I furti sono sempre più… sacri

    una cosa è certa: i ladri e i furti esistono da sempre. Fin dalla notte dei tempi. E ogni volta che riceviamo, o sentiamo, di “visitine” sgradite, si resta sempre amareggiati. Figurarsi poi quando i furti vengono messi a segno in luoghi consacrati al culto e alla preghiera come le chiese. Cosa che, a sentire i parroci, accade sempre più spesso.
    “Sono avvenimenti che capitano soprattutto in periodi di festa, dove in chiesa c’è più afflusso di fedeli – racconta don Concetto Reveruzzi di Santa Maria Stella Maris del quartiere riccionese di Fontanelle – quello che più dispiace è che a volte a colpire sono persone conosciute dalla comunità, persone che vivono in un contesto familiare di disagio, di difficoltà e disperati tentano anche di racimolare di che vivere con gesti così estremi”.
    Gesti che don Concetto, purtroppo, conosce bene.
    “Abbiamo subito furti anche gravi, come quello di tre anni fa a Ferragosto o come quello della domenica delle Palme dove, in un momento di distrazione, i malviventi sono riusciti a sottrarmi dalla giacca le chiavi della cassettina delle offerte e ne hanno fatto bottino. Purtroppo stiamo notando che sempre più spesso sono furti pensati prima, ben organizzati. E la cosa che mi addolora di più, come spiegavo, è che sono messi a segno da persone che frequentano la comunità”.
    Persone che il don perdona.
    “Il peccato, il gesto in sé va condannato, ma come Gesù stesso ci ha insegnato, il peccatore va accolto sempre come un fratello e la cosa più bella che possiamo offrirgli è la rieducazione ad un senso più civile e religioso e anche morale di vita. Spesso i delinquenti sono ragazzi giovani che vivono borderline e mi è capitato di aiutarli offrendo loro sostegno e segnalandoli ad apposite comunità di rieducazione, per migliorare e dare speranza al loro futuro”.
    Da Riccione a Savignano, una delle zone più bersagliate dai ladri. A gennaio la chiesa del “Suffragio” è stata violata e spogliata di parecchie opere sacre, per un valore di svariate migliaia di euro. Ma negli ultimi due anni altre chiese hanno ricevuto le attenzioni dei ladri. A febbraio, da “San Rocco”, sono stati trafugati portalampade in legno e due angeli portalume, mentre a “Santa Lucia”, nel 2009, si sono registrati furti per quasi 30mila euro di valore che hanno visto coinvolto anche l’attiguo circolo Acli.
    Nel resto della diocesi sono numerosissimi i casi di piccoli furti. Vittime principali, le cassettine delle offerte. Ma non sempre i ladri si accontentano di pochi spiccioli. Don Mario Antolini, parroco della chiesa del Borgo San Giuliano, a Rimini, oltre ad aver vista “ripulita” la sua cassettina più e più volte, racconta di razzie di cornici e tele preziose con l’immagine della Madonna e di Gesù bambino e altri arredi. “Il rispetto non c’è più, non ho speranza di ritrovare le tele e i dipinti che appartenevano alla chiesa, sono sorpreso e dispiaciuto degli avvenimenti e non giustifico e spiego questi atti vandalici”.
    Anche il quartiere dell’Alba di Riccione dove è situata la parrocchia di Gesù Redentore è stata più volte violata e assaltata da delinquenti.
    “Siamo tempestati da furti, essendo questa una zona di mare e molto frequentata – spiega don Franco Mastrolonardo – rompono le cassette in continuazione, quasi ogni giorno; poi ci siamo infurbiti e da quando abbiamo montato gli antifurti siamo più tranquilli e la situazione è migliorata. La cosa peggiore è che i ladri colpiscono e ritornano a colpire: 8 furti nell’estate 2009, mentre 4 anni fa, a Natale, si sono addirittura nascosti in chiesa e hanno spaccato un po’ tutto. Sono cose che fanno rabbia, ma nonostante tutto voglio e desidero che la nostra chiesa rimanga sempre aperta per permettere ai fedeli di pregare e di sentirsi sempre partecipi e vicini alla comunità. Questo è importante. Addirittura abbiamo montato telecamere esterne ed interne alla chiesa in modo tale che i parrocchiani possono tenerla controllata comodamente anche da casa”.
    Insomma quando la situazione si fa dura anche i più mansueti s’induriscono.

    Sara Zammarchi