IL TEMA. Netto aumento in tutto il mondo di bambini e adolescenti in condizioni di sovrappeso e obesità. L’impatto sulla crescita e il ruolo di smartphone e pandemia
Rispetto ai dati regionali, la provincia di Rimini ha una prevalenza maggiore di bambini in sovrappeso (22,1%) ed è allineata sull’obesità (7%). Serve prevenzione
Nell’epoca dell’apparenza si è portati a pensare che una buona forma fisica sia un pregio di tipo estetico, legato solo a una bella immagine di sé. Ma in realtà il suo valore si fonda su un tema ben più importante: la sanità. Ed è per questo che il netto aumento di persone in condizione di sovrappeso e obesità che si sta registrando in tutto il mondo rappresenta un argomento impossibile da ignorare. Una questione, inoltre, che diventa ancora più delicata se tale fenomeno si riscontra sempre di più tra giovani e giovanissimi.
Lo sottolinea, in occasione della Giornata Mondiale dell’Obesità dello scorso marzo, un’allarmante ricerca del Murdoch Children’s Research Institute (MCRI), secondo la quale nel 2050 un terzo di bambini e adolescenti sarà sovrappeso o obeso. Un incremento molto preoccupante, soprattutto alla luce degli studi che mettono in correlazione l’obesità negli under 30 con un aumento delle probabilità di morte prematura che supera addirittura il 75%, a causa di malattie cardiache, diabete e cancro. È la stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) a confermare questo trend, sottolineando come il numero di bambini e adolescenti obesi tra i 5 e 19 anni nel mondo è aumentato di 10 volte negli ultimi 40 anni.
Restringendo la prospettiva, in Europa quasi 1 bambino su 3 è in sovrappeso od obeso, mentre in Italia oltre il 22% degli adolescenti è in sovrappeso (dati dell’Istituto Superiore di Sanità).
Rimanendo in Italia, recenti studi individuano anche una sensibile differenza tra generi: tra i maschi di 17 anni, la quota sale a quasi il 24%, con un 3,9% classificato come obeso. Il Progetto Scuola della Fondazione Foresta (ente di ricerca per la prevenzione delle patologie legate al sistema endocrino e riproduttivo), attivato negli ultimi mesi, rileva come l’obesità sia più diffusa tra i maschi rispetto alle coetanee femmine (18% contro 12%), con conseguenze sanitarie molto rilevanti, che lo stesso progetto individua in disfunzioni sessuali (il 20% degli obesi dichiara di avere almeno una disfunzione sessuale già a 18 anni, contro meno del 10% dei coetanei normopeso) e nei tipici fattori di rischio cardiovascolare dell’età adulta, come ipertensione, iperglicemia e ipercolesterolemia.
Sul territorio
La situazione migliora, anche se leggermente, in Emilia-Romagna, dove l’Ausl segnala come la prevalenza di eccesso ponderale (sovrappeso e obesità) risulta inferiore rispetto alla media nazionale: il 25,7% dei bambini tra gli 8-9 anni (rispetto al dato nazionale del 28,8% secondo il sistema di rilevazione Okkio alla salute 2023) e il 17,7% degli adolescenti di 11-1315 anni (rispetto al 22,6% del dato nazionale, sistema di rilevazione HBSC 2022).
E Rimini? “ Rispetto ai dati regionali, la provincia di Rimini presenta una prevalenza maggiore di bambini in sovrappeso (22,1% contro il 18,6%) mentre risulta allineata al dato regionale per quanto riguarda l’obesità (7% rispetto al 7,1%)”, aggiunge Ausl Romagna.
L’analisi
E proprio l’Ausl Romagna è in prima linea nell’impegno sul tema. A illustrare la situazione, fotografando cause, effetti e modalità per una giusta prevenzione, è la dottoressa Stefania Raimondi, medico dello Sport e referente aziendale del percorso di prevenzione e trattamento dell’obesità infantile Bimbinforma. “ L’obesità in età evolutiva è il risultato di una combinazione di fattori genetici, comportamentali e ambientali. In particolare risulta importante agire su quel contesto fisico, sociale, culturale o economico che favorisce lo sviluppo dell’obesità, promuovendo abitudini alimentari scorrette, uno stile di vita sedentario o entrambi. Tra i fattori su cui agire: l’accesso facile a cibi non salutari e a basso costo, facilitato anche da marketing aggressivi che passano attraverso il web e l’uso degli algoritmi per la profilazione dei giovani consumatori, o la presenza di opportunità per effettuare attività fisica non strutturata (parchi, aree sicure), attività fisica sportiva (associazioni sportive inclusive, aiuti economici alle famiglie), spostamenti attivi (pedibus, strade sicure)”.
Uno scenario in cui influiscono anche due fattori caratteristici di questa epoca, smartphone e pandemia. “ L’uso eccessivo di smartphone, social media, videogiochi e schermi in generale ha trasformato il digitale in un ambiente ‘obesogenico’, in particolare favorendo una sedentarietà prolungata con la conseguente riduzione del tempo dedicato all’attività fisica o sportiva, cattive abitudini alimentari, disturbi del sonno. – prosegue la dottoressa Raimondi –
Anche la pandemia ha avuto un impatto significativo e duraturo sugli stili di vita dei giovani, andando a influenzare il loro benessere fisico, mentale e sociale. In particolare ha contribuito a ridurre in maniera significativa l’attività fisica, favorendo l’abbandono sportivo. Solo l’8,2% degli adolescenti italiani svolge almeno un’ora al giorno di attività fisica moderata o intensa, come raccomandato dall’OMS. Un peggioramento rispetto al periodo prepandemico”.
Fondamentale il ruolo della prevenzione. “ L’Ausl Romagna, in linea con le direttive regionali e con il Piano Regionale della Prevenzione (PRP 2020-2025), è da tempo impegnata nella prevenzione, nel contrasto e gestione tempestiva dell’obesità infantile attraverso percorsi preventivi e terapeutici coordinati tra loro. Inoltre è presente una presa in carico sanitaria organizzata su più livelli (pediatri, team multidisciplinari territoriali, equipe ospedaliere)strettamente integrate. Solo un approccio integrato (educativo, sanitario e sociale, con coinvolgimento attivo delle famiglie, delle istituzioni e della comunità) può invertire la rotta e garantire un futuro più sano alle nuove generazioni, proteggendo la loro salute fisica, mentale e sociale”.