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Romanipen, Identità e Storia della cultura romanì

romanipen, storia e cultura del popolo romanì

Fino al 26 febbraio rimarrà aperta (ore 14-19) al teatro Sant’Agostino la mostra multimediale nata per combattere la discriminazione e favorire l’inclusione di Rom e Sinti nelle Comunità locali. L’evento di inaugurazione dell’esposizione “Romanipen: Identità e Storia della Cultura romanì” si terrà lunedì 21 febbraio presso la Parrocchia Sant’Agostino, a Rimini, dalle ore 17 alle 19. Sarà possibile essere in presenza e seguirlo online.

Questo il programma dell’evento inaugurale: ore 17: Kristian Gianfreda, assessore del Comune di Rimini. Seguono Matteo Drudi e Natascia Mazzon, Comunità Papa Giovanni XXIII: il Progetto Europeo Latcho Drom; ore 17,45 Rašid Nikolic, curatore della mostra, e Rambo Bologna Halilovic: Riflessioni sull’identità Romanì; ore 18,15 Lucia Sandiano: Riflessioni sull’antiziganismo. A conclusione Giorgio Bezzecchi: L’importanza della partecipazione attiva. Modera Elena Gattafoni.

La mostra è inserita nel progetto Latcho Drom, finanziato dal Right Equality and Citizenship Programme (2014-2020) dell’Unione Europea.

Direttore ne è Rašid Nikolic, abile marionettista e fervente attivista della cultura Rom: nel suo curriculum ci sono la fuga dalla guerra di Bosnia, l’esilio già da bambino come rifugiato politico a Berlino, poi gli anni dell’infanzia passati in un campo nomadi di Torino, fino al compimento degli 8 anni. Racconta:

“Ho iniziato la scuola con un anno di ritardo e passavo gran tempo dell’orario scolastico a dormire appoggiato al banco. Nessuno mi seguiva durante le lezioni. Di quel periodo ricordo la disattenzione degli insegnanti, la mancanza di mezzi e strumenti, l’abbandono a me stesso. Cercavo di allinearmi alla sensazione di sentirmi italiano e nello stesso tempo ricercavo la mia identità – e il cambio di vita radicale – Poi siamo stati inseriti in un alloggio di emergenza abitativa, e di lì in una casa di edilizia popolare.

Con l’ingresso in appartamento sono cresciute le pressioni dei miei genitori che volevano integrarsi e che riponevano in noi figli grandi aspettative ». La forza evocativa dei racconti di Rašid si rivolge ad insegnanti, ai rappresentanti delle istituzioni e all’opinione pubblica: « Abitare in un campo non è facile per la frequenza scolastica. E’ vergognoso vivere senza luce, acqua, servizi. E’ rimanere il bambino zingaro con tutti i pregiudizi che ti porti dietro e dentro”.

Il percorso, proposto dalla Comunità Papa Giovanni XXIII che è capofila del progetto, vede la partecipazione fra gli altri di Rambo Bologna Halilovic.

Anche lui ha vissuto l’esperienza di una infanzia vissuta in un campo nomadi; poi ha avuto l’opportunità di venire accolto in una comunità d’accoglienza e poi in una famiglia. Ora è laureando in Scienze dell’Educazione a Torino ed opera nei quartieri più fragili della città insieme alle associazioni di volontariato e all’Ufficio diocesano per la Pastorale dei Migranti.

Spiega Natascia Mazzon della Comunità Papa Giovanni XXIII, curatrice del progetto insieme a Lucia Sandiano: “Circa il 25% della popolazione Rom e Sinta in Italia vive nel degrado, mentre il restante vive regolarmente in abitazioni o situazioni autonome. Eppure il mondo mediatico tende ad enfatizzare le dinamiche delle fasce marginali, lasciando credere che Rom sia sinonimo di persona restia a qualsiasi percorso di inclusione. È la stessa esistenza dei campi a creare l’emarginazione sociale.

Con questo percorso presenteremo storie ed eventi che mostreranno quanto di buono fiorisce in questa cultura e tradizione tanto straordinaria quanto sconosciuta. Camminare insieme, al fianco del popolo Rom, è possibile”.