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Ascoltare, prevenire e formare: un Servizio per i minori abusati, sfruttati e dimenticati

La sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza, è indicibile. Si tratta di un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza, anzitutto nelle vittime, ma anche nei loro familiari e nell’intera comunità. L’abuso sessuale sui minori nella Chiesa è un tema delicato, e ancora prima di essere un delitto – ha scritto la Conferenza Episcopale Italiana – è “un peccato gravissimo, ancor più se coinvolge coloro ai quali è affidata in modo particolare la cura dei più piccoli”.

Per questo motivo, la Diocesi di Rimini intende contrastare e prevenire questo triste fenomeno con determinazione. È nato così il Servizio Diocesano Tutela Minori, nella coscienza che il problema degli abusi è un fatto gravissimo, e non ci si può nascondere dietro un dito, ma con la certezza che la Chiesa compie ogni giorno tanto bene accompagnando uomini, donne e bambini verso una maggiore crescita umana e spirituale, e che lo Spirito Santo accompagna tale servizio. Quale cammino ha percorso il Servizio dopo i suoi primi otto mesi? Cosa è cambiato dagli esordi? Quali sono i prossimi obiettivi? Ne parliamo con la referente diocesana, la psicoterapeuta Cinzia Bertuccioli, che guida l’équipe composta da undici persone, sacerdoti e in gran parte laici, professionisti ed esperti.

L’attività del Servizio in questi mesi a Rimini?

“Il Servisio Diocesano Tutela Minori si è costituito al termine dell’estate 2019. Il Vescovo di Rimini ha scelto i collaboratori tra i tanti bravi professionisti riminesi impegnati a servizio della Chiesa locale, persone di fiducia e di comprovata disponibilità ecclesiale. Da allora ci siamo incontrati con una buona cadenza mensile, per conoscerci e formare uno stile di collaborazione. Abbiamo imparato a lavorare insieme, abbiamo conosciuto le specificità caratteriali e le sensibilità di ognuno.

Oggi siamo diventati una buona équipe: ognuno si sente integrato e ben sostenuto dagli altri. Abbiamo vissuto momenti e situazioni che ci hanno permesso di sviluppare una buona fraternità. In questo periodo ci siamo impegnati per attivare il percorso diocesano, definendo le collaborazioni per il lavoro di prevenzione, di ascolto e di cura delle persone vittime di abusi.

Abbiamo fatto una buona formazione per tutti i nostri operatori, sul tema dell’abuso sessuale e delle tematiche connesse, secondo i pattern della Università Gregoriana di Roma. È stato approfondito lo studio delle Linee Guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, a cura della CEI (2019). Abbiamo studiato i nuovi documenti redatti in questo ultimo anno, incontrando i maggiori esperti e collaboratori nazionali della CEI, riguardo alla buone prassi di prevenzione e tutela dei minori e alle ferite degli abusi. Ultimamente stiamo approfondendo il tema del Centro di Ascolto per le vittime. Un anno fa abbiamo presentato alla cittadinanza il nostro Servizio Diocesano Tutela Minori. Abbiamo investito tutto il 2020 per approfondire gli studi e creare percorsi futuri. Poi abbiamo incontrato la Consulta delle Aggregazioni Laicali, per sentire con le varie realtà diocesane come stanno procedendo sul tema della protezione e della prevenzione nel campo della tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Sono stati imbastiti i passi per una collaborazione e un lavoro in rete, dando la disponibilità di collaborazione ad alcuni Uffici di Pastorale Diocesana”.

Negli ultimi mesi, cercando di dribblare il Covid-19 e tra incontri di persona e da remoto, il Servizio ha incontrato i sacerdoti riminesi nei vari vicariati. Perché questi incontri?

“In questi ultimi mesi abbiamo dato la nostra disponibilità ad incontrare i Vicariati, per formare i nostri sacerdoti sul tema della prevenzione e della creazione di buone prassi che possono permettere a tutta la comunità di diventare un ambiente sicuro e attivo nella protezione. Tutti gli incontri sono stati ottime occasioni di approfondimento e di ricerca, dove ogni partecipante è stato animato dal desiderio di tutelare e custodire i più indifesi, proprio per perseguire una rinnovata vita pastorale. Su questo tema siamo chiamati in causa tutti quanti, come popolo unito e responsabile. Il tema della custodia del creato comprende anche l’impegno a costruire e rendere sicuri gli ambienti delle nostre parrocchie, delle zone pastorali e delle nostre associazioni”.

