Il Patto per il Lavoro e il Clima è stato approvato nel 2015 dalla Regione Emilia-Romagna, poi sottoscritto da tutti Comuni capoluogo, dalle Province e da tutte le organizzazioni del mondo del lavoro e dell’associazionismo. Nel 2021 è stato aggiornato e rilanciato, dopo la difficile fase del Covid. Il Patto indica diversi obiettivi strategici da raggiungere entro il 2035. Uno di questi prevede di arrivare al 100% di produzione di energia rinnovabile entro il 2035.
Visti i dati, possiamo affermare che sarà molto difficile, per non dire impossibile, raggiungere questo risultato. Le ragioni sono molteplici e sostanzialmente sono le stesse che impediscono allo Stato italiano di raggiungere gli obiettivi del proprio Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima.
Infatti, negli ultimi quattro anni è stato realizzato appena il 23% dell’obiettivo fissato al 2030. Mancano ancora all’appello 61,4 GW da realizzare nei prossimi 5 anni. Quindi servirebbe accelerare notevolmente, ma non sembra questa la volontà del Governo.
In Italia, per il 2023, l’energia elettrica prodotta, quindi solo una parte dell’energia consumata, si deve alle centrali termoelettriche, alimentate prevalentemente con fonti fossili, che generano il 55,4% del totale. Le rinnovabili incidono invece, per il 44,6%. Dall’idroelettrico arriva il 33%, delle rinnovabili, seguito dal fotovoltaico per il 27%, dalle bioenergie il 13%, dall’eolico il 20% e dal geotermico il 7%.
Dal lato dei consumi al primo posto c’è il settore dell’industria, seguito dai servizi, al cui interno ricade anche il mondo dei trasporti, poi c’è il settore domestico e infine l’agricoltura. In Emilia-Romagna la produzione di energia rinnovabile è al 24,3%, quindi decisamente più bassa del dato nazionale e molto lontano da quel 100% indicato dal Patto per il Lavoro e per il Clima. L’energia rinnovabile per il 48% viene dal fotovoltaico, poi dal settore idrico ed infine dall’eolico.
La situazione in provincia
In provincia di Rimini la parte di energia prodotta da fonti rinnovabili è ancora più bassa, siamo infatti al 12,7%. Un dato sicuramente basso, considerato che siamo un territorio particolarmente energivoro, perché gran parte della nostra economia è basata sul terziario dei servizi, con il commercio e il turismo in prima fila. In provincia di Rimini si producono in totale 219,3 GWh di energia da fonti rinnovabili. Il dato minore se confrontato con le altre province dell’Emilia-Romagna, ad esempio Forlì arriva a 494 GWh, Ravenna a 1.295 e Ferrara a 718.
La composizione delle rinnovabili vede prevalere il fotovoltaico con 137,6 GWh, seguito dalle biomasse con 71,7, poi c’è l’idrico con 9,6, ed infine l’eolico con appena 0,5 GWh. È chiaro che potremmo fare un notevole balzo in avanti se arrivasse il via libera per l’autorizzazione alla costruzione dell’impianto eolico in mare che per ora ha ricevuto solo il parere favorevole in merito alla valutazione dell’impatto ambientale. Ci auguriamo che l’autorizzazione possa giungere in tempi brevi e quindi segnare un punto favorevole verso una sempre maggiore indipendenza del nostro territorio dalle fonti fossili.
Stop ai pregiudizi
Finora si è fatto troppo poco per avere più impianti di energia rinnovabile, hanno influito vincoli normativi, ma spesso anche alcune forme di pregiudizio. Ad esempio, verso le biomasse, le scelte per il rilascio dell’autorizzazione, sono sempre state condizionate dal timore che gli impianti producessero odori sgradevoli. Nei confronti degli impianti eolici c’è stato il timore che il paesaggio fosse deturpato dalle pale eoliche. La stessa critica è stata rivolta agli impianti fotovoltaici. Analoghe valutazioni, però, non vengono rivolte nei confronti della realizzazione di strade e autostrade. Solo pochi sono contrari alle antenne dei ripetitori della telefonia mobile o ai tralicci della corrente elettrica. Spesso per gli impianti di energia rinnovabile si chiede di rispettare un criterio di invisibilità che risulta troppo penalizzante nel considerare il rapporto tra le nuove infrastrutture e il paesaggio.
Buone notizie vengono dal decreto legislativo n.199 del 2024, il quale prevede la possibilità che vi siano oneri di compensazione in favore dei Comuni, fino al 3% del valore dell’impianto, con cui finanziare opere di pubblica utilità. Ciò diventa un vantaggio per tutti i cittadini, un motivo in più per avere più impianti di energia rinnovabile.
Infine, se i Comuni avessero regole più chiare e semplici gli impianti di rinnovabili potrebbero aumentare.
Alberto Rossini