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Il Caravaggio della musica

La basilica di Sant'Apollinare ha ospitato l'oratorio San Giovanni Battista ©Luca Concas

A Sant’Apollinare per il Ravenna Festival l’oratorio San Giovanni Battista di Alessandro Stradella 

RAVENNA, 4 giugno 2025 – Noto soprattutto per un’esistenza avventurosa, scandita da difficoltà economiche e costellata da tumultuose relazioni femminili (fu assassinato ancor prima di compiere trentanove anni e di mezzo c’era sicuramente una donna), Alessandro Stradella si è conquistato la fama di “Caravaggio della musica”. Tuttavia resta un compositore ancora poco eseguito, nonostante lo straordinario talento drammatico e una propensione alle innovazioni che lascia sbalorditi. Lo conferma l’oratorio San Giovanni Battista per cinque voci, concertino e concerto grosso: certamente uno dei vertici della sua produzione artistica, se non proprio il suo capolavoro, appena proposto al Ravenna Festival.

Il direttore Andrea De Carlo ©Luca Concas

Fu scritto per la chiesa romana di San Giovanni dei Fiorentini esattamente tre secoli e mezzo fa, nell’anno giubilare 1675, su libretto di Ansaldo Ansaldi, uno dei tanti giuristi con velleità letterarie. Le arie – circa una ventina, caratterizzate da notevole varietà – si alternano a recitativi e cori a due o più voci, per narrare la cattura e la morte del Battista, ordinata a malincuore da Erode: voleva accondiscendere alle richieste della giovane figliastra, che lo aveva ammaliato con le sue danze, anche se a questo accadimento si accenna in modo del tutto marginale nei versi. Al di là di qualche variante rispetto all’episodio biblico, nel libretto colpisce la modernità di un finale affidato ai tormenti dello stesso Erode, in luogo di una più edificante – e all’epoca certamente più consueta – celebrazione dell’olocausto del protagonista.

L’aspetto che maggiormente affascina in questo oratorio è comunque la varietà delle soluzioni musicali, sul versante vocale e ancor più su quello strumentale: spesso frutto di contaminazioni tra forme che erano andate sviluppandosi nelle località frequentate da Stradella, grazie a un nomadismo dettato da bisogni lavorativi e, talvolta, avventure amorose. La novità più evidente è l’utilizzo, accanto al ‘concertino’, del ‘concerto grosso’, secondo modalità che stavano consolidandosi in ambito romano, dove peraltro lo stesso Stradella si era formato (da tener conto, poi, che alla prima esecuzione partecipava anche il violinista romagnolo, di scuola bolognese, Arcangelo Corelli). Alle volte questi due raggruppamenti strumentali agiscono singolarmente, mentre in altri casi suonano insieme, imprimendo in tal modo grande varietà all’andamento musicale.

Cinque i personaggi coinvolti nell’oratorio. Nell’esecuzione ravennate svettava Silvia Frigato, impegnata nel personaggio che in altre opere sullo stesso soggetto si chiama Salomè, e che qui invece porta il nome di Erodiade figlia: il giovane soprano si è imposto per l’elegante linea vocale e la capacità di gestire con ottimo gusto le ‘diminuzioni’ necessarie a infondere varietà al canto. Ammirevole per intensità espressiva in Queste lagrime, e sospiri, dove sono coinvolti sia il concertino sia la piena orchestra con il concerto grosso, e che rappresenta l’autentico vertice emotivo dell’oratorio. Meno rispondente ai desiderata della vocalità barocca il soprano Dorota Szczepańska, nella parte di Erodiade madre, cui mancava una certa rotondità sonora, soprattutto in acuto. Protagonista nominale, il controtenore Danilo Pastore ha disegnato con voce omogenea il Battista, imprimendo alla figura dell’anacoreta uno ieratico distacco. Nel ruolo più defilato del Consigliere, il tenore Roberto Manuel Zangari è apparso preciso e stilisticamente a suo agio. Più arduo il compito del basso Masashi Tomosugi, non sempre in grado di rendere la caratura drammatica di Erode: ruolo chiave di questo oratorio, che richiederebbe grande virtuosismo ed estensione nel registro grave.

Annovera ottimi strumentisti l’Ensemble Mare Nostrum (una ventina fra i componenti del ‘concertino’ e del ‘concerto grosso’), fondato vent’anni fa da Andrea De Carlo, oggi uno dei massimi esperti della musica di Stradella. Il direttore ha privilegiato soprattutto gli aspetti ritmici, con un’esecuzione coinvolgente e senza allentamenti di tensione. La splendida cornice della basilica di Sant’Apollinare in Classe ha poi contribuito a determinare il notevole successo della serata.

Giulia  Vannoni