Dai successi in gara al Teatro Patologico, fino al ritorno dei Duran Duran: il Festival continua a regalare momenti memorabili
Tra spettacolo, musica e momenti di riflessione, il Festival prosegue con il suo inconfondibile ritmo
Perché Sanremo è Sanremo. Uno show rutilante che srotola una serata dietro l’altra senza soluzione di sorta, diretto da un conduttore – Carlo Conti – che in questa edizione pare più preoccupato di arrivare in porto nei tempi previsti che di tutto il resto. Far esordire la terza serata con Sono solo canzonette del superospite Edoardo Bennato (un cantautore che in gara non c’è mai stato) non capisci se è autoironia o “no, non è una cosa seria”.
La top five della terza serata
La gara incalza, e non sempre regala buone canzoni, anzi. I top 5 della terza serata (in ordine sparso) sono Coma Cose (Cuoricini), Brunori Sas (L’albero delle noci), Irama (Lentamente), Olly (Balorda nostalgia) e Francesco Gabbani (Viva la vita).
Il Teatro Patologico: l’inclusione sul palco dell’Ariston
Eppure di spunti interessanti il Festival ne regala, ma – quasi – sempre fuori dalla gara. Quella del Teatro Patologico, ad esempio, è una sana irruzione: l’inclusione che abbatte le barriere, la teatroterapia come cura delle disabilità fisiche e psichiche. “Siamo un luogo magico – dice il fondatore, l’attore e regista Dario D’Ambrosi – perché aiutiamo e salviamo tantissimi ragazzi e così diamo speranza a milioni di famiglie, perché quando sta bene un ragazzo disabile stanno bene mamme, papà, fratelli, nonni, condomini, quartieri. È da qui che dobbiamo partire per migliorare la nostra società”.
Non è tutto oro quello che luccica. Fuor di retorica, D’Ambrosi ha confessato che l’associazione non riceve tanti aiuti “ma questo è il contributo più bello. Senza di loro la vita sarebbe una noia mortale”. Il brano proposto dal gruppo – del Simon Boccanegra portato all’Opera di Roma – scatena la standing ovation del pubblico dell’Ariston ma il finale è un gran finale: la simulazione di una bomba.”Siamo più forti e più potenti di una bomba atomica: pensate alla Libia, alla Siria, non fanno altro che buttarsi bombe – dice uno degli attori – perché non hanno la forza di guardarsi negli occhi. Noi questa forza qui ce l’abbiamo”.Non c’è più Nino Frassica a fianco di Carlo Conti (comicità semplice, surreale e sempre efficacissima, la sua. Voto 8), ma Katia Follesa nei panni della co-co è comunque divertente. Decisamente più in a suo agio dell’attrice Miriam Leone e della cantante Elettra Lamborghini.
Settembre trionfa tra le Nuove Proposte
Settembre vince la finale delle Nuove e fa incetta di premi: Premio della Critica “Mia Martini” e Premio della sala stampa Radio Tv e Web “Lucio Dalla”. La sua “Vertebre” era un successo ancora prima di arrivare sul palco dell’Ariston, con oltre 7 milioni di ascolti sulla piattaforma di streaming, e circa 20 mila video su TikTok con il brano in sottofondo al momento della proclamazione. “Giochiamo a fare i grandi, ma / Piangiamo all’università / Anch’io mi sento a volte / Un cane perso in mezzo alla città / Nessuno ci ha mai detto come si piange alla nostra età”, è una ballad che sembra un brano d’amore, ma è anche il racconto della difficoltà nelle nuove generazioni a provare i sentimenti.
Il ritorno dei Duran Duran: tra nostalgia e attualità
A proposito: chissà cos’hanno realmente provato le donne in sala che 40 anni fa erano le ragazzine che volevano sposare Simon Le Bon. Il ritorno dei Duran Duran a Sanremo non è un tutto nostalgico e neppure eseguito in playback come nel 1985. “Invisible”, “Notorius”, “Girls on film”, la cover di Psyco Killer” dei Talking Heads (con la carrambata della presenza al basso di Victoria dei Maneskin) fa rimpiangere l’originale ma “Wild boys” si conferma un inno. Il meglio è nella coda quando Simon Le Bon prima lancia in inglese una frase sulla “pace” e poi attacca con la band la bellissima “Ordinary World” più attuale (purtroppo) che mai: “I giornali sul bordo della strada / parlano di sofferenza e avidità / Ci siamo un giorno /poi domani non ci siamo più /qui dietro alle notizie / di guerre sante”.
Il Premio alla Carriera per Iva Zanicchi
Ai più giovani occorrerà – giustamente – spiegare il motivo del Premio alla Carriera a Iva Zanicchi: può bastare il fatto che è l’unica ad aver vinto tre volte il Festival?
La canzone della serata
Torniamo, dunque, alla canzone italiana. Un brano sopra tutti, mi sia consentito. “L’albero delle noci” esplora le sfide e le paure legate alla nascita di un figlio con il tocco personale ed elegante del suo autore, Brunori sas che omaggia il luogo che lo ispira, creando un racconto intimo e autentico.
Gli applauditi (e tanto virali) Coma Cose con i loro “Cuoricini” sfornano una canzone fatta apposta per rimanere in testa. “Tu chiamale se vuoi emozioni” (L. Battisti), però, è un’altra cosa.