Arrivano gli angeli delle montagne

    Vengono chiamati gli angeli delle montagne, ma per essere volontari non è necessario vivere ai piedi della Marmolada o del Gran Sasso. Anche il territorio dell’alta Valmarecchia offre l’opportunità di svolgere servizio nel Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS). In seguito all’annessione dei sette comuni alla provincia di Rimini è sorta la necessità di reclutare persone in grado d’intervenire nel territorio, passato alla competenza della regione Emilia Romagna.
    Un compito che spetta alla XXV Delegazione Alpina che è articolata in sei stazioni di dimensione provinciale, tra le quali la Monte Falco che opera sul territorio montano Romagnolo compreso tra la provincia di Pesaro e quella di Bologna.

    La stazione
    Salvatore Valente è il capostazione della Monte Falco. Svolge questo servizio dal 1995 e fa parte del soccorso alpino da 25 anni.
    Come è composta la stazione?
    “Oggi conta 38 volontari che si muovono sul territorio di competenza con tre automezzi attrezzati per il soccorso in montagna e un pulmino 4×4 attrezzato quale base mobile per la ricerca di persone disperse. Si trovano dislocati su quattro vallate (Montone, Rabbi, Bidente e Savio) e tra questi ci sono 3 medici, 3 infermieri, 1 istruttore regionale, 8 tecnici di elisoccorso, 14 operatori di pronto soccorso e 9 aspiranti”.
    Quali sono gli ingredienti per essere un buon volontario?
    “È necessario essere persone serie e disponibili, mantenere l’impegno, avere passione e amare la montagna non solo con il sole ma anche quando è notte, con la pioggia, con la neve, con il freddo e soprattutto conoscere il territorio. Il volontariato nel CNSAS è impegnativo. Quando ci chiamano dobbiamo partire. Il capostazione raduna i volontari che si sganciano momentaneamente dalla vita privata e si riuniscono per programmare e portare a termine l’operazione di soccorso”.
    Quanti interventi fate in un anno?
    “Dai 30 ai 40. Nel 2010 sono stati 38 e abbiamo soccorso 41 persone, per sei di loro purtroppo c’era solo la constatazione di morte”.
    Nella sua lunga esperienza qual è stata l’esperienza più bella e quella più drammatica?
    “Ogni intervento ha la sua storia. Una notte abbiamo trovato un bambino di 10 anni che si era allontanato dai genitori e si era perso, era finito in un fosso mentre pioveva. Se non lo avessimo trovato in breve tempo sicuramente sarebbe morto. Una sera siamo usciti in soccorso di tre snowboarder con vento forte e temperature polari, li abbiamo trovati, salvi, solo la mattina seguente. Altre esperienze riguardano i cercatori di funghi. Non è piacevole trovare persone decedute, in particolare se le conosci. Quando rientri a casa, dopo un intervento durato ore e tutto è andato bene, questo basta ad essere soddisfatti e ripagati dal sacrificio”.
    Rimini avrà una nuova stazione?
    “Rimini è una realtà nuova, ma con l’ingresso dei sette comuni ci dobbiamo occupare anche di questo territorio. Bisogna quindi trovare le persone disponibili per il volontariato che dovranno seguire un iter formativo, poi provvedere alle risorse finanziare per l’acquisto del materiale tecnico e sanitario necessario agli interventi di soccorso. Ci vorrà il suo tempo; il nostro obiettivo è quello di rendere una base operativa in alta Valmarecchia entro il 2011”.

    Letizia Rossi