Home Attualita Un amore “controvento” un figlio Benedetto

Un amore “controvento” un figlio Benedetto

Incontro Silvia e Adriano nella Parrocchia “Gesù Nostra Riconciliazione” di Rimini, al termine di una Santa Messa in cui il parroco don Domenico Valgimigli ha lasciato loro spazio per una testimonianza. Li avvicino mentre un frugoletto, beato tra le braccia della mamma, sembra quasi chiedere : “ok è tutto bello, ma quando si comincia la pappa?”.
Silvia Lazzati, 39 anni, da sempre vive a Riccione. Adriano Longo è invece cresciuto a Rimini, con i suoi 37 anni è l’ultimo di dieci fratelli. Il piccolo che ha catturato fin da subito la mia attenzione è Claudio Benedetto Francesco, nato il 18 agosto 2013. Questo splendido bambino avrebbe potuto “tranquillamente e semplicemente” non esserci, se solo i suoi genitori avessero ascoltato i “consigli” di tanti uniformandosi a una mentalità, come quella corrente, che offre spazio alla natalità solo se “si hanno le condizioni economiche e sociali per mettere al mondo un bambino”.
Entrambi hanno sempre “sgobbato” senza mai tirarsi indietro. Silvia ha lavorato soprattutto con anziani o bambini, ma ha fatto anche l’operaia nelle catene di montaggio e in fonderia, la cameriera e la raccoglitrice di frutta. Adriano invece ha cominciato da venditore de La Gazzetta degli annunci, per poi occuparsi della raccolta e gestione degli spazi pubblicitari. È anche stato impiegato nel settore arredamenti e ha avuto esperienze all’estero come barista e piazzaiolo.
Come troppo di frequente capita, Silvia è stata licenziata dal lavoro precario che svolgeva, allorquando ha reso noto di essere incinta, mentre lui attualmente è impegnato part-time (ma per fortuna “in regola”) con una ditta di pulizie. Venti ore a settimana sono per Adriano davvero insufficienti per andare avanti e quindi non disdegna affatto di essere chiamato per qualsiasi altro tipo di lavoro. Silvia cerca invece di arrotondare, quando riesce, con qualche assistenza o qualche lavoro domestico.

Come vi siete conosciuti?
“Di fronte alla Parrocchia di S. Agostino. Lui era in bici e mi domandò qualcosa, non ricordo precisamente. Abitavamo non lontano l’uno dall’altro, ma non avevamo mai scambiato una parola. Da anni ero solo – racconta Adriano – perché non vivevo più in famiglia. Del resto mio padre ci aveva abbandonati quando avevo appena dieci anni. Ero molto deluso dalla vita”.
“Io invece avevo vissuto un matrimonio infelice, con un marito che mi picchiava, si ubriacava e faceva uso di cannabis – aggiunge Silvia -. Ero arrivata a pesare 144 chili”.

Quando avete scoperto di aspettare un bambino vivevate una situazione non certo rosea dal punto di vista lavorativo. Come avete affrontato questo momento?
“Era novembre 2012. Quando al test di gravidanza sono risultata positiva è stata la disperazione. Abbiamo preso appuntamento con il consultorio per avviarci all’aborto. Poi Adriano si è opposto. Quel giorno, in consultorio, abbiamo dichiarato che quel bambino avremmo desiderato farlo nascere, anche se economicamente non avevamo possibilità di tenerlo e farlo crescere.
Adriano è nato dopo una lunga serie di aborti (ben nove) cui la madre si è sottoposta. Il medico le aveva riferito che un’ulteriore interruzione della gravidanza avrebbe potuto procurarle, con molte probabilità, la morte”.

Cosa è successo allora?
“Dopo una settimana, tornati al consultorio, un’assistente sociale – viste le nostre ferme intenzioni – ci ha indicato la possibilità di rivolgerci al Centro di Aiuto alla Vita della parrocchia di S. Nicolò. Il Signore ha voluto che ci fossero sufficienti risorse per aiutarci con latte, pannolini e 150 euro al mese fino al compimento del primo anno di vita del bambino. Per noi era una base per cominciare a sperare. Al resto avrebbe pensato la Provvidenza”.

