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Il capitano di Garrone “sbarca” a Rimini. Voce di chi non ha voce

Ibrahima Lo ha soltanto 16 anni quando lascia il suo Paese. Il viaggio che affronta lo conduce attraverso il Sahara e la Libia, dove subisce prigionia e violenze. Raggiunge l’Italia nel 2017, e da allora si fa voce di chi voce non ha. Il suo primo libro, Pane e acqua, ha ispirato Io Capitano di Matteo Garrone, film premiato a Venezia e candidato agli Oscar. Nel 2024 ha pubblicato La mia voce, in cui raccoglie esperienze di altri migranti e riflette sul futuro del continente africano. Un’opera che va oltre il racconto personale, per abbracciare la dimensione collettiva di una migrazione troppo spesso strumentalizzata o ignorata.
Ibrahima Lo sarà il protagonista della serata di ascolto, memoria e confronto  in programma venerdì 30 maggio, dalle 19 alle 21, alla Cineteca Comunale di Rimini (via Gambalunga 27).
Al centro dell’incontro (ingresso libero, fino a esaurimento posti. Per informazioni: mediterranearimini@gmail.com), promosso dal gruppo locale di Mediterranea Saving Humans, c’è una storia vera, raccontata in prima persona: quella appunro di Ibrahima Lo, scrittore e attivista per i diritti umani, nato in Senegal e approdato in Italia dopo un lungo e doloroso viaggio attraverso il deserto e il mare.
Intitolato “Dalle rive dell’Africa alle strade d’Europa”, l’incontro vedrà Lo dialogare con il giornalista santarcangiolese d’adozione Gigi Riva, editorialista del quotidiano Domani e attento osservatore delle dinamiche migratorie e geopolitiche del Mediterraneo. Insieme ripercorreranno non solo il cammino personale di Ibrahima, ma anche quello collettivo di tante e tanti che attraversano oggi i confini dell’Africa e dell’Europa in cerca di un futuro.
Gigi Riva porterà lo sguardo del cronista esperto di conflitti e migrazioni. Insieme, daranno vita a un confronto che vuole andare oltre le emozioni e le statistiche, per riportare al centro le persone, le storie, i diritti. Perché – come ricorda Mediterranea – «le rotte migratorie non sono solo numeri o emergenze, ma percorsi di vita, pieni di sofferenza, coraggio e speranza».