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Un dono da meritare

Questo numero monografico celebra la Rimini che legge e che studia; una parte di città che è più numerosa di quello che si vuol far credere e che ha nella Biblioteca Gambalunga il suo baluardo simbolico e il suo orgoglio. Rimini (e non da oggi) è città d’arte e di cultura per i suoi monumenti romani, la sua pittura trecentesca, gli edifici malatestiani (il Tempio soprattutto), la ricca pinacoteca e i suoi Musei (visibili o nascosti), le sue chiese bellissime e gravide di capolavori. E da 400 anni lo è anche grazie alla sua Biblioteca, la più antica tra le civiche d’Europa: figlia di un tempo difficile in cui però chi avesse conquistato grandi ricchezze, sentiva spesso l’obbligo, o meglio il desiderio, di nobilitarsi attraverso la cultura e la conoscenza, e di condividerle.

Di questi magnanimi fu Alessandro Gambalunga, di umili origini, malgrado l’ingente patrimonio del padre, una laurea in diritto civile e canonico e un matrimonio nobiliare. Nel 1617, due anni prima di morire, compì un gesto di aristocratica larghezza, lasciando per testamento alla Città, il grande edificio e la sua splendida collezione di libri (1438 volumi e 2000 opere a stampa) meravigliosamente rilegati con lo stemma di famiglia, stabilendo una rendita per aumentarne le raccolte e uno stipendio per assumere un bibliotecario, da scegliersi tra persone di lettere più adatte e preparate. Oggi la Gambalunga permette di accedere centinaia di migliaia di volumi e a una ricchissima collezione di oggetti d’arte, immagini, fotografie, dati, carte di studio, documenti. E questo anche senza considerarne i più pregiati tesori, i 60.000 volumi antichi a stampa e i 1350 codici, tra cui molti illustrati da superbe miniature. C’è da chiedersi, se, a quattro secoli dalla sua istituzione, abbiamo saputo meritarci un tale dono.

Non mi sembra, infatti, che la Gambalunga sia in cima ai pensieri della Città, cui spetterebbe l’onere d’immaginarne il futuro, l’ampliamento degli spazi, la valorizzazione delle risorse: nessun altro tema culturale è così urgente. In Biblioteca si legge e si studia, ci si confronta con i grandi temi, si discute e si dibatte, si genera aggregazione sociale tra età e culture distanti, si forma il cuore pensante e consapevole della società. Qui si fa esperienza concreta della tradizione, della conservazione e dell’accrescimento dei saperi che, a dirla con Pasolini, è poi il vero progresso, che apre orizzonti, contrapposto al crudo sviluppo che abbaglia.

Alessandro Giovanardi