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Una nuova sobrietà per abitare la terra

Si è celebrata lunedì 1° settembre la terza Giornata per la salvaguardia del creato che quest’anno avrà per tema: “Una nuova sobrietà, per abitare la Terra”. A livello diocesano, vista anche la difficoltà della data per le nostre comunità impegnate nel servizio turistico o nei campeggi, si è pensato che sia importante che ogni realtà ecclesiale possa proporre il tema della giornata con varie iniziative, durante il mese di settembre oppure in un momento dell’anno più opportuno (per esempio nel periodo di primavera).

L’invito ad una “conversione ecologica”
Per la Giornata la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e la Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo hanno elaborato un messaggio. “Oggi la Terra – scrivono i vescovi – è minacciata da un degrado ambientale di vasta portata”. “Siamo consapevoli che tale situazione dipende da numerosi fattori storici e culturali: tuttavia, essa è indubbiamente collegata a comportamenti e stili di vita ormai tipici dei Paesi più industrializzati e che gradualmente si stanno diffondendo anche in altre aree”. Da qui l’invito ad una “conversione ecologica”. Secondo i vescovi italiani, “un efficace rinnovamento delle pratiche – personali, familiari e comunitarie – non potrà realizzarsi senza una vera e propria ‘conversione ecologica’, cioè senza uno sguardo rinnovato sulle nostre esistenze e sui beni che le caratterizzano”.

A Napoli l’iniziativa nazionale
Le due commissioni episcopali organizzeranno il 13 settembre a Napoli un incontro nazionale dedicato ai temi della Giornata. “La scelta di Napoli per un’iniziativa sui temi dell’ambiente – spiega mons. Paolo Tarchi, direttore dell’ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro – credo non abbia bisogno di commenti. Tuttavia è nostra intenzione non tanto fare l’ennesima denuncia, ma indicare piuttosto valori e pratiche che consentano di restituire a una città straordinaria la sua bellezza. In questo senso, Napoli è un caso emblematico di una realtà più vasta, che abbraccia tutto il nostro Paese”. All’iniziativa interverranno gli esponenti delle chiese cristiane in Italia: mons. Vincenzo Paglia per la Cei, il metropolita ortodosso Gennadios Zervos (Patriarcato ecumenico di Costantinopoli) e Domenico Maselli della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Si concluderà con una preghiera ecumenica presieduta dal card. Crescenzio Sepe.

Intervista a mons. Paolo Tarchi

Perchè la Chiesa punta ad una conversione “ecologica”?
“Si tratta di una conversione culturale che in questi anni ha coinvolto e richiamato l’attenzione non solo dei giovani. Si è capito ormai che per risolvere la questione ambientale in tutta la sua complessità occorre combattere alla radice la logica dell’uso e getta. Una logica che chiede di essere ripensata anche alla luce di fenomeni nuovi che stanno esplodendo. Napoli ne è un esempio ma è una situazione in ebollizione che si registra un po’ dappertutto nel Paese con la crescita incondizionata ed esponenziale dei rifiuti. Questo fenomeno pone a nostro parere delle domande serie su come utilizziamo le risorse, incominciando a ragionare insieme su un approccio diverso alle cose che usiamo e come le usiamo. C’è poi una riflessione più profonda che è quella di recuperare uno sguardo armonico sul mondo che ci circonda. Significa cioè che occorre comprendere che il nostro modo di vivere e le nostre scelte hanno bisogno di un respiro più profondo e ampio e non si esauriscano nel possedere e nel consumare le cose all’istante”.

Quale messaggio emerge per Napoli e l’emergenza rifiuti?
“Il messaggio non parla espressamente di Napoli. Si dice però con chiarezza che i rifiuti sono il risvolto della cultura ‘usa e getta’. È necessario allora cambiare questo tipo di stile di comportamento e di ripensare il nostro rapporto con le cose ma anche i bisogni che ci spingono ad utilizzarle. Dall’altro lato credo che le nostre città hanno anche bisogno di riscoprire la loro storia e le loro bellezze dentro le quali la vita cresce e si sviluppa. Certo, se ci sono delle emergenze occorre risolverle a vari livelli. Certamente ci sono delle responsabilità di chi ha un compito amministrativo ma c’è anche un lavoro di educazione che non può non coinvolgere le singole persone e le singole famiglie. Le nostre realtà ecclesiale che hanno nella loro radice più profonda questa cultura della creazione, si sentono in questo senso particolarmente chiamate in causa”.

Quale contributo sta dando la Chiesa in questo contesto?
“La riflessione e l’attenzione ai temi della casa comune stanno suscitando un interesse crescente e mi pare che in questo, un grande aiuto sia venuto prima dal magistero di Giovanni Paolo II e adesso con Benedetto XVI che continuamente richiama a questa attenzione. Credo che questi due papi abbiamo messo in moto tutta una serie di attenzione che poi i vescovi italiani hanno in qualche modo declinato indicendo per il primo Settembre una Giornata nazionale per la salvaguardia del creato da celebrare in tutte le diocesi italiane. In questi anni abbiamo visto che stanno crescendo le iniziative promosse a livello diocesano, parrocchiale e associativo. Stiamo registrando anche un interesse crescente per la questione ambientale anche dal mondo teologico”.