Home Editoriale Un voto “non rinunciabile”

Un voto “non rinunciabile”

Non è nuova l’abitudine di tirare i vescovi per la giacchetta in occasione delle elezioni. Ed è accaduto anche questa volta. È bastato che il cardinal Bagnasco, nella sua amplissima analisi critica della situazione italiana, all’inizio dei lavori del Consiglio permanente Cei, riaffermasse, com’è consuetudine per i vescovi, il valore della vita fra i principi “non negoziabili” che i commentatori leggessero l’intervento come uno sponsorizzazione del centrodestra. Passavano non più di 24 ore e un documento dei vescovi liguri, primo firmatario lo stesso Bagnasco, affermava di fatto che non esistono valori di serie A e serie B e che la vita è vita, sia nell’accoglienza del bimbo nella pancia della madre che dell’immigrato, sia nella famiglia fondata sul matrimonio che nel diritto al lavoro e alla casa. E i commentatori a gridare: dietrofront della Cei, per la forte resistenza interna allo stesso mondo ecclesiale.
In realtà i cattolici vivono un momento di grave imbarazzo. I Vescovi giustamente indicano i “valori non rinunciabili”, ma pare difficile, nell’attuale polarizzazione, trovare lo schieramento che li esprima tutti. Infatti la destra sembra più vicina ai valori etici, la sinistra a quelli più sociali. Ma a guardare bene, gli schieramenti sono molto trasversali. Fini uno dei due fondatori del Pdl, per fare un solo esempio, sembra oggi molto vicino alla sensibilità cattolica sui valori sociali, ma parecchio lontano su quelli etici. Che fare dunque? Non andare a votare per rimanere coerenti fino in fondo ed esprimere così il proprio dissenso? Turarsi il naso e votare a destra o sinistra? Oppure dare un voto alla protesta e contro il bipolarismo? O semplicemente confrontarsi sui contenuti di elezioni amministrative, lasciando i grandi temi ai confronti nazionali? La strada che i vescovi indicano è comunque quella dell’impegno. Non più di un mese fa la Cei pubblicava un documento per comunicare tutto il suo sconforto di fronte ad una certa classe politica, sottolineando la necessità dell’avvento di una nuova generazione di persone dedite più al servizio della società che ai propri affari. Come dire: anche fare una buona politica è difendere la vita.

Giovanni Tonelli