Home Vita della chiesa Si spogliò di ogni bene per Amore

Si spogliò di ogni bene per Amore

A Roma siamo stati trattati davvero bene e con attenzione. Il Segretario della Congregazione per le Cause dei Santi mons. Marcello Bartolucci si è preso molto a cuore la figura del beato Amato e ci ha guidati fino alla santificazione”. A pochi giorni dalla canonizzazione, Luigi Calesini, vicepostulatore della causa, è davvero felice. Un lungo cammino si è concluso. “Credo che Roma abbia ben compreso il significato della vita di questo santo e anche la attualità del suo messaggio. Amato parla davvero anche a noi oggi”.

Secondo lei qual è il suo messaggio?
“Il concetto di dono e di spoliazione.” Mentre parla gira fra le mani un foglio fotocopiato.

“Questo è il suo testamento, l’atto di dono dell’ospizio ai benedettini, che ha la data del 10 gennaio 1292. È una donazione fatta mentre era ancora in vita. Con questo gesto, mettendosi l’abito benedettino, francescanamente si spoglia di tutto “spontaneamente e irrevocabilmente” e da padrone diventa servo… L’unica cosa che chiede è di essere sepolto nella chiesina dell’ospizio.
C’è una frase che particolarmente mi colpisce “e promette di essere valida e di non revocare anche se per qualche ingratitudine o per qualsiasi altra causa ve ne fosse ragione, tale donazione e offerta, sia della propria persona come delle sue sostanze. Si è davvero spogliato di tutto. Non chiede nulla per sè, ma solo di trattare bene gli ospiti”.

Perché Saludecio è così segnata da questo santo?
“Nel 1330 a causa di un incendio, il corpo viene trasferito nella Pieve di Saludecio. Già era vivo il culto di Amato, famoso per molte grazie. Da quel momento il corpo rimarrà nel cuore del paese anche se i benedettini cercheranno di riportarlo all’ospizio. Quando nel 1460 i monaci lasciano l’ospizio, Saludecio è la comunità che lo gestisce, attraverso un Priore. Sarà così fino ad oggi attraverso forme e modalità diverse, accogliendo, secondo i bisogni del paese, in tempi diversi, vecchi, bambini esposti, pie zitelle, andando incontro ai bisogni della popolazione, specie dei più poveri”.

Il cammino verso la proclamazione della santità è stato però assai lungo. Ripercorriamone le principali tappe.
“Per la gente di Romagna e Marche Amato era già santo. Già nel 1304, pochi anni dopo la morte vengono concesse indulgenze a chi visiterà il suo corpo. Il 17 aprile 1776 a conclusione di un regolare processo di canonizzazione fu beatificato da Papa Pio VI per il riconoscimento del “culto da tempo immemorabile”. Il cammino ripartì nel 1987 quando don Antonio Bartolucci, allora parroco a Saludecio, inviò a Roma la testimonianza assai documentata di un miracolo, raccolta da Amato Morotti di Modena, miracolo che era avvenuto nel 1949. Don Antonio si era illuso che la cosa sarebbe stata rapida. In realtà l’iter inizia solo nel 1990 con il processo a Modena che doveva riconoscere la validità del miracolo e che si conclude nel 1992”.

Ma Amato era famoso come taumaturgo e sono tantissimi i voti di grazie testimoniati nei secoli…
“Certo, ma su nessun fatto era mai stata raccolta la documentazione necessaria per il riconoscimento”.

La tappa successiva fu il Processo diocesano a Rimini…
“Nel 1997 era iniziato il processo diocesano che doveva verificare le “virtù eroiche” di Amato. Fu necessario avviare un ampio lavoro di ricerca storica, perché le notizie sul beato erano mischiate a tanti racconti popolari. Nel 1999 la documentazione (2700 pagine) fu portata a Roma”.

A quel punto però il processo si interrompe…
“I tempi di definizione della Positio super virtutibus (è un documento che raccoglie tutti gli atti del processo canonico) sono stati necessariamente lunghi, a causa del fatto che Amato era vissuto 700 anni prima e che una simile situazione non è affatto normale. Importante il ruolo del postulatore padre Ernesto Piacentini, francescano conventuale, e del relatore, il gesuita Hieronim Fokcinski. Nel maggio del 2010 finalmente lapositio venne alla luce“.

Quali gli ultimi atti della vicenda?
“Prima è stata esaminata la positio sulle virtù, nel 2010 dagli storici, poi nel 2013 dai teologi e dalla Congregazione dei Cardinali e dei Vescovi. Quindi è stato esaminato il miracolo. La Consulta Medica ha dichiarato “non spiegabile scientificamente” il fatto il 5 dicembre 2013. Esito pienamente positivo anche dai Consultori teologi il 4 febbraio 2014 e dalla Congregazione ordinaria dei cardinali e dei vescovi, il 15 aprile. Di seguito Papa Francesco ha promulgato il decreto per la santificazione”.

Ricorda qualche fatto curioso di quest’ultimo iter?
“Il miracolo fu riconosciuto dalla commissione medica vaticana con 5 voti su 7. Il commento del presidente della commissione Patrizio Polisca, originario di Gallo di Petriano (Urbino) fu: “Non avevo dubbi. So bene che Amato è santo. Anch’io sono un suo miracolato” e narrò un fatto accaduto nella sua infanzia”.

Un’ultima parola sull’<+nerocors>ospitale<+nero> oggi.
”Nel 1968 arrivarono le Sorelle dell’Immacolata che certamente risollevarono le sorti della casa di riposo. La richiesta formulata dal Sindaco di allora fu accolta in obbedienza al carisma lasciato dal Fondatore: “i poveri, gli abbandonati, soli ed i più deboli”. Nel 2003 Saludecio riconobbe questo impegno conferendo la cittadinanza onoraria a suor Clementina Zagari. Circa mille persone provenienti da tutta la vallata resero onore a colei che, giunta dalla Calabria cinquant’anni prima, non aveva mai smesso di donare affetto, sostegno e conforto alla collettività e agli accolti nella casa”.

Giovanni Tonelli