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Rimini e il Grand Tour

(Non) imparare dalla Città

Editoriale, marzo aprile 2019

Stefano Campana, compianto architetto e artista, scomparso quarantenne nel luglio del 1998, dovrebbe essere almeno ricordato per il suo testamento spirituale, un pregevolissimo libro dal titolo che suona come una predica inutile: Imparare dalla Città. Un saggio di filosofia urbanistica e architettonica che andrebbe ristampato in gran copia e offerto gratuitamente alla lettura di soprintendenti e amministratori, architetti e ingegneri, periti e geometri. La Città, posta ad esempio è appunto, Rimini, che però continua a non imparare nulla dalla propria storia, dai segni antichi e moderni che ne caratterizzano, malgrado le devastazioni della guerra e le maramalderie post-belliche, l’identità migliore. Nel luglio del 2018, vent’anni esatti dopo la morte di Campana, è stato demolito, senza tanti complimenti, il bel palazzo storico dell’Enel, con le sue ampie finestrature. Il pregevole esempio di architettura industriale del primo Novecento, si trovava vicino alla celebre edicola della rotonda di Via Dario Campana e faceva parte di un “testo” urbanistico preciso e sensato.

Presto verrà eliminato anche l’edificio dove, per lunghi anni, ha avuto sede il Dispensario d’Igiene Sociale, costruito negli anni Quaranta di fronte allo Stadio “Romeo Neri”, realizzato a sua volta tra il ’33 e il ’34. Le due architetture moderniste, pur erette (si suppone) a distanza di un paio di lustri, si corrispondevano formalmente (uso ahimé l’imperfetto) e segnavano l’identità storica e funzionale di un luogo che possedeva ancora traccia di uno stile e di un pensiero. La demolizione fu decisa nove anni fa, non senza un acceso dibattito, motivandola con il lungo stato di abbandono e inagibilità dell’edificio. Nessun pensiero per il suo ruolo nella storia della sanità cittadina, legato alla piaga della tubercolosi e simboleggiato dalla Croce di Lorena; nessun’idea per la riqualificazione sua e dell’ampio giardino. Al posto del sanatorio si prospettano palazzine residenziali, come se ne vedono tante sorgere a Rimini in questi anni, senza troppo concetto e senza nessuno stile. Promettono “Benessere ed eleganza”: sul senso di quest’ultima parola si potrebbe discutere a lungo.

Alessandro Giovanardi