Turismo. A Rimini un turista su due è costituito da famiglie con bambini. Ma aumenta chi non può permettersi la vacanza
Quello tra turismo e famiglia è sicuramente un rapporto in trasformazione ma ancora non solo possibile e praticabile nella Riviera riminese, ma un binomio prezioso e virtuoso.
Lo dicono le statistiche, lo testimonia il tipo di accoglienza che caratterizza il dna degli operatori turistici riminesi.
Un turista su due a Rimini è costituito da famiglie con bambini in vacanza che, secondo le stime dell’osservatorio turistico regionale, rappresenta circa il 50% degli ospiti, in particolare nei mesi di luglio e agosto.
Di “Turismo e Famiglia. Motivazioni, aspettative e opportunità” si è parlato venerdì 4 aprile, in sala Manzoni, a Rimini, nel terzo convegno organizzato dall’Ufficio Pastorale del Turismo della Diocesi di Rimini, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli” delle Diocesi di Rimini e San Marino-Montefeltro. All’avvicinarsi della stagione estiva, il convegno è una preziosa occasione di incontro, dialogo e confronto tra persone che operano nel settore. Nella sua triplice veste di presidente di Confartigianato Imprese balneari, diacono e direttore dell’ufficio Pastorale del Turismo, Mauro Vanni ribadisce l’originalità del modello turistico riminese, basato proprio sul turismo familiare e su una capacità di accoglienza riconosciuta ovunque, e ricorda come anche il lavoro sia una vocazione. “Tante persone attraversano il mondo per portare la buona notizia agli altri. Noi operatori del turismo incontriamo milioni di persone e possiamo raccontare la nostra esperienza di fede e condividerla. In questo senso l’esperienza del turismo balneare può essere vista e vissuta come una vocazione”.
È ancora un valore turistico? Ma la famiglia nel turismo rappresenta un valore? E il suo rapporto nel corso degli anni come si è modificato?
Per la professoressa Patrizia Battilani, docente di Storia Economica del Campus di Rimini, e collaboratrice della “Scuola di alta formazione in Arte sacra e Turismo culturale-religioso” dell’ISSR Marvelli, “la famiglia è sia unità di consumo sia unità di produzione, affronta sfide diverse e racconta la trasformazione della società”. Se negli anni Trenta del Novecento la vacanza di mare era prerogativa di mamme e bambini, negli anni 50/60 esplode il modello ‘turismo familiare’, e alla fine degli anni 60 vengono scoperti i giovani, che escono dalla famiglia e iniziano a scegliere e vivere la vacanza in maniera indipendente. “Cambiano i tempi, le modificazioni sono evidenti ma turismo e famiglia resta un rapporto ricco e articolato” ne è certa Battilani.
Luogo di incontro e rispetto
Il turismo è luogo di incontro, scoperta e rispetto delle diversità. “E aiuta sempre a fare comunità: le persone anche in vacanza alla solitudine preferiscono l’interazione con altre persone. La famiglia fa da base ai modelli organizzativi del settore, e il turismo aiuta ad innovare”.
Perché il turismo si mette a servizio della famiglia? E come lo fa?
Se lo è chiesto il professor Daniele Celli, docente di Pedagogia generale e Pedagogia interculturale all’ISSR Marvelli. “La famiglia è il luogo in cui nasce e cresce ogni uomo. Ogni persona è contemporaneamente singolo e comunità, e la prima comunità naturale è la famiglia. In questo tempo di denatalità e crisi economica, anche il turismo dovrebbe intervenire in maniera concreta per la famiglia tenendo conto delle esigenze di tempo e di spazio delle famiglie nell’organizzazione delle attività e di particolari scontistiche per i nuclei familiari”. Perché, dunque, “non pensare alla solidarietà concreta in ambito turistico, magari con la creazione di un fondo di solidarietà a favore delle famiglie (le case famiglia della Papa Giovanni XXIII o le famiglie per l’accoglienza solo per citare due esempi molto noti nel riminese)?”.
Il cartoncino di benvenuto
Famiglie o single, la Diocesi accoglie tutti allo stesso modo.
“Cari ospiti, benvenuti e buon Giubileo” è il titolo del cartoncino in quattro lingue (italiano, inglese, francese e tedesco), che può essere esposto nei luoghi di lavoro e nelle diverse attività turistiche, proprio come benvenuto che la Chiesa riminese rivolge a tutti coloro che scelgono Rimini e la sua provincia per trascorrere le proprie vacanze.
La famiglia è il target
Secondo i dati di Federalberghi negli ultimi due anni è aumentata la quota di italiani che non ha fatto vacanze in estate. “Principalmente per motivi economici. Ma dentro a questi numeri, non ci si sofferma forse abbastanza ad allargare lo zoom su quante, fra coloro che dovranno stare a casa, sono le famiglie con bambini che non possono concedersi una vacanza con i figli perché non se le possono permettere e soprattutto, dietro ai numeri, a quali sono le conseguenze di questa deprivazione sui più piccoli”, fa notare il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad . I numeri diffusi qualche mese fa da OpenPolis fanno riflettere: una famiglia con bimbi su tre non può permettersi una settimana di vacanza. Tra quelle con tre figli il 45% resta in città. Rispetto al 2021 – stando ai numeri della ricerca – cala la quota di famiglie che non possono fare vacanze, ma il fenomeno resta davvero ampio: il 30% dei nuclei con uno o due figli non può permettersi una settimana di ferie lontano da casa.
Nel 2022 il 35,9% dei nuclei ha dichiarato di non potersi permettere una settimana di ferie lontano da casa. In presenza di uno o due figli minori, la quota si attesta attorno al 30%; con almeno 3 figli sale fino al 45,7%. Un problema amplificato tra le famiglie monoreddito. Il sindaco Sadegholvaad allarga il discorso. “Dietro alle fredde statistiche, va messo in evidenza qualcosa che va oltre il solo impatto economico: è l’impatto sui bambini della necessità di dover rinunciare alle vacanze estive: una vera e propria perdita delle opportunità formative e del diritto al gioco e al tempo libero per molti minori, la rinuncia a esperienze importanti fra loro e con i genitori, di svago ma anche formative, in cui i bambini e le bambine possono dare concretezza al diritto al gioco e al tempo libero”. Si tratta di esperienze fondamentali per tutti i minori, a maggior ragione dopo la fine degli impegni di studio scolastico.
“Se c’è un ‘target’, per usare una brutta espressione, su cui Rimini è impegnata da sempre a costruire un’offerta turistica equilibrata, – ha proseguito il sindaco – questo è proprio quello delle famiglie”. Anche azioni concrete.
Per questa tipologia di vacanzieri “Rimini ha, sin dall’introduzione dell’imposta di soggiorno, deciso di esentare dal pagamento i minori fino al compimento del quattordicesimo anno di età e i figli minorenni, dal secondo in poi, se soggiornano con i propri genitori nei mesi di giugno, luglio ed agosto. Che ci sia crisi economica generale o meno, questa è la terra della vacanza familiare” chiosa Sadegholvaad.
Tommaso Cevoli