Dopo la vendemmia disastrosa di un anno fa è arrivato finalmente il momento di brindare per i produttori vitivinicoli riminesi. Il vino targato 2015 si preannuncia all’altezza delle aspettative dei palati più raffinati anche se l’ultima parola la diranno solo i vini rossi e soprattutto lui, il signor Sangiovese che copre il 60% della produzione nostrana, per il quale saranno decisive le prossime settimane. Tra gli oltre 2.300 ettari di vigneti coltivati in provincia (circa 1.500 dal sapore Doc) si tirano con soddisfazione le prime somme sui bianchi e ci si prepara con ottimismo alla raccolta delle prime uve rosse mature (Merlot), non senza gettare uno sguardo al meteo e incrociare le dita: “Anche solo un quarto d’ora di grandine, nei prossimi giorni, potrebbe cambiare tutto” sottolinea >Lorenzo Falcioni, presidente di CIA. In provincia di Rimini la produzione media annua di uva è di circa 204mila quintali, per 140mila ettolitri di vino. Se dal punto di vista quantitativo il 2015 non brillerà, restando in linea su per giù con i numeri del 2014, è la qualità di questa vendemmia che, secondo le associazioni ed i produttori locali, farà veramente la differenza.
“Il vino di quest’anno avrà una corposità e dei profumi stupendi – è già pronto a brindare il presidente della Strada dei Vini e dei Sapori di Rimini Gaetano Callà -. In certe aree della nostra provincia i grappoli sono fantastici e le ultime piogge hanno fatto più che bene alle viti”. I produttori, pur condividendo l’entusiasmo, preferiscono per ora rimanere con i piedi per terra. “Ad oggi, dopo aver iniziato con le vinificazioni bianche e qualche rosso internazionale, la vendemmia si presenta molto buona. Aspettiamo e speriamo per i Sangiovesi” afferma Sandro Santini della Tenuta Santini di Coriano che, complessivamente, produce 2.000 quintali di uva l’anno. “È indubbiamente un’annata non paragonabile alle ultime due, anche se non super produttiva – sottolinea Davide Bigucci del Podere Vecciano -: la qualità c’è, il grappolo è integro e l’aspetto esteriore è bellissimo”. Bigucci però, come ogni produttore che si rispetti, sa anche che l’occhio non basta: saranno l’acidità, il Ph ed il contenuto zuccherino a giocare, alla fine della partita, un ruolo decisivo. “Se vogliamo proprio essere pignoli– aggiunge – il caldo torrido di questa estate ha compromesso leggermente la parte aromatica dell’uva. Pagheremo forse qualcosa nella fragranza e nei profumi perché il frutto è già oggi estremamente maturo. Noi cerchiamo, nel limite del possibile, di raccoglierlo subito”. C’è poi da considerare che per far fronte alla siccità di luglio molte aziende sono dovute ricorrere (aumentando i costi) ad irrigazioni di soccorso. “Noi ne abbiamo fatte due, poi per fortuna ha piovuto” conclude Bigucci.
C’è poi da distinguere l’azienda con una sua cantina, che trasforma e commercializza direttamente il prodotto (una cinquantina in provincia) dal piccolo viticoltore che si riversa sulle cantine sociali, il cui destino dipende molto dai quantitativi annuali. Pure su questo fronte si respira più ottimismo rispetto agli ultimi anni, anche se i bilanci finali si potranno fare solo una volta che i piccoli viticoltori avranno un’idea chiara dei prezzi stabiliti dalle cantine sociali. “L’anno scorso c’era stato un calo, quest’anno se i prezzi di liquidazione dell’uva restano dai 30 ai 40 euro al quintale, allora andiamo abbastanza bene” afferma Roberto Bacchini di Confagricoltura. Che aggiunge: “Per lo Chardonnay l’annata è particolarmente gradevole, la quantità è sugli 80-90 quintali a ettaro, quindi nella media, mentre la qualità va dagli 11 gradi in sù. Per i rossi si parte nella prima decade di settembre con una resa di 110-120 quintali a ettaro e gradazioni a seconda delle zone e delle tipologie”.
Ottimista è anche Daniele Rossi, responsabile tecnico della Cantina sociale dei Colli Romagnoli di Ospedaletto. “Dopo una primavera piuttosto piovosa, il meteo di questa estate è stato favorevole, a parte alcune aree del territorio storicamente più difficili, come quelle argillose dell’alta collina. Il clima torrido di luglio, in particolare, ha creato un po’ di stress idrico alle viti, ma le ultime piogge sono arrivate nel momento giusto”. Una cosa è certa: “Prima di parlare di «vendemmia del secolo» bisognerà vedere i prossimi giorni. L’uva è sanissima ed i quantitativi sono nella media. Un aspetto positivo, per i bianchi, sono le forti escursioni termiche di questo periodo, che influiscono positivamente sulla maturazione aumentando le caratteristiche aromatiche. Quanto ai rossi – aggiunge il responsabile dei Colli Romagnoli – si registra un’uva altrettanto sana e con una buona gradazione alcolica, superiore anche di un paio di gradi rispetto all’anno scorso”. Non basta: “La maturazione completa delle uve rosse di qualità superiore arriverà intorno al 20 di settembre. Auspichiamo un altro mese di escursione termica e sole, senza piogge e soprattutto grandine”.
Parla di un’annata positiva anche Roberto Dragoni di San Patrignano che produce, complessivamente, qualcosa come 8.500 quintali di uva l’anno su 100 ettari di vigneto. “Quest’anno ci attesteremo sugli 8.000 perché l’uva è meno carica, avendo piovuto di meno. Ma la qualità c’è tutta”. A SanPa sono state raccolte finora le bianche Chardonnay e Sauvignon “e qui non si registrano cali quantitativi”. E i rossi? “L’uva è un po’ più secca, con una buccia un po’ più spessa e meno succo. I prossimi giorni saranno decisivi per il livello di maturazione ed il grado zuccherino. Si partirà a breve con i Merlot per arrivare ai Sangiovesi da metà mese”.
Alessandra Leardini