Farmer market: bene, bravi, bis

    Primo giro di boa per i farmer market: qualità e convenienza i due must da non perdere mai d’occhio. Freschezza e stagionalità, valori aggiunti. Palazzo Garampi proroga la fase di sperimentazione e si cerca di portare a regime il progetto. Dopo Rimini e Santarcangelo, a primavera un nuovo mercato agricolo a San Giovanni in Marignano. Si spera anche di convincere Riccione. Dal CAAR, intanto un plauso, e un augurio, a restare fedeli alla loro ‘vocazione’ di produttori locali.

    Primo bilancio
    A sei mesi dall’apertura del Farmer Market riminese, Cia e Coldiretti, con i sindacati pensionati che hanno fortemente voluto l’attuarsi di questo progetto, si sono incontrati con l’Amministrazione comunale riminese (che ha appena deliberato in Consiglio la proroga della sperimentazione) per un primo bilancio.
    “Che è sicuramente positivo anche se bisognerà cambiare qualcosa. – spiega Franco Pesaresi, responsabile per la contrattazione territoriale per lo SPI CGIL di Rimini – Sono emerse in questi mesi criticità riguardo le procedure di controllo, che però stiamo sistemando insieme alle associazioni degli agricoltori”.
    Tradotto, ci saranno più controlli.
    “Esatto. Ci saranno più ispezioni sul posto ma anche sul luogo di produzione, tutto perché venga rispettato quel Protocollo d’Intesa sottoscritto al momento della partenza del progetto – chiarisce Paola Pula, direttore di CIA – e proprio perché si rispettino le regole è nato il Comitato di Gestione e Controllo dove trovano riferimento produttori e associazioni”.
    Un’altra questione da risolvere riguarda la provenienza della merce: deve essere rigorosamente della zona o ci possono essere eccezioni?
    “Per avere prodotti appetibili e una scelta che risponda ai requisiti richiesti, le nostre associate hanno stipulato relazioni con altre imprese che, però, devono corrispondere sempre alle stesse caratteristiche. Quindi in definitiva: posso acquistare prodotti che non ho, ma valgono uguali regole standard. Pena l’uscita dal circuito”.

    Produttori non commercianti
    Dietro tutto questo c’è un rischio, quello di passare da produttori a commercianti. Come sottolinea Valter Vannucci, Direttore del Centro Agro Alimentare.
    “Produrre e vendere sono due cose diverse. Tutti noi auspichiamo che i farmer market continuino a vendere solo prodotto locale perché in realtà la normativa prevede che possano venderne anche solo il 50% più 1. Queste sono iniziative carine ma non risolutive del problema della sovrapproduzione nel mondo agricolo. È una strada giusta se continuano a restare nel loro, senza sconfinare a fare un altro mestiere, quello del commerciante. Anche se dal 2001 la legge consente la vendita diretta per aiutare l’agricoltura. Di contro, seguendo le regole, hanno un’offerta limitata di prodotti. Difficilmente potranno competere ad esempio con i dettaglianti del mercato coperto”.

    La questione prezzo
    Tutto vero, ma c’è un fattore da non sottovalutare, soprattutto in un periodo difficile come quello che stiamo attraversando: ossia che nei farmer market si risparmia dal 20% al 30%. O almeno si dovrebbe perché a sentire i pensionati non è poi mica così.
    “Saltando tutti i passaggi della filiera ci aspettiamo una grande convenienza per chi acquista, che fin’ora è stata in parte disattesa. Questo non deve andare a discapito della qualità e freschezza del prodotto e soprattutto, della tipicità locale”.
    Ma come sottolinea Giorgio Ricci, responsabile dei servizi della Coldiretti, il prezzo non è tutto.
    “La stagionalità e la freschezza dei prodotti sono il nostro punto forte. I fagiolini sono raccolti a mano e magari costano un po’ di più, ma è giustificato dal lavoro che c’è dietro. Troppo spesso non si fa l’abbinamento prezzo/fatica e modo di produrre. Non bisogna guardare solo il prezzo rispetto al negozio e alla grande distribuzione. Spesso si usa vendere alcuni prodotti sottocosto, con il cosiddetto prezzo civetta, poi magari sul banco, altri 10 sono sovrapprezzo. All’interno del nostro mercato agricolo c’è mediamente una riduzione del 30% sul prezzo al dettaglio. Va anche considerato che l’insalata, come i cavoli, le bietole, le cicorie o le zucchine, raccolte il giorno prima, oltre ad un sapore più genuino, non avendo avuto giorni di frigo, si mantengono per più tempo”.
    Della serie, il prezzo vale la qualità. Anche perché il consumatore è bravo a capire i prezzi. Lo puoi fregare una volta, ma poi non torna più. E al mercato “del contadino” del venerdì a Rimini e del sabato mattina alla tettoia Francolini di Santarcangelo tornano eccome, sempre più curiosi, con stimoli anche per chi deve fare il banco.
    “Alcuni clienti ci hanno suggerito di non buttare la merce, con una pezzatura minore, come per mele e pere, magari con qualche difetto, irregolarità, ma di fare una cesta con prezzi d’occasione. Abbiamo accettato ed è una cosa che soddisfa entrambi”.

    Cinzia Sartini