Non c’è il rischio di ridurre ad un problema tra preti e ragazzi, mentre invece il fenomeno è più ampio e riguarda tutta la sfera affettiva?

“«Stiamo sereni!»: la serenità è la condizione per proporre buone attività nelle nostre parrocchie, zone pastorali, associazioni, comunità.. in un clima fiducioso, senza troppe preoccupazioni. Tuttavia proprio per evitare apprensione, e stare sereni, occorre anche far sì che gli ambienti e le condizioni in cui si svolgono le nostre attività (soprattutto quando sono rivolte ai minori) siano effettivamente sicure e custodite. È sano coniugare un puro realismo e prudenza alla generosità e passione con cui viviamo la nostra pastorale.

L’urgenza di porre attenzione agli abusi sia sessuali, di potere e di coscienza sui minori o persone vulnerabili non può essere risolta con interventi riduttivi, moralistici o difensivi.

Il primo sussidio del servizio nazionale per la tutela dei minori afferma: «I problemi che oggi si vivono dentro la comunità ecclesiale non si risolvono soltanto affrontando i casi concreti e riducendoli a una rimozione di persone (…) Sarebbe irresponsabile da parte nostra non andare a fondo nel cercare le radici e le strutture che hanno permesso a questi avvenimenti concreti di accadere e di perpetuarsi. Le dolorose situazioni avvenute sono indicatrici del fatto che qualcosa sta male nel corpo ecclesiale. Dobbiamo (…)andare più a fondo per scoprire quali dinamiche abbiano reso possibile il verificarsi di simili atteggiamenti e mali. (…) Possiamo riuscirci soltanto se assumiamo questo come un problema di tutti e non come il problema che riguarda alcuni. Possiamo risolverlo soltanto se ce lo assumiamo collegialmente, in comunione, in sinodalità».

Tutta la comunità è coinvolta nel rispondere non perché tutta la comunità sia colpevole, ma perché di tutta la comunità è il prendersi cura dei più piccoli”.

Come può questo Servizio aiutare concretamente parrocchie, associazioni, movimenti?

“Dopo l’approvazione delle linee guida all’assemblea del maggio 2019, le diocesi italiane hanno attivato i vari SDTM.

Il servizio ha varie funzioni. Per la massima parte del nostro lavoro, siamo impegnati a prestare maggiore attenzione all’aspetto pastorale della prevenzione e della sensibilizzazione al tema, collegandoci alla pastorale ordinaria, soprattutto familiare e giovanile, e alle associazioni educative e sportive.

Dobbiamo costruire una cultura della tutela e del rispetto dei minori e delle persone vulnerabili.

Quindi siamo impegnati a livello di studio, con le competenze pastorali e psicopedagogiche (informazione e formazione) con l’obiettivo di consolidare una cultura di cura e custodia del minore a servizio e in collaborazione con tutti coloro che si occupano di minori.

Poi il nostro impegno è anche rivolto all’intervento e trattazione dei casi, con la priorità di garantire la sicurezza e il benessere del minore. In tale lavoro siamo impegnati con competenze pastorali, psicologiche e giuridiche per l’accompagnamento di eventuali segnalazioni.

Infine il nostro compito prevede anche il Centro di Ascolto, per l’accoglienza di segnalazioni o ferite riguardanti l’abuso”.

Sono stati realizzati incontri anche nelle parrocchie. Quali tematiche avete affrontato in quelle occasioni?

“Durante questo tempo il SDTM è stato interpellato numerose volte dalle parrocchie per sottoporre alcune questioni, direttamente dai sacerdoti o da alcuni operatori per cercare qualche suggerimento o consiglio. Abbiamo risposto alle esigenze di formazione di alcune zone pastorali, rivolgendoci a tutti coloro che si prendono cura dei minori o delle persone vulnerabili. Il tema è stato accolto con una certa positività da diversi agenti educativi (genitori, catechisti, animatori, insegnanti, educatori, volontari a vario titolo)”.

A cura di Tommaso Cevoli