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Educare ai desideri: ali per volare con gioia verso il futuro

Educare ai desideri si può, anzi si deve. Don Chino Pezzoli (nella foto), sacerdote da anni impegnato nell’accoglienza e nella lotta al disagio giovanile, in particolare a quello legato alla dipendenza dalle sostanze stupefacenti, ha lanciato la sua proposta a Rimini, dal palco del Teatro della Parrocchia Gesù Nostra Riconciliazione, dal quale il sacerdote fondatore della Comunità Promozione Umana è intervenuto anche per presentare il suo ultimo libro, Il viaggio dei desideri. Don Chino è legato a Rimini: il Centro d’Amicizia fondato e attivo proprio alla Riconciliazione, da anni collabora con passione a fianco del sacerdote lombardo.

Riflette sul dramma della tossicodipendenza, ma amplia il suo raggio d’azione a problematiche diverse. Don Chino, perché ha deciso di approfondire il tema dei desideri ?
“La mia ricerca ha avuto inizio dall’osservazione dei bambini e dei preadolescenti, dal loro modo di osservare e percepire la realtà. Sogni e desideri li spingono a guardare con gioia alla vita. In fondo il desiderio è proprio questo: una forza interiore che ci rinnova e ci apre al futuro. Genitori, educatori ed insegnanti devono sapere ascoltare e accogliere questo loro entusiasmo che è speranza verso la vita. Quest’attenzione spesso oggi manca nella nostra società”.

Quali possono essere le conseguenze di questa incapacità di ascolto?
“Attraverso i desideri passa il percorso di formazione della personalità e del carattere. La presenza della famiglia in questo periodo è fondamentale. Il bambino deve sentirsi accolto dai genitori e dalle figure educative circostanti. La mancanza di questo amore crea in lui un profondo disagio. L’illusione tipica degli anni adolescenziali è quelle di riuscire a colmare il proprio vuoto interiore percorrendo altre strade. Una di esse è quella dell’utilizzo di droghe e alcool. Mi sono accorto che spesso alla base delle tossicodipendenze vi è una mancanza di affetti primari”.

Le origini di questo malessere sono quindi sociali.
“Viviamo in una società accecata dal culto della perfezione, del massimo rendimento. Ci si concentra su se stessi, sui propri bisogni da soddisfare a qualunque costo, dimenticandosi della presenza dell’altro. Pensiamo a certi stereotipi diffusi da alcune trasmissioni televisive, dalla pubblicità e sui social network. L’egoismo ci porta a lungo andare a perdere il senso dell’esistenza, il desiderio di costruire il nostro futuro”.

A suo avviso, queste tendenze collettive che influsso hanno e hanno avuto sul consumo di stupefacenti?
“Il livello di prudenza e prevenzione nei confronti delle droghe si è abbassato notevolmente. È oggi in drammatico aumento il numero di consumatori. Il disagio riguarda tutti i ceti sociali e una fascia d’età sempre più ampia. Si tende a sottovalutare la pericolosità del fenomeno. Gli stili di vita diffusi da alcuni vip, calciatori e manager di successo hanno contribuito a diffondere tra i giovani il culto dell’eccesso”.

Come reagire a questo stato di fatto? Quale è il compito fondamentale dei genitori?
“Dovere di un padre e di una madre è oggi dedicare più attenzione all’ascolto dei propri figli. Essi devono aiutarli a trovare il senso delle proprie azioni. E questo lo si raggiunge cercando di renderli quotidianamente partecipi della realtà vissuta dalla propria famiglia e stimolando la loro sensibilità e attenzione verso quegli aspetti che oggi la società cerca in vano di annientare nascondendoli: il dolore e la sofferenza”.

Giacomo Vaccari