Home Cultura Il re è vivo, la Rimini del rock lo suona

Il re è vivo, la Rimini del rock lo suona

“Ci sono stati molti ragazzi in gamba, – ha detto Bruce Springsteen – molti pretendenti, ma c’è stato un solo re”. E quel re è stato Elvis Presley. Che suona ancora più che attuale che mai, nonostante siano già trascorsi diversi anni da “Jailhouse Rock”. Una band di giovanissimi e una matura tribute band a Rimini e in Valmarecchia riportano sul palco note ed emozioni di questa leggenda della musica.
I giovanissimi in questione sono gli Heart Break hotel, e ripropongono i brani del primo Elvis Presley, quando era poco più che un ventenne. Una tribute band italiana del “giovane Elvis”, in grado di mettere in piedi un vero e proprio show con l’obiettivo principale di coinvolgere il pubblico, proprio come faceva Elvis the Pelvis.
I musicisti e la ballerina che compongono il gruppo riportano sul palco l’energia e lo stile del re quando si fece conoscere nell’America degli anni 50- 60, con quel modo di proporsi caratterizzato da grande ritmo, da una notevole presenza scenica e da una scaletta in grado di far ballare tutti. Una scatenata proposta che si rinnova grazie a questo gruppo di “verdi” musicisti appassionati del mito a stelle e strisce di cui ripropone oggi con gioia il repertorio. Gabriele Gugnelli, booking manager del gruppo, racconta come è nata l’esperienza. “Tutto nasce dalla passione – spiega Gabriele – per il rock classico e per il genere musicale che attraverso di esso si esprime. Il gruppo ha partecipato al programma «Italia’s got talent», abbiamo fatto un concerto nell’ambito del «Paganello» ed ora ci accingiamo ad un tour estivo. Si tratta in sostanza di un ritorno al vintage, che è anche un fatto di costume. Il fattore scenico per noi è molto importante, e prevede la presenza nella band anche di una ballerina”.
Andrea Ghinelli, il cantante, spiega perché Elvis e il suo repertorio. “L’idea è sbocciata durante un viaggio fra amici a Francoforte, in Germania, e poi è stata sviluppata”. Oltre ad Andrea Ghinelli, la voce solista, la band comprende Lorenzo Brighi alla chitarra, Enrico Ricci al contrabbasso e il batterista Joe Bartolucci.
L’originalità che distingue il gruppo riminese, in mezzo a tanti “replicanti” di Elvis, è l’aver puntato sul repertorio del giovane Presley, quando “The Pelvis” era ancora agli albori di un carriera che lo ha consacrato come il re indiscusso del rock and roll.
Di giorno è impiegato per un’azienda. Alla sera, smessi quei panni, indossa quelli più intonati di Elvis Presley. E se non fosse per i capelli biondi, potrebbe davvero essere scambiato per un sosia del re del rock. Silvano Catalano di Novafeltria, scalati i cinquanta anni, è per tutti sempre Silva, un vero animale da palcoscenico applaudito in lungo e in largo. “La molla è scattata – scava nei ricordi – quando ho visto uno speciale su Elvis nel 1973”. Voce potente, roca quanto basta, carisma e abbigliamento sempre stravagante, con quei pantaloni zampa d’elefante, camicie aperte e sfolgoranti, e stivaloni d’ordinanza, dà spettacolo: “vorrei che fosse come gli ultimi concerti di Las Vegas di Elvis”ammette.
Da una quindicina d’anni guida una tribute band. I Silver Buicks sono sette elementi tutti “made in Valmarecchia”. Michele Ramberti (batteria), Omar Cappelli (piano Hammond), Nedo Sartini (basso), Carlo Calderano (chitarra), Fabio Pozzi (sax), Berardi (tromba) e le due donne del gruppo, Cristina Toni (cori) e Roberta Rossi (tromba e cori) salgono sul palco con l’intento di “riprodurre fedelmente uno spettacolo tipico di Elvis degli anni 70”. Per ripercorrere le tappe del re del rock, Silva a Memphis c’è stato davvero. In repertorio, Catalano e i Silver Buicks hanno oltre 50 pezzi. Si va dai classiconi “Love me tender” e “Cant’Falling in love”, a ballate come “Burning Love” fino ai più scatenati “Blue Suede Shoes” e “Jailhouse Rock”. Uno spettacolo senza pause che Silva e la band portano in giro ovunque. Saranno ospiti per i 50 anni del Rose&Crown a Rimini e a luglio in piazza a Gabicce. Microfono in mano, c’è un rock da cominciare.

Patrizio Placuzzi