Home Storia e Storie Vada a tastar polsi non a discutere di porti

Vada a tastar polsi non a discutere di porti

Prosegue la ricostruzione storica delle vicende del porto di Rimini. Siamo arrivati al 1764 (Il Ponte n.42, 25 novembre 2012). All’Inizio del 1765, in città vi furono tensioni e agitazioni. L’opposizione di Bianchi, Agolanti e Bonadrata a Ruggero Boscovich, si espresse in tre lettere di Serafino Calindri dopo “l’oculare ispezione” al porto e alla spiaggia. Di Bianchi (noto medico) in città si disse “Vada a tastar polsi non a discutere di porti”.

L’ 8 marzo 1765, Calindri scrisse a Boscovich: “A me rincresce solo, che nell’inviarci la insipida, ridicola, ed’impertinente risposta dal Bianchi fatta alla sua dissertazione, non potrà fare a meno di inquietarsi, per le impertinenze, che vi sono, ma in fine so, che ci vorrà compassione, o moto da ridere in sentire una scrittura, che dal principio al fine non è che un ammasso di spropositi, autorizzati solo dalla fanatica ambizione di costui”. Calindri ebbe la dissertazione di Bianchi appena arrivò a palazzo e iniziò a parlarne con i Conti Garampi, Sartoni, Martinelli, Rigazzi, a discuterne con Agolanti, e Bonadrata, che sotto i loro magistrati favorirono Bianchi e gli diedero, vergognose e ridicole incombenze.

Continuando a protestare Agolanti e Bonadrata indussero il magistrato in carica a convocare improvvisamente la “Congregazione de’ 12, indi il Consiglio” perché in quelle sedi si leggesse la scrittura del Bianchi; ma per l’idea generale della inconsistenza dello scritto di Bianchi furono accolte le istanze del Calindri per la convenienza pubblica, motivo per cui i Sig.ri Dodici esclusero altre perdite di tempo con la lettura, e ordinarono, che si ponesse mano ai lavori stabiliti da Boscovich. Nella Congregazione del Porto fecero un miremur [stupore] solenne, per non avere ancora dato corso ai lavori, con di più che un Medico non doveva essere giudice di un Matematico come Boscovich, così rimandarono la scrittura a Bianchi come impertinente. Il Bonadrata, e Agolanti durante la Congregazione del Porto, tentarono con vari pretesti di rimandare i lavori per guadagnare tempo, e convincere gli indecisi. Nel frattempo non era più in Congregazione del Porto il Conte Garampi, gli subentrò il Sig. Pignatti. Calindri andò dal Conte Sartoni a chiedere di parlare nella adunanza della Conregazione del Porto. “Cio è seguito appunto questa mattina, dove doppo una lunga battaglia tra il C. Sartoni, e Agolanti, che voleva si avesse la scrittura in considerazione, a tempo in cui dovevo entrarci, sono entrato a dire poche parole, ma forse di sugo, per le quali capacitatisi gl’altri congregati, hanno posto silenzio all’Agolanti, ed anno ordinato, che vada Lunedi al Porto, che veda cio che si puo fare de’ lavori da V.R. [Boscovich] proposti, proferirlo martedi, acciò subito mercoledi vi si ponga mano. Io sin che non vedo abbassato l’orgoglio dell’impertinentissimo Bianchi non mi acquieto, giacche per me è stata assai piu sensibile la sua impertinenza per aver parlato di V.R., come ha parlato, che se avesse di me detto cento maldicenze, e son sicuro, che ne vedrò il fine”. Calindri si apprestava a dare alle stampe la risposta alle irriverenze di Bianchi e chiese al maestro Boscovich se voleva inviargli qualche paragrafo da inserire nella risposta ad hominem [su Bianchi], e da farlo apparire, com’é, fanatico, e ridicolo. Poi lo informa che Garampi, Sartoni, Martinelli, lui ed altri vogliono dare alle stampe la memoria di Boscovich, cosa non ancora fatta perché sarebbe stata stampata dal Pubblico, ma vi vuole pazienza. Nelle note della risposta dimostrerà che Bianchi è digiunissimo d’idrostatica, ed anche delle notizie storiche della sua stessa Patria, quantunque sia tenuto per un’antiquario celebre.

