Alle corde, pronti per il KO

    Dal 1° aprile Il Ponte, come tutti gli altri nostri settimanali cattolici, per il servizio postale di recapito degli abbonamenti, paga una tariffa che è più che raddoppiata. E questo da un giorno all’altro, senza alcun preavviso. I tavoli tecnici avviati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri (rappresentati nella Fisc, anche noi c’eravamo) per trovare una soluzione si sono da tempo arenati. Tre viaggi a Roma si sono rivelati inutili. Tutto è fermo. Nessuno ne parla più. Dove sono i nostri parlamentari, dov’è il Governo che si era impegnato a trovare una soluzione? Intanto si continua a pagare tariffa intera. Per molti giornali, anche diocesani, spunta lo spettro del ridimensionamento, dei tagli.
    Il quotidiano Avvenire (unico fra le grandi testate quotidiane) sta portando avanti una battaglia che interessa l’intera editoria italiana. Con Avvenire tutti i settimanali diocesani (187 quelli riuniti nella Fisc, Federazione italiana settimanali cattolici), fino a una serie di altri periodici che hanno nelle spedizioni postali un punto cardine della loro rete di diffusione.

    Una pagina comune di protesta
    Sempre su Avvenire, Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate, aveva preannunciato questo nostro intervento. “Due delegazioni regionali Fisc raccontano – scriveva – le contromisure adottate per far fronte all’incremento delle tariffe postali, e lo fanno con una pagina comune. È quanto hanno proposto i consiglieri delegati di Marche ed Emilia Romagna. Carlo Cammoranesi, direttore de L’Azione di Fabriano e delegato regionale, spiega che “sui giornali in uscita la prossima settimana racconteremo i risvolti negativi che i tagli hanno avuto sulle nostre 10 testate diocesane. C’è chi ha già tagliato alcuni numeri, chi ha ridotto la foliazione, chi sta pensando di intervenire sull’organico. A Fabriano nel 2011 festeggeremo i cent’anni del nostro settimanale, ma le celebrazioni previste sono a rischio”. Dal canto suo Giulio Donati, vice direttore de Il Piccolo di Faenza e delegato Fisc per l’Emilia Romagna, per confezionare una pagina comune ha invitato i direttori delle 17 testate associate a illustrare le decisioni assunte per contenere i maggiori costi delle spese postali. Un’iniziativa originale che cercherà di far comprendere quanto il decreto Tremonti-Scajola del 1° aprile stia influendo sulle testate diocesane, in grandissima parte distribuite via posta”.

    Il perchè dei contributi
    Dato atto ad Avvenire del suo forte impegno, aggiungo che anche il Corriere Cesenate ha messo un grande punto interrogativo sui festeggiamenti per il centenario (2012). E tutte le testate emiliano-romagnole hanno deciso azioni di contenimento dei costi per fronteggiare una situazione che lentamente, ma inesorabilmente, si sta abbattendo sul mondo dell’editoria.
    I legislatori che predisposero il sostegno all’editoria, lo fecero perché il settore ha sempre avuto difficoltà a reggersi economicamente da solo (se no i giornali costerebbero molto di più con conseguente calo di lettori), ma un paese civile non può prescindere da una stampa libera e variegata nelle sue espressioni. Si previdero un intervento in riduzione delle tariffe postali, particolarmente utile per sostenere le spedizioni in abbonamento, e un contributo diretto a sostegno della struttura redazionale.

    Un salasso per la stampa in abbonamento
    Dall’aprile scorso, con un provvedimento da subito blindato, il Governo ha deciso la sospensione dei sostegni alle spedizioni postali. Immediate le reazioni. Di ciascuna testata e delle varie associazioni in cui ci si riunisce. Dalla Fisc all’Uspi. La Fieg, espressione dell’editoria di Confindustria, e altri ancora. Anche il Messaggero di Sant’Antonio, col suo milione e mezzo di lettori (in gran parte in abbonamento), si è trovato a rivedere previsioni e bilanci. Il suo direttore, padre Ugo Sartorio, parlando con Avvenire, si è espresso con molta severità: “È un macigno contro le radici della democrazia. La stampa libera non ha senso se limitata nella diffusione”.
    Il Governo, partendo dal capitolo postale, ha spostato la palla al confronto testate / Poste Italiane. Lasciando alla libertà di quest’ultima un eventuale accordo per ridurre le tariffe. Ma il contesto, limitato dalla situazione di monopolio che privilegia Poste Italiane, e ancora in essere (fino al 31 dicembre 2010), ha visto aprirsi un confronto, ma nemmeno gli industriali sono ancora riusciti a siglare un accordo.

    Taglio anche ai contributi all’editoria
    Purtroppo, a questo va aggiunta anche la faccenda dei contributi diretti all’editoria. Altro sostegno destinato a subire un taglio drastico, a cominciare dal suo dimezzamento. E qui la partita è tutta del Governo con tutte le incertezze su quanto si possa sperare di ridiscutere con il ministro Tremonti che, finora, ha ridiscusso ben poche cose dei tagli proposti per fronteggiare lo stato di crisi.
    Legato alle redazioni, quindi ai giornalisti e collaboratori, c’è molto altro, a partire dal mondo delle tipografie.

    Giulio Donati
    Delegato Fisc Emilia Romagna