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Terra di santi, luogo di pace

Le brume autunnali che di mattino coprono la valle, fanno apparire il “castello” di Saludecio come un’oasi accogliente e rassicurante. Sarà anche per l’intenso, avvolgente giallo delle foglie di tiglio che circondano le sue mura, o sarà per la raccolta piazza che vede, come dettava l’architettura medievale, la monumentale chiesa del beato Amato fronteggiare il palazzo del Comune e dare inizio alla caratteristica via centrale, coi suoi palazzi signorili e le altre case rigorosamente in mattoni. Saludecio del beato Amato, ma anche culla battesimale della beata Elisabetta Renzi e del beato Cipriano Mosconi: terra di santi e luogo di pace.

Da cinque anni è parroco di questa fortunata e santa terra il giovane don Daniele Giunchi, erede, insieme alla parrocchia di San Biagio, delle parrocchie di Sant’Ansovino-San Leone e Santa Maria del Monte-San Rocco.
“Un’eredità preziosa dal punto di vista spirituale ed un’eredità in movimento dal punto di vista sociale.
A Sant’Ansovino ho trovato il bel clima di preghiera coltivato e lasciato in consegna da don Tonino Pio Giuliani, l’ultimo parroco di quella comunità, vissuto e morto alla maniera del santo Curato d’Ars. La sua devozione alla Madonna l’ha trasmessa ai parrocchiani ed ha creato una rete di volontari della preghiera, distribuendo a ciascuno una particolare intenzione nella recita del rosario; così tutta la parrocchia pregava, e prega ancora, contemporaneamente per tutte le necessità della Chiesa e della loro comunità.
A S. Maria del Monte ho trovato invece l’eredità di don Lino coi sei appuntamenti mariani annuali, il 13 di ogni mese, da maggio a ottobre, in memoria delle apparizioni della Madonna a Fatima. Avevo paura che col tempo la devozione si sarebbe spenta, invece è continuamente in aumento, tanto che per la celebrazione della messa non basta più il piazzale di fianco alla chiesa, ma la gente invade anche la via circostante. E ci sono pellegrini che vengono anche nei giorno feriali e che protestano se trovano la chiesa chiusa.
A Saludecio, centro storico, abbiamo la presenza del beato Amato. La gente qui, fin da quando nasce, si può dire che respiri questa devozione. Lo vogliamo santo e tutti già lo chiamano santo. Non c’è occasione di festa o di lutto nella quale le persone non pensino ad offrire un fiore anche a lui: matrimoni, funerali, battesimi…”.

E dal punto di vista sociologico?
“Cinque anni fa mi è stata affidata una parrocchia di duemila abitanti circa; oggi ne conta tremila e ci sono ancora tante case vuote da riempire. Non è lontano il giorno in cui si giungerà a toccare i quattromila”.

Con Saludecio centro, Sant’Ansovino e S. Maria del Monte sei parroco di tutto il Comune…
“Quasi. Rimangono fuori solo le piccole frazioni di Cerreto e Meleto. Ma la maggior parte della popolazione si trova in queste tre località”.

E come riesci a servirle spiritualmente e pastoralmente?
“In primo luogo cerchiamo tutti quanti di sentirci un’unica famiglia. Questo ci aiuta nella collaborazione e nelle responsabilità. In secondo luogo cerchiamo di mantenere quelle tradizioni e peculiarità di ciascuna comunità, per non perdere il valore della territorialità. In questo i laici sono molto bravi ed impegnati in prima persona. In terzo luogo abbiamo studiato la distribuzione dei momenti liturgici in modo da garantire a tutti la possibilità di partecipazione… alla messa domenicale soprattutto. Così alla domenica e nelle solennità celebro messa alle 9 a Sant’Ansovino, alle 10 a Santa Maria del Monte, alle 11:15 e alle 16 a Saludecio centro. C’è un po’ da correre, ma mi incoraggia nella fatica il fatto che le chiese sono sempre piene”.

Tre parrocchie, un’unica parrocchia. Riesci a creare qualche spazio o momento di vita comune?
“I segni più significativi di unione, per ora, stanno nascendo dai piccoli. Coi bambini, oltre al catechismo che teniamo qui al centro, abbiamo intrapreso una iniziativa di doposcuola che vede la partecipazione di tanti ragazzi. Durante l’anno scolastico la cooperativa Millepiedi, in collaborazione con l’ASL, raduna dalle varie frazioni tutti i bambini che desiderano partecipare (e sono tanti!). Durante l’estate poi continuiamo con le attività ricreative estive. Questo è sicuramente un momento aggregativo che mette insieme i bambini, ma che sensibilizza anche i grandi”.

E i giovani?
“Da un po’ di tempo, e da quest’anno in modo autonomo, abbiamo formato un gruppo scout interparrocchiale. L’iniziativa è partita ai tempi di don Massimo Sarti ed è giunta a maturazione quest’anno. Tra Mondaino, Monte Gridolfo e Saludecio contiamo una settantina di ragazzi e giovani, con capi ben preparati e attivi”.

A Saludecio centro ci sono anche le Sorelle dell’Immacolata, dette le Suore di don Masi.
“Sono presenti con due comunità: una di servizio presso l’Ospizio del beato Amato. Lì le Suore fanno veramente un lavoro prezioso di assistenza umana e spirituale con gli anziani ospiti. L’altra comunità di Suore è qui in paese e gestisce una casa ristrutturata per accogliere gruppi per ritiri o momenti di condivisione. Quest’ultima realtà è particolarmente utilizzata dall’Ufficio di pastorale familiare diocesana.
C’è però un’altra presenza molto significativa, come testimonianza di carità e dedizione al prossimo, ed è la Comunità Papa Giovanni, presente con tre case famiglia. Lì la gente può vedere una carità concretamente vissuta e vedendoli sono stimolati all’imitazione. Senza contare poi che un loro responsabile è diacono (il diacono Pino Pasolini) e mi aiuta anche in parrocchia e alcune mamme fanno catechismo”.

Torniamo a parlare un momento del beato Amato e dell’importanza che riveste nella vita della parrocchia.
“Il beato Amato mi facilita certamente il lavoro pastorale. La devozione per lui rende la gente più sensibile e attenta alla dimensione religiosa. Questo non solo per la festa di maggio, ma durante tutto l’anno. I laici sono molto attivi e molto “gelosi” delle loro tradizioni per cui si spendono volentieri e con grande generosità. Alla domenica pomeriggio poi (e non solo a maggio) sono molti i pellegrini dalla Valconca e soprattutto dalle Marche che frequentano la nostra chiesa”.
Ecco appena qualche pennellata per tratteggiare questa comunità, raccolta attorno al suo “Santo”, nello sforzo di superare vecchi confini per cogliere l’essenziale della vita cristiana: la comunione nella stessa fede in Gesù. Buon cammino!

Egidio Brigliadori