20 marzo 1765: Calindri scrive di un repentino cambiamento a lui contrario “Non è sempre vero, che sia difficile una subitanta mutazione negl’uomini piu ostinati; partecipa la Marecchia della natura de’ Torrenti, ed’i Riminesi partecipano della natura di essa, mutando come quella il suo alveo repentinamente, cosi questi i loro sentimenti, doppo averli portati in trionfo a dispetto d’ogni contraria opposizione. Adunque avrà sentito, sin dove giunta sia la dabbenaggine e malignità de’ contrari al vero, e lo avrà ancora arguito dalla impertinente scrittura del Bianchi nel fatto paragrafo primo; ora sono in un tratto mutati tutti all’opposto, doppo una Congregazione tenuta lo scorso Sabbato sopra il Porto, che durò dalla 21 ora, e mezza alla mezz’ora di notte” [dalle 17.00 alle 21.30].
Nella Congregazione, Calindri dopo aver ribattuto sofismi, scaltre obbiezioni, ignoranza, ebbe il vantaggio di averla vinta e restare superiore a tutto, di far valere le sue ragioni, di ignorare la maldicenza, ed il fanatismo, visto che l’Agolanti si diede per vinto, “fu risoluto di porre tra scartafacci in oblio la ridicola scrittura di Bianchi”, e di attenersi a’ precetti lasciati da Boscovich.

Rinforzi al porto
Fu messo agli atti di porre mano ai rinforzi del Porto come suggerito e vergato da Boscovich, così fu deciso e vergato. “Per compimento a questo, si stabilì di scurtare la linea, levando quella porzione di palata, che sta in punta al Molo destro, e che in parte è stata guasta da mare (oh qui la vana frenesia del Bianchi che ha da diventar paonazza)”, in fine fu chiuso il tutto con un pubblico attestato, firmato col Sigillo Pubblico, e sottoscritto da tutti, compreso Agolanti, a vantaggio di Calindri, con il riconoscimento economico di cinquanta doppie, e con l’inserimento nel documento pubblico, tra le altre cose del seguente paragrafo: “le quali non solo eccitarono nel nostro Pubblico il pensiero, e premura per l’oculare ispezione già seguita sul Porto medesimo, e su tutta questa spiaggia dal celebre Matematico, ed Idrostatico Padre Ruggiero Boscovich della compagnia di Gesu, ma servirono ancora di lume al detto Padre Boscovich per conclusioni […], e piu spediti sperimenti, onde poter suggerire i mezzi piu efficaci da Lui esposti nella sua memoria per il successivo contegno intorno al Porto medesimo”.

La tenuta di Bellaria
Negli anni del catasto Calindri; l’Agolanti ebbe una controversia sulla tenuta di Bellaria, i criteri di stima precedenti all’appasso pagava tributi non congrui al valore della villa. Contrasti e livori molto accesi e in queste tre lettere emergono finalmente per la prima volta i fatti narrati da Calindri con nomi dei favorevoli e contrari a lui e Boscovich. “Il Sig. Conte Rigazzi in seguito ha fatta al Bianchi un’acre riprensione, e già per la Città non si parla d’altro, se nonchè delle ridicolezze contenute nella scrittura impertinente del Bianchi, che tutti dicono vada a tastare i polsi, e non a discorrere di Porti”.

27 aprile 1765: In pochi giorni le stampe furono pronte, Calindri scriveva a Boscovich: “Giovedi sera all’un’ora di notte [le 21,00 attuali] tornai da una commissione avuta per il Porto di Sinigallia, e da un giro fatto in Ancona, e fatto per fare una scorsa, ed’osservare cio che fanno i fiumi lungo questa spiaggia. Nel venturo ordinario ci invierò in tante piantine con la sua descrizione le fatte osservazioni, nell’inviare che farò dirette al Sig. Conte Firmian [ministro plenipotenziario austriaco a Milano] venti copie della sua dissertazione sopra il Porto di Rimini, che ho fatto stampare in Pesaro di concerto co’ Signori Conti Garampi, e Martinelli, che m’impongono le presenti i loro piu distinti ossequi. La fanatica ambizione, o pazzia, del Dottor Bianchi ha volsuto eccedere i limiti anco del credibile giacchè non solo ha dato alla stampa il suo parere, che manuscritto ci inviai, ma altresì vi ha fatto una aggiunta sotto nome di Marco Chillenio, che oltre l’essere’anco di peggior tinta del parere è oltremodo stomachevole, e ce ne invierò una copia soltanto perché abbia il divertimento di fare una risata, sulle ignoranti, non meno, che stomachevoli cose, che in essa si contengono. Volevo passar sopra a tutto, senza risponderle in niente, ma non potendomi più contenere conviene lo faccia, solo per porre sempre più in derisione un uomo di si guasta fantasia”. (continua)

Loreto Giovannone