E per vivere?
“Siamo partiti dai mercatini dell’usato, avvalendoci degli scarti altrui. Tutto è cominciato dalla pulizia di una cantina. Tra i vari oggetti vi era anche una pialla antica, precisamente del 1926 (certificata di quell’anno) e così abbiamo pensato di venderla al mercatino. Al Signore abbiamo chiesto 80 euro per completare il pagamento dell’affitto e 80 euro sono stati esattamente quelli incassati. Anche i Servizi Sociali del Comune di Rimini, quando hanno potuto, ci hanno corrisposto degli affitti. Non mi vergogno di dire – sottolinea Adriano – che altre cose vendute al mercatino sono state da me recuperate persino rovistando nei cassonetti”.
“Per fortuna la gravidanza è stata tranquilla – commenta Silvia -. Così, nonostante la crisi che non ha risparmiato neanche la stagione estiva, sono scesa in spiaggia a proporre sculture di palloncini per i bambini. Al nono mese di gravidanza, la fatica e il caldo forte (percorrere tanta strada sotto il sole non è facile), mi hanno giocato un brutto scherzo. Ho avuto un malore e ho dovuto smettere, ma per fortuna ho potuto proseguire lo stesso lavoro ai tavoli di un ristorante che mi ha accolto per un’attività serale in condizioni ambientali di gran lunga più favorevoli”.

Ma ormai mancavano pochi giorni al grande evento…
“Esatto. Il 16 agosto sono stata ricoverata e il 18 agosto nostro figlio è nato. Il Battesimo gli è stato amministrato il 7 dicembre scorso a Riccione, presso la stessa Parrocchia dove avevo ricevuto la Prima Comunione”.

Ci sono particolari motivi per questo triplice nome? Benedetto e Francesco suonano come un duplice ringraziamento agli ultimi due Papi…
“Il nome Claudio lo avevo in testa sin da piccolo in riferimento a Baglioni, un cantante che ho sempre amato, fin da bambino – racconta Adriano -. Sarei davvero contento se riuscissi ad assistere con Silvia al concerto che terrà a Rimini il prossimo 3 maggio”. “Benedetto, invece – aggiunge Silvia – è perché abbiamo chiesto al Signore che nostro figlio, nato tra tante traversie, fosse da Lui benedetto. Infine Francesco, perché siamo devoti di San Francesco d’Assisi e quando quella sera di marzo di un anno fa, guardando la tv abbiamo appreso che il Papa si era imposto questo nome, allora abbiamo detto: «se il Signore vorrà, si chiamerà anche così». Ci è sembrato che la contemporanea presenza di due Papi – e che Papi! – nello stesso periodo storico, meritasse ampiamente questo piccolo riconoscimento familiare”.

A proposito di Papa Francesco, ho saputo che vi è capitato qualcosa che non dimenticherete facilmente…
“Le Suore dell’Immacolata, con le quali abbiamo trascorso in Convento anche l’ultimo Capodanno, ci hanno offerto il biglietto andata e ritorno per Roma e la prenotazione per assistere all’udienza del Papa dello scorso 5 marzo. Eravamo già con il cuore pieno di gioia e i battiti a mille, ma poi è accaduto quanto speravamo. Il Santo Padre, a bordo della ’papamobile’ ha preso in braccio Claudio Benedetto Francesco e ha guardato anche noi. Quel che abbiamo provato è un’emozione troppo forte da raccontare. Per noi è stato un ulteriore segno che il nostro bambino è stato davvero benedetto da Dio”.

Visto che qualche volta i desideri si avverano, cosa sperate ora?
“Di sposarci in Chiesa e consacrare il nostro matrimonio dinanzi al Signore e alla comunità (con la precedente unione Silvia era sposata solo civilmente, ndr.). Poi, naturalmente, la nostra speranza è quella di avere un lavoro più stabile, per una sicurezza economica maggiore per noi e il nostro bambino”.

La vostra vita testimonia come la presenza di Dio arricchisca ben oltre le “ricchezze” materiali. Cosa pensate della crisi che da lungo tempo angustia tante giovani famiglie come la vostra?
“La crisi non nasce come crisi economica, ne è la conseguenza. Si sono persi i valori della famiglia. Gesù ci chiede di testimoniare e così facendo, chi vive un problema analogo al nostro potrà dire: «Anche per me c’è speranza». A nostro figlio insegneremo che alla base di tutto c’è l’amore. Il resto è niente!”.

Tommaso Bianco