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Una carità tutta da vivere

“Dedico questo incontro a Lorraine perché il suo sorriso ci punga quando chiudiamo il cuore alle necessità dei fratelli”. Così il vescovo Francesco ha cominciato il suo discorso in occasione dell’inizio dell’anno pastorale Caritas, il 19 settembre.
Lorriane è una ragazza dello Zimbabwe, venuta in Italia nel 1997 con il progetto ‘Operazione Cuore’ e deceduta a inizio settembre.
“Lorraine ci dice molto della Caritas diocesana ed è uno stimolo per tutta la Diocesi”.
Il tema dell’anno pastorale Caritas è “E di me sarete testimoni: comunione, collaborazione, servizio”.
Sono stati un centinaio i volontari e gli operatori intervenuti all’assemblea. Il Vescovo ha introdotto la riflessione con una domanda: “Da dove parte il fuoco della comunione?”. Parte dall’amore di Dio. Allora fissiamo i nostri occhi sulla SS. Trinità; tre fiamme distinte: Padre, Figlio e Spirito Santo. Tre persone che non si sommano, ma sono con le altre, per le altre, nelle altre.
Con, Per, In sono le preposizioni della Trinità.
La carità è un tripode che sostiene un braciere dove si accende il fuoco della comunione. I sostegni del tripode sono tre: la Parola di Dio, l’Eucarestia e la Carità. Cosa sarebbe la Caritas se non vivesse la carità? Su questo tripode si accende il fuoco della comunione. Ci sono tre fiamme:
1. reciprocità: viene citata spesso nel nuovo testamento: “gli uni gli altri”.
2. corresponsabilità: la collaborazione come cooperazione cioè tutti sono responsabili, è un gioco di squadra dove il fine è condiviso.
3. gratuità: cito un passaggio di don Oreste ‘la gratuità non è rispondere a un diritto dell’altro, ma rispondere a un suo bisogno’.
La dimensione comunitaria del servizio è stata sottolineata anche da suor Cristina che ha presentato le figure di san Vincenzo e santa Luisa de Marillac, fondatori delle Figlie della carità, in occasione del 350° anniversario della loro morte.
“S. Vincenzo – ha detto suor Cristina – voleva fare bene il suo servizio e collaborava con tutti. Per fare un servizio fatto bene ci deve essere, prima di tutto, collaborazione nel gruppo dei volontari. Prima di tutto ci devono essere carità e mitezza tra i volontari e poi con i poveri. A san Vincenzo stava a cuore la vita delle persone che soffrono ogni giorno. San Vincenzo fa una scelta che è quella di stare con i poveri così come deve fare la Chiesa cioè stare in mezzo alle persone. Per essere vicino alla gente è necessario scegliere la via della piccolezza. Noi come andiamo incontro all’altro?”.
Un cammino condiviso è anche quello che viene evidenziato negli undici incontri che ogni anno vengono svolti nelle zone pastorali della Diocesi, occasione di riflessione sul tema scelto di volta in volta. Massimiliano Filippini del laboratorio Caritas parrocchiali ha sottolineato che questi incontri sono una tradizione che si consolida. Sono momenti che permettono un confronto sul tema scelto, l’integrazione delle esperienze delle singole Caritas parrocchiali. “Gli incontri nelle zone, inoltre, valorizzano il lavoro del Centro di Ascolto che è il tratto distintivo della Caritas, l’anello tra l’aspetto assistenziale e la parrocchia; sono una verifica del cammino che facciamo insieme, che viene reso visibile nel Rapporto sulle povertà, pubblicato ogni anno dall’Osservatorio diocesano”.

Letizia Rossi