoli”.

Egidio Brigliadori