Professore, Trump dice che “per decenni Paesi sia amici sia nemici hanno derubato gli Stati Uniti”.
“Questo è un delirio, nel senso che economicamente non ha nessun senso quello che dice il presidente degli Usa. Invece, nella realtà, semplicemente nel commercio internazionale ci sono Paesi che consumano di più e quelli che consumano di meno; Paesi con prodotti più forti che quindi vengono preferiti dai cittadini e vengono acquistati. Ci sono campi, come quello dell’hi-tech, nei quali anche noi usiamo prevalentemente prodotti americani; e ci sono altri settori nei quali gli americani usano prodotti italiani perché sono migliori”.
Come reagire alle decisioni dell’Amministrazione statunitense?
“La strategia migliore per tutti è sempre quella della de-escalation, cercando cioè di attenuare la tensione innanzitutto con le dichiarazioni – e questa è una cosa che Trump assolutamente non sta facendo – e con i comportamenti. Quindi, non conviene che l’Europa applichi delle ritorsioni, anche perché poi questo danneggerebbe anche noi. Occorre tornare a un modello nel quale questi dazi vengano rimossi”.
Chi pagherà il prezzo maggiore di questa guerra commerciale?
“Sicuramento gli stessi Stati Uniti, per l’inflazione che arriverà e perché con questi dazi hanno aumentato praticamente i prezzi di tutti i beni importati. Per gli altri Paesi l’impatto sarà più limitato. Se si dovesse creare una spirale per dazi sempre più alti è chiaro che le cose non andranno bene, ma se ci fermiamo per tempo i costi saranno tutto sommato limitati”.
Si possono individuare aspetti positivi generati da questa nuova situazione?
“Nessuno. Perché la strada da percorrere è proprio quella contraria. Sappiamo bene che l’uno contro uno distrugge sempre valore mentre uno con uno ne crea.
La strada è quella della cooperazione multilaterale.
Quello che possiamo fare?
“Che tutti i Paesi colpiti dagli Stati Uniti in questo momento rafforzino le loro relazioni commerciali per controbilanciare anche quelli che sono poi i danni creati dalla politica dei dazi americani. Una maggiore cooperazione da parte degli altri Paesi”.
C’è qualcosa che il consumatore italiano può fare?
“Deve usare quella che è la leva del voto col portafoglio. Cioè dobbiamo usare la nostra capacità di consumo e di risparmio per premiare o sanzionare chi si comporta in un certo modo.
Questo è quello che stanno facendo i canadesi, tra i quali l’85% ha detto che non vuole comprare prodotti americani… Questa può essere un’arma importante, perché può far capire a chi fa queste politiche ostili che può pagare un costo. Chi sta già pagando questo effetto, per esempio, è la Tesla di Musk che ha perso moltissimo proprio perché se prima era la paladina del ‘green’ per tutto un mondo di consumatori ora da quello stesso mondo vede crescere una rivolta. C’è chi, giustamente, vuole votare col portafoglio contro queste politiche”.
Leonardo Becchetti
professore ordinario di Economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata