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Uomini della soglia portali verso il futuro

DIACONI. Sette nuove candidature in Cattedrale di permanenti

Il primo della lista è stato Bruno Suzzi. Era il 1981, Bruno – parrocchia della Risurrezione di Rimini – operaio piastrellista è rimasto vedovo con quattro figli di cui due gemelli di 5 anni. Uomo di fede generoso ed equilibrato, è diventato una bella, luminosa figura di diacono.

Attualmente i diaconi permanenti della Diocesi di Rimini sono 64 ma la squadra è in procinto di aumentare i suoi componenti. Altri sono in via di formazione, frequentando l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli”, e seguiti nel percorso dal Delegato diocesano. Domenica 22 giugno, alle ore 18 in Cattedrale, nel corso dell’Eucaristia saranno presentate le candidature di altri sette futuri diaconi. Enrico Balestri viene da Bordonchio, Massimo Gasperoni da San Mauro Pascoli, Paolo Grandicelli da San Martino dei Mulini, Alessandro Perazzini è di Corpolò, Raffaele Russo della Colonnella, Manuel Semprini è di San Raffaele, Matteo Semprucci di Cattolica.

Ministro ordinato “non per il sacerdozio” ma per servire, il diacono permanente nella Chiesa è segno del servizio di Cristo che serve. Con la sua vita, “ e con la sua attività, – spiegava don Tonino Brigliadori, per anni Delegato del vescovo per il Diaconato permanente nella Diocesi di Rimini – il diacono aiuta la Chiesa e ogni cristiano nella dimensione del servizio”.

Il ministero del diaconato permanente rappresenta, secondo una bell’identikit stilato dai Vescovi dell’Emilia-Romagna, “ uno dei doni più preziosi che lo Spirito del Signore risorto abbia fatto rifiorire e fruttificare negli ultimi decenni nelle nostre Chiese particolari”.

Sostenuti dalla grazia sacramentale, come insegna il Concilio Vaticano II, nella ‘diaconia’ della liturgia, della predicazione e della carità servono il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio. È ufficio del diacono amministrare il battesimo, conservare e distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il matrimonio, portare il viatico ai moribondi, leggere la Sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura.

Sono inoltre chiamati, in particolare, agli uffici di carità e di assistenza.

Per i diaconi permanenti ci sono poi, campi nuovi di azioni pastorale, in particolare verso le «periferie esistenziali » di cui ha sempre parlato Papa Francesco: prendersi a cuore le carceri, gli emarginati, i poveri, i giovani, i malati in ospedale e nelle case di cura e lungodegenti.

Normalmente i diaconi permanenti prestano servizio nella carità o in ambiti pastorali in parrocchia e in diocesi. “ Con la sua vita, il diacono, «uomo della soglia» – spiega don Giampaolo Bernabini, Delegato diocesano per il diaconato permanente – richiama ad essere a servizio gli uni degli altri e al servizio della comunità e del mondo”.

Il compito primario e qualificante assegnato al diacono è la missione di annunciare il Vangelo. Una missione che non può rimanere circoscritta alla sola sfera liturgica, ma prosegue e si dilata a tutte le realtà che un diacono vive.

Qual è l’ambito di servizio prevalente? La gran parte è impegnata nella liturgia (25%), cui fa seguito la catechesi/iniziazione cristiana (19%) e la Caritas (14%). Anziani e salute occupa il 10% dei diaconi, famiglie l’8%, i giovani il 5%.

Ai diaconi i Vescovi dell’Emilia-Romagna hanno di recente indirizzato una lettera, che si conclude con un sogno. Quello di una Chiesa che, in un mondo troppo spesso lacerato da paure, fragilità e aspri conflitti, “ sappia innescare processi di audace speranza, di inossidabile fiducia, di pace autentica e duratura. Anche in forza della variegata ricchezza di ministeri e di molteplici carismi”.