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Il coraggio del dovere


Può esistere il coraggio del dovere? In questa Italia, è possibile rintracciarne ancora i segni? Quelli che, ad esempio, hanno “marchiato” la vita e l’esperienza di personalità come Falcone, Borsellino, Livatino e don Puglisi? Se lo chiede Il Gruppo Nuove Frontiere e la Zona Pastorale S. Andrea apostolo, che ha organizzato venerdì sera 25 maggio, nel cortile e nella Sala don Pippo della Parrocchia di San Gaudenzo, a Rimini: “Nel segno di Falcone, Borsellino, Livatino, don Puglisi” sul tema: “il coraggio del dovere. Rosario Livatino: colpire la mafia nei suoi patrimoni”. Si tratta del tradizionale momento di riflessione comunitaria, aperto alla comunità civileDopo l’Aperitivo della Legalità, l’intervento del riminese dott. Daniele Paci, al quale farà seguito il film “Il Giudice ragazzino” e la lettura della lettera del testimone oculare dell’omicidio di Livatino.
Il dott. Daniele Paci, già sostituto procuratore alla Procura distrettuale Antimafia di Palermo, illustrerà la figura e il valore civile e professionale dell’attività del magistrato Rosario Livatino, al tempo in servizio alla Procura della Repubblica di Agrigento, sostituto procuratore assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990, all’età di 38 anni in una giornata particolare; dinanzi al Tribunale di Agrigento era fissata l’udienza per la decisione sulle misure di prevenzione patrimoniali da adottare sui beni dei boss mafiosi di Palma di Montechiaro, oggetto di indagine della Procura di Agrigento.
Da allora, lungo è stato il cammino nella lotta alla mafia.
A fine settembre 2017 erano registrati presso l’Agenzia nazionale 12.520 beni sottratti alle organizzazioni criminali e restituiti alla collettività; è oramai acquisita, come nuova frontiera della repressione del crimine organizzato – anche in funzione di deterrenza – l’importanza delle misure di aggressione patrimoniale; l’importanza di tagliare i fili tra i capitali sporchi e quelli puliti.
Nella lotta alle cosche mafiose, la confisca dei beni illecitamente conseguiti, risulta oggi efficace quasi quanto l’arresto di boss ed affiliati; di qui la necessità di interventi finalizzati, alla stregua delle nuove norme di contrasto, a rendere più efficiente e funzionale il regime dei sequestri e delle confische delle aziende e dei patrimoni illeciti o soltanto sospettati di provenienza illecita.
In tale contesto, il nuovo testo del Codice antimafia (Legge 17 ottobre 2017, n. 161) inserisce tra i destinatari della richiesta di misura di prevenzione anche gli indiziati di assistenza alle associazioni a delinquere di stampo mafioso, di delitti commessi con finalità di terrorismo, di delitti, anche di attentato, tesi a sovvertire l’ordinamento dello Stato, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di atti persecutori di cui all’art. 612-bis cod. pen. (c.d. stalking); insomma è oramai acquisito che la nuova frontiera della repressione del crimine organizzato passa per la confisca dei patrimoni illeciti.

Dopo l’aperitivo della legalità (ore 18,30), sarà proiettato (ore 19,20) il film “Il Giudice ragazzino”; nel corso della serata oltre al dibattito sulla relazione del dott. Paci saranno letti passi significativi della lettera scritta da Pietro Nava, testimone oculare dell’omicidio di Livatino (raccolta agli atti della Commissione Antimafia), da 28 anni costretto per evitare ritorsioni a scomparire nel nulla, cambiare nome e vita da un giorno all’altro per affidarsi alla protezione dell’oblio. (c.z.)