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Secchiano riabilita la chiesa vecchia

La chiesetta di Santo Stefano che da innumerevoli lustri fa la guardia al centro di Secchiano, è stata oggetto di un restyling.
“L’intervento era necessario – sottolinea Vincenzo Sebastiani, ex sindaco di Novafeltria ed uno dei fautori dell’iniziativa nata tra i cittadini – poiché sia l’abside sia il campanile non erano più stabili”.

I lavori sono iniziati alcuni mesi fa, ma non sono ancora terminati. “Bisogna realizzare anche un nuovo impianto di riscaldamento e ritinteggiare la struttura. Anzi, stiamo attendendo il permesso della Sovrintendenza di Ravenna proprio per capire che tipo di prodotto dovremmo usare”. nel frattempo, però, i ponteggi sono stati tolti: ne è rimasto appena uno, quello relativo al campanile. Occorre infatti realizzare una botola che consenta l’accesso al campanile stesso e alle campane.
Dalla Diocesi è arrivato un contributo di 50mila euro “ma le spese supereranno certamente i 180mila euro. Cercheremo di fare il possibile attraverso le feste e ogni altro tipo di avvenimento” precisa Sebastiani. La festa dell’Assunzione, in programma il 19 e 20 agosto, è uno degli appuntamenti durante i quali si farà leva sul buon cuore dei residenti per raccogliere fondi da destinare al recupero dell’edificio. La chiesetta di Santo Stefano è stata eretta nel ‘600 e all’inizio era di ragione privata, ma nell’800 è stata donata a tutta la comunità di Secchiano che nel frattempo era cresciuta intorno ad essa. Per anni è stata la chiesa di riferimento per la santa messa domenicale delle ore 11.

E fino agli anni Ottanta, ogni volta che un parrocchiano veniva a mancare in un luogo fuori del paese, il funerale iniziava sempre davanti a Santo Stefano. Molto partecipato era anche il corteo che ogni 4 novembre partiva dalla chiesetta con i cittadini secchianesi che portavano la corona d’alloro in memoria dei caduti in guerra. La festa dell’Uva partiva proprio da Santo Stefano: i carri dei contadini di Secchiano – trainati dai buoi – muovevano i primi passi per raggiungere piazza Vittorio Emanuele, a Novafeltria. Altro appuntamento molto seguito era quello del 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio, protettore degli animali. I fedeli arrivavano nei pressi della chiesa divisi in due gruppi: la mattina quelli che abitavano nel versante riminese, il pomeriggio quelli che risiedevano verso Novafeltria. Tutti portavano i loro animali per la classica benedizione. Da Santo Stefano, inoltre, partiva un’altra processione, quella che aveva come meta la chiesetta del borgo di Ca’ Rosello dove si trovava una statua della Madonna. Era una processione di ringraziamento perché secondo i fedeli, proprio grazie all’intercessione di Maria, il colera che nel 1853 fece una strage in tutta la valle, risparmiò Secchiano.

Luciana Piscaglia