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Una comunità in… campo

L’elegante arco romano collocato, negli ultimi anni, al termine di via Garibaldi, di fronte alla chiesa di San Gaudenzo, segna il confine nord del Borgo Sant’Andrea o Borgo Mazzini. Qui ha inizio anche l’omonima parrocchia dedicata al patrono della Città.
Monsignor Aldo Amati, successore di mons. Alvaro Della Bartola, è qui parroco dal 2008, dopo il lungo servizio diocesano come Vicario generale. In quattro anni ha avuto modo di conoscere questa numerosa e attiva comunità, dando ulteriore impulso alle iniziative promosse dai suoi predecessori.

Lasciamo a don Aldo stesso il compito di presentarci la sua parrocchia.
“La Parrocchia San Gaudenzo, nata nel Borgo Sant’ Andrea, si estende oggi verso Sud, per l’urbanizzazione di terreni ex industriali ed agricoli. Ha una popolazione di circa 7000 abitanti: il numero è approssimato per difetto. Non è una popolazione molto giovane; lo dimostra il fatto che il numero annuale dei morti supera quello dei battezzati.
La popolazione ha registrato, negli ultimi anni, un’accelerazione nei processi di cambiamento sociale e culturale dovuti a nuovi insediamenti abitativi che hanno richiamato nuovi residenti; all’incremento significativo di persone e famiglie straniere, appartenenti a culture e religioni diverse; all’aumento considerevole di famiglie non unite dal matrimonio canonico; non ultime alle difficoltà di ordine economico, mancanza di lavoro, aumento delle situazioni di solitudine.
Almeno 900 sono gli stranieri, per la maggior parte non cattolici; abitano nelle case più vecchie e modeste”.

Certamente non si può dire che sia una realtà facile, almeno dal punto di vista sociologico.
“È evidente. Questa situazione ha un’incidenza nelle relazioni fra le persone, costringe a riflettere, spesso rende necessario un cambiamento nel modo in cui ci si pone”.

E dal punto di vista pastorale?
“L’impostazione pastorale e spirituale della Parrocchia, almeno come impegno, è definita nella nostra programmazione: impegno pastorale sul modello catecumenale; vita e pastorale pensate e articolate in tre aree (Evangelizzazione: annuncio, catechesi, formazione, parola di Dio; Liturgia, sacramenti, preghiera; Comunione fraterna e vita comunitaria); unità di cammino di tutti gli ambiti pastorali.
Il clima spirituale si fonda sulle dimensioni oggettive della liturgia, della Parola di Dio, della vita parrocchiale; quest’ultima è sostenuta da numerose iniziative, e da una costante proposta di relazioni amicali.
La scelta più significativa è di aver favorito la responsabilità dei laici assegnando loro compiti che prima non svolgevano e che suggeriscono l’idea di un cantiere in cui tanti si danno da fare, in ruoli diversi, ma con un progetto chiaro, unico e ben disegnato. La proposta di servizio alla vita della comunità e alla sua missione è frequentemente rinnovata, anche a persone modeste, eppure disponibili; l’impegno viene poi sostenuto con momenti di preparazione e di preghiera, a seconda degli ambiti di servizio”.

Puoi farci un esempio concreto di questa responsabilizzazione dei laici?
“Il primo ambito che mi viene in mente è la visita alle famiglie in preparazione alla Pasqua, svolta appunto dai laici (oltre che dal parroco): è l’iniziativa più nuova e coinvolgente. Rappresenta un momento privilegiato che oltre ad esprimere vicinanza alle famiglie della parrocchia, mostra una comunità viva e responsabile; è l’occasione per invitare a partecipare alla vita della comunità e alle attività che meglio rispondono alla condizione della famiglia visitata (presenza di fanciulli, giovani, anziani, persone sole, ammalati ecc). Il parroco visita e benedice ogni anno circa un terzo delle famiglie (due contrade); le altre sono visitate dai “visitatori” laici”.

