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Umano, biotecnologico, post umano?

A causa delle modificazioni del corpo e della mente, rese possibili dalle biotecnologie e dalle tecniche mediche, si parla del passaggio in corso dallo stadio dell’umano a quello post-umano (ad esempio F.Fukuyama nel suo Our posthuman future del 2002), vale a dire da quella dell’uomo sostanzialmente “naturale” nel suo sviluppo a quello della creazione di individui pluritrapiantati e dotati di una notevole quantità di protesi che ne migliorano le prestazioni o sostituiscono organi o funzioni carenti…
Sta nascendo insomma l’uomo “bionico”, un intreccio di macchinino e di biologico, di carne e di metallo, di silicio o di plastica, un individuo che potrà avere a disposizione una banca degli organi, dove acquistare pezzi di ricambio per parti del corpo usurate o che non piacciono più. Non si cambia o non si cambierà soltanto il corpo. Già oggi esistono farmaci psicotropi che, alla lettera, orientano l’animo in un determinato modo provocando una sensazione di benessere o, almeno, di alleviamento dell’ansia… “Esiste il rischio che – attraverso le biotecnologie e gli psicofarmaci – si possano controllare i corpi e le anime degli uomini?” si chiedeva il filosofo Remo Bodei nel volume Una scintilla di fuoco (del 2005).
Interrogativi – per certi aspetti anche inquietanti – che la Libera Università Popolare “Igino Righetti” ha girato al filosofo riminese Nevio Genghini, il quale tratterà il tema “Bioetica, biotecnologie e condizione post-umana” nella conferenza-dibattito in programma lunedì 12 marzo (alle ore 16) presso la sede di via Cairoli 69, a Rimini.
Genghini, insegnante al Liceo Classico ”G. Cesare”, ricercatore all’Università di Macerata, dottore di Filosofia della Politica presso l’Università di Urbino, docente di Storia della Filosofia all’Istituto Superiore Scienze Religiose “A.Marvelli” di Rimini, ha tutte le carte in regola per svolgere l’impegnativo tema e confrontarsi con diversi interrogativi, quanto mai attuali. Che cosa si intende per condizione subumana? Che rapporto ha questa prospettiva con lo sviluppo delle biotecnologie e con la farmacologia? E ancora, quali sono i rischi che comporta l’ipotesi di un mondo postumano, anche sotto il profilo politico?
Interessante sarà anche verificare con il prof. Genghini l’atteggiamento del credente di fronte a queste ipoesi che comportano una continua e sistematica manipolazione dell’umano e che mettono in discussione il tipo di umanesimo che si è realizzato in Occidente.

Tommaso Cevoli