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Anche il Guerra dei poemi parlava franco

L’idea di dedicare un numero monografico della rivista “Il Parlar Franco” interamente a Tonino Guerra, era nata ben prima della scomparsa del poeta santarcangiolese. Questa puntualizzazione rende maggior merito all’editore, Pier Giorgio Pazzini da Verucchio, e al direttore Gualtiero De Santi. L’intenzione era quella di dar voce alla complessiva partitura espressiva di Guerra, un obiettivo da svolgere attraverso due numeri della rivista, il primo dei quali non parte – come ci si sarebbe potuti aspettare – da lontano, dal periodo lirico ”classico”, quello de I Bu, tanto per fare un esempio, bensì da più vicino, cioè dalla seconda fase artistica del poeta, molto vasta e variegata dal punto di vista artistico ma certamente meno frequentata dalla critica.
Questo primo volume, curato da Gualtiero De Santi, docente all’Università di Urbino, e dalla biografa di Guerra, Rita Giannini, e dal titolo Poesia e Letteratura, sarà presentato giovedì 16 maggio (ore 18) presso l’Aula Magna della Fondazione “I. Righetti”, a Rimini, in un incontro organizzato dalla stessa Fondazione con il prof. Gualtiero De Santi e il saggista Ennio Grassi. Pier Paolo Paolizzi sarà la voce recitante. Ma è possibile inquadrare Guerra “dimenticando” la “rivoluzione” poetica operata con il dialetto lingua viva, che il poeta di Santarcangelo – insieme agli amici de E’ circal de giudeizi Fucci, Pedretti e Baldini – ha contribuito ad affrancare alla ribalta nazionale? No, non lo è, anche se le strade espressive di Guerra si sono poi moltiplicate nel corso delle stagioni. Piuttosto, la preoccupazione degli autori era quella di evitare che la poesia degli esordi oscurasse il periodo più recente, facendola da padrona assoluta, con l’assicurazione che in questo volume viene “letta anche nelle molte rifrazioni con quella che segue”.
Un testo con una siffatta prospettiva mancava.
“Il Parlar Franco” n. 11/12 propone dunque un Guerra se non a 360 gradi almeno a 180, grazie ai saggi che più si soffermano sulla produzione classica (è il caso del prof. Pier Vincenzo Mengaldo), mentre amici poeti come Gianni Fucci (rimasta l’ultima voce de E’ circal), Davide Rondoni, Gianfranco Lauretano e la più giovane Annalisa Teodorani, che ritraggono l’autore nella sua componente artistica meno nota.
Il corpus più importante della rivista si orienta invece sul Guerra dei poemi, della produzione lirica dagli anni Ottanta in avanti, che non può dimenticare le strette interconnessioni della sua poesia con le altre arti, nelle quali l’autore lascia continuamente tracce più o meno evidenti.
Questo ampio sguardo su Guerra è reso possibile da una serie di contributi critici firmati da critici, studiosi, giornalisti come Luca Cesari, Goffredo Fofi, Ennio Grassi, Maria Lenti, Matteo Vercesi, e altri ancora. Il risultato è l’apparire di Guerra quale “una figura cesellata e lavorata nell’insieme sempre con la dovuta batteria di annotazioni e strumentazioni critico-semantiche” assicurano i curatori. Poesia e Letteratura vol. 1 fornisce così alla critica più recente “un corpus di analisi e riflessioni in grado di esplicitare sul piano critico e interpretativo le linee stemmatiche dell’ultimo quarantennio guerriano, senza trascurare le necessarie interconnessioni rispetto agli inizi”. C’è anche chi si è spinto oltre, e a ragion veduta, rinvenendo nel Guerra degli anni Ottanta e Novanta il decisivo affronto di temi come la morte e la lingua, spesso presi in scarsa considerazione perché distratti dal “personaggio Guerra”. “Tonino ha operato una consapevole operazione di poetica letteraria – è l’opinione di Ennio Grassi, che di Guerra ha curato Piove sul diluvio in cui italiano e dialetto si misurano fra di loro in maniera inedita (rintracciabile a mio avviso solo in Zanzotto) dando vita ad un curioso slang”. Una poetica che entra ed esce dall’italiano e dal dialetto senza soluzione di continuità, ma certo non di maniera.

Tommaso Cevoli