Don Aldo, perdonami se, per la complessità e l’abbondanza di iniziative, vado girovagando qua e là. A proposito di laici, raccontaci un momento della loro formazione.
“Certamente molto significativo, da questo punto di vista, è il Corso di Formazione Biblica, giunto al 5° anno. Un corso che ha dato buoni risultati. Gli iscritti sono circa 120, con una frequenza media che supera l’80% . Il corso si svolge nel pomeriggio e si ripete alla sera per favorire la partecipazione di tutti. Nel pomeriggio l’età è medio alta; più bassa, per ovvi motivi, dopo cena. Le 10-11 lezioni (di un’ora e mezza ciascuna) sono svolte dal parroco, non perché si pretenda esperto di Bibbia, ma perché cerca di studiarla per i parrocchiani e di camminare con loro nella comprensione di testi affascinanti e non sempre facili; sempre però fecondi sul piano spirituale ed ecclesiale. I temi dei singoli anni: San Paolo; lettera ai Romani (due anni); Vangelo di Giovanni (due anni); lettera agli Efesini (quest’anno). L’approfondimento dei testi biblici è divenuto per molti una sentita necessità”.

Proseguendo a mo’ di esemplificazioni, immaginando che in parrocchia ci siano tanti Gruppi attivi in tanti ambiti della vita associativa o di servizio, ce ne puoi presentare uno un po’ fuori dal normale?
“Un po’ fuori dal normale, ma che dovrebbe essere normalissimo, è il Gruppo «Nuove Frontiere».
La luce del Vangelo illumina tutti gli aspetti della vita, compresi gli ambiti della vita sociale, dell’economia, della bioetica. La Dottrina sociale della Chiesa sollecita i fedeli e tutti gli uomini di buona volontà a riconoscere e promuovere i valori umani ed evangelici in ogni ambito della vita umana. Il Gruppo di servizio Nuove Frontiere vuole esprimere la responsabilità educativa della parrocchia, promuovendo iniziative ispirate alla Dottrina sociale della Chiesa. Il Gruppo non ha alcuna finalità politica, non assume posizioni di carattere politico e non si fa strumento per opinioni di parte: propone momenti di approfondimento, di riflessione, di discernimento, di preghiera”.

Anche nell’ambito della pastorale della famiglia, come anni fa ho avuto modo di conoscere direttamente, c’è un gruppo “speciale”.
“Penso che intenda riferirti al gruppo «Famiglie Separate Cristiane». Purtroppo quest’anno ha subìto una battuta d’arresto. Intendiamo ripartire con iniziative promosse dalla parrocchia, con l’invito diretto alle coppie non unite nel sacramento del matrimonio che gravitano nell’ambito parrocchiale; il prossimo appuntamento sarà una Messa la sera di venerdi 14 dicembre. Potrebbe rinascere il gruppo Famiglie Separate Cristiane, o almeno un gruppo di servizio per promuovere momenti di preghiera e di confronto con queste coppie”.

Come puoi capirmi, e sicuramente capiranno anche i tuoi parrocchiani, in questo poco spazio non possiamo raccontare tutta la vita della parrocchia, delle Contrade, della pastorale familiare e delle attività associative e catechistiche, del Circolo Anspi e dell’Agesci, del Centro Caritas, del Giornalino, del gruppo liturgico ed ecumenico, del Centro missionario … Però neanche possiamo andare via da San Gaudenzo senza dire qualche parola sul “Campo Don Pippo”.
“Il Campo Don Pippo è praticamente la nostra valvola di sfogo, soprattutto nel periodo primaverile ed estivo. Qui in città gli spazi sono ridotti ed estremamente sacrificati. Il Campo don Pippo è un’importante risorsa pastorale rivolta a tutti; è importante che chi arriva al Campo, possa sentirsi accolto e voluto bene. Sono molti coloro che lo frequentano, soprattutto nelle domeniche estive, sperimentando quel clima comunitario e sereno che sentiamo come la testimonianza più importante.
Nel clima culturale di sbandamento estivo, di abbandono della pratica religiosa e di allentamento dei rapporti parrocchiali, il Campo don Pippo, non senza fatica, diventa per noi un vero salvagente. Così cerchiamo di valorizzare il Campo per rendere significativo anche in estate il Giorno del Signore come giorno dell’Eucaristia, della comunità, della festa. Di fatto la Messa al Campo è frequentata e seguita, anche da persone di altre parrocchie; segue la cena insieme e lo spettacolo serale, spesso proposto da gruppi parrocchiali. Molto più difficile, specialmente nei mesi più caldi di luglio e agosto, valorizzare il tempo del pomeriggio prima della Messa. Come tutte le iniziative della parrocchia, anche questa va continuamente riproposta e sostenuta”.

L’esile e fragile figura di don Pippo, divenuto ormai una robusta quercia, non lascerà certamente cadere una così splendida ed invidiabile iniziativa.

Egidio Brigliadori