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Disarmare il nemico amandolo

Gli uomini da quando esistono si combattono perché vedono nel proprio simile chi fa loro del male o lo potrebbe fare. Se gli uomini si sentissero amati del tutto cesserebbe ogni forma di attacco e difesa.

Esiste dunque un’alternativa alla guerra: l’amore portato alle estreme conseguenze. C’è una via per disarmare il nemico: amarlo.

Queste parole sembrano ormai stanche perché troppo usate e poco vissute. Tuttavia indicano l’unica via percorribile per cambiare l’attuale situazione del mondo.

Gli uomini hanno sempre organizzato la guerra; è ora di organizzare la pace. L’amore è l’unica via che elimina alla radice la guerra.

Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate peri vostri persecutori. Avete inteso che fu detto occhio per occhio e dente per dente, ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote alla guancia destra tu porgigli anche l’altra …(Mt 5).

Gli uomini che hanno avuto il coraggio di amare Cristo hanno imboccato questa strada.

Luter King: “ai nostri più accaniti oppositori diciamo: faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d’animo.

Fateci quello che volete e noi continueremo ad amarvi.

Metteteci in prigione e noi vi ameremo ancora.

Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case, a mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzo morti, e noi vi ameremo ancora.

Ma state sicuri che vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire.

Ci saranno ancora dolori e umiliazioni da affrontare. Lo so, ma nutro in me un sogno. Sogno che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi proprietari di schiavi siedano assieme attorno alla tavola della fratellanza”. Dai ventisei ai trentanove anni la vita di Luther King fu una continua resistenza attiva all’oppressione nell’intento di risvegliare il senso di giustizia assopito nei bianchi.

A differenza di Malcom X l’amore di Luther e di tutti coloro che lo seguivano disarmava molti nemici, anche se non tutti.

La sua morte era necessaria perché il movimento da lui creato fosse inarrestabile. Infatti continua ancora! È la morte del giusto, tappa necessaria per dare la definitiva certezza che, la non violenza non è una tattica ma un modo di essere e perciò invincibile.

Come disamare il nemico? Eliminando il motivo per cui si è armato.

Facciamo degli esempi.

Tra poveri e ricchi la guerra è strutturale. Se chi ha due case ne dà una a chi non ne ha nessuna tra i due non ci può essere guerra perché è eliminata la causa del potenziale conflitto. Se uno che ha due lavori ne lascia uno a chi è disoccupato, tra i due è pace perché è tolta la causa del potenziale conflitto.

Se il datore di lavoro reinveste il guadagno superiore a quanto gli è necessario per vivere, per dare lavoro ad altri, non vi può essere conflitto tra lui e i suoi operai.

Se i beni di una nazione vengono ceduti attraverso il commercio equo alle nazioni più povere non c’è possibilità di guerra tra di esse. Se un popolo ricco organizza la propria economia per trasferirla nei paesi poveri non come assistenza ma come aiuto intelligente perché riescano a fare da soli, si costruisce la pace duratura e si risolve il problema dell’immigrazione nella forma più disperata e disumana.

Prendiamo come esempio paradossale Serbia, Croazia, Bosnia, il piano Vance Owen è fallimento su tutta la linea: serve per le tregue ma non per la pace. Per quelle tregue in cui si prende fiato per riprendere più accanitamente la mischia. Invece della spartizione pura e semplice del territorio occorreva un piano di collaborazione rigorosa con economia integrata.

L’azione di Clinton contro l’Iraq rimarrà come esempio da gettare per sostituirla con un’altra. Il dittatore può essere distolto dalla preparazione alla guerra solo da un piano di ristrutturazione economica con larga partecipazione dei popoli circostanti.

Il problema della lotta alla mafia, n’drangheta, camorra, può essere risolto solo in quest’ottica. Se

vengono eliminati i sistemi intrinsecamente perversi del commercio, degli appalti all’italiana ecc… viene tolto l’humus a questi fenomeni distruttivi. Finora gli uomini hanno pensato di risolvere i conflitti confrontandosi con le armi, uccidendosi.

Nella società nuova invece tali conflitti saranno eliminati anche perché il criterio sarà l’amore di tutti.

Come agire concretamente

A livello individuale: per i credenti è necessario il coraggio di amare Cristo. Il primo segno di questo coraggio è dato dal passaggio dalla mentalità di padrone a quella di servo portata in tutti gli ambiti di vita. La storia cambia con i fatti non con le parole. Sono i fatti che modificano la storia. Sono i comportamenti che fanno vedere chi è l’uomo. Una conseguenza del cambiamento di mentalità è il capovolgimento del modo di essere dell’autorità: chi vuol essere il primo sia l’ultimo. Chi comanda come colui che serve. Chi è in autorità avrà casa quando l’hanno tutti. Colui che è in autorità non si fa servire ma serve. L’autorità in una parola non si distingue dalla macchina più bella, dalla casa più lussuosa, dalla bistecca più grossa. Questo tipo di autorità è un focolaio di guerra; se poi è portata avanti da credenti suscita il disprezzo e la ribellione violenta. Un’epoca storica basata di privilegi dell’autorità è finita; chi si arrocca ancora è spazzato via.

A livello collettivo l’aspetto più facilmente realizzabile è la giustizia. Dicono i nostri vescovi in un memorabile documento (La chiesa italiana e le prospettive del paese) “Conosciamo la complessità dei problemi che occorre affrontare. Ma, innanzi tutto, bisogna decidere di ripartire dagli ultimi, che sono il segno drammatico della crisi attuale. Fino a quando non prenderemo atto del dramma di chi ancora chiede il riconoscimento effettivo della propria persona e della propria famiglia, non metteremo le premesse necessarie ad un nuovo cambiamento sociale. Gli impegni prioritari sono quelli che riguardano la gente tuttora priva dell’essenziale: la salute, la casa, il lavoro, il salario familiare, l’accesso alla cultura, la partecipazione. Bisogna esaminare seriamente la situazione degli emarginati, che il nostro sistema di vita ignora e perfino coltiva. Perché crescere ancora la folla dei nuovi poveri”.

Ogni oppresso è un focolaio di guerra pericolosamente tenuto acceso da chi opprime.

Bisogna poi smettere di parlare degli oppressi ma bisogna parlare di chi opprime; bisogna farla finita di parlare degli affamati, ma bisogna smascherare chi affama; bisogna dire a chi fabbrica le croci che la finisca e non limitarsi a mettere la propria spalla sotto la croce del fratello.

A livello mondiale bisogna cambiare – come di Giovanni Paolo Il – i perversi meccanismi permettono di succhiare il sangue dei poveri.

Occorre farsi carico delle vittime della violenza con la condivisione e lottare in modo non violento per rimuovere le cause che creano tali vittime. La via concreta che certamente crea un nuovo ordine

mondiale è quella di non fare diventare nemici e di rispondere ad essi non con la guerra ma organizzando la pace.

Termino con un appello ai giovani: gridate la protesta con la festa; non accettate un mondo ingiusto che i nostri padri ci hanno lasciato.

Ci state? Ogni uomo può rimanere giovane se non ragiona alla moda degli uomini ma secondo Dio.