Rimini-Cesena, viaggio senza ritorno?

    Giulio, 19 anni, ha superato lo scorso anno l’esame di maturità al liceo scientifico Einstein. Insieme ad un altro compagno è stato l’unico, in tutto l’istituto, a guadagnarsi il massimo dei voti con l’aggiunta della lode. Finita la scuola secondaria, le sue ambizioni di studente non sono finite e come tantissimi suoi coetanei e amici ha pensato di iscriversi all’università, destinazione Cesena, corso di laurea in Scienze e tecnologie informatiche. Fin qui una storia ‘normale’, una tra le tante, di un giovane dalla carriera scolastica brillante, che sogna di realizzarsi in un percorso universitario in sintonia con i propri interessi e abilità.
    Ma ogni mattina, al momento di partire da casa, a Miramare, per arrivare in tempo alla lezione delle 9, Giulio deve fare i conti con quello ‘scoglio’ che gli impedisce di prendere da solo il treno per Cesena come tutti i suoi ‘colleghi’, e da solo di scendere dal treno per raggiungere il Polo di Cesena, quindi l’aula e, a fine lezione, di compiere il percorso inverso, fino a Miramare.
    Quella ‘barriera’ che gli chiude le porte dell’autonomia si chiama distrofia muscolare: Giulio, infatti, si muove grazie al supporto di una sedia a rotelle oltre ad avere una certa fragilità ai muscoli delle mani e delle braccia che gli rende difficoltoso anche un gesto come togliersi il cappotto o raccogliere da terra un libro caduto.
    Fino a quando studiava a Rimini nessun problema: un bidello aveva anche il compito di assisterlo nei momenti di necessità e mamma Patrizia poteva tranquillamente accompagnarlo e tornare a prenderlo senza fare troppi chilometri. Ma oggi no. Ogni giorno, dal lunedì al venerdì, Giulio deve essere accompagnato in facoltà da un genitore che deve poi fermarsi lì, ad aspettare, in attesa che il figlio debba andare in bagno o abbia bisogno di un altro genere di supporto. Ogni giorno dalle 9 all’una e il lunedì pure dalle 14 alle 16…“Per fortuna Giulio è molto ottimista”, commenta il padre, Matteo Cirnigliaro, che per essere di aiuto al figlio ha chiesto anche la pensione anticipata. “D’altronde non potevo negargli il desiderio di andare all’università, per me non è un sacrificio ma un piacere rendermi utile per lui”.
    L’invalidità di Giulio è solo fisica, in quanto a capacità di apprendimento e socializzazione le qualità non gli mancano affatto: “Molte volte – racconta papà Matteo – gli chiedo se preferisce che lo accompagni fino all’aula, almeno per aiutarlo a togliersi il cappotto, a bloccare la carrozzina, ad aprire la borsa e a mettere il computer portatile sul tavolo… La sua risposta? ‘Babbo non preoccuparti che qualcuno che mi aiuti lo trovo senz’altro’“. Ma il sogno dell’autonomia fatica a realizzarsi. È lo stesso Giulio a raccontarci la sua ‘odissea’: “Il mio desiderio sarebbe quello di andare a Cesena da solo – ci racconta il ragazzo – ho chiesto aiuto alle Ferrovie dello Stato, ai Comuni di Cesena e Rimini, fino all’università e nonostante l’estrema disponibilità di tutti, da più parti mi è stato risposto che purtroppo mancano i fondi necessari…“.
    Ma andiamo con ordine. Alla stazione serve qualcuno che aiuti Giulio a sollevare la carrozzina che tra l’altro, essendo a motore, è più pesante e grande di quelle classiche. Inoltre va bloccata una volta salito sul treno – la stessa cosa se prendesse il pullman – per non parlare di quando deve scendere. Ma il problema principale è un altro: “la sedia a motore può entrare solo in certi treni, tipo Eurostar – spiega Giulio – ma nella tratta Cesena-Rimini quelli che fanno al caso mio sono pochissimi e si fermano solo in orari veramente scomodi“. Altro problema, raggiungere dalla stazione di Cesena l’università: “Potrei anche muovermi da solo, ci vogliono almeno dieci minuti, ma se diluvia..?“.
    E in facoltà? “Lì va tutto benissimo, hanno perfino adattato i banchi, non ci sono barriere architettoniche e i professori sono più che disponibili“. prosegue Giulio sottolineando ancora una volta come il principale problema stia nel tragitto Rimini-Cesena, e ritorno. Anche escludendo il treno: “Mi sono rivolto a diverse cooperative di volontariato ma molte non hanno veicoli attrezzati per le carrozzine a motore”, una sedia preziosa che si trasforma paradossalmente in un ostacolo di fronte a certe situazioni.
    Ma qualcosa si sta muovendo. Salutiamo il giovane dopo aver saputo che grazie al sostegno di una professoressa del suo corso, Paola Salomoni, sono in atto ‘trattative’ per trovare una soluzione. E appena un giorno dopo, Giulio ci chiama entusiasta per darci una bella notizia: il Comune di Cesena si è offerto di occuparsi del trasporto per il ritorno, da Cesena a Rimini, ora serve un pari sostegno per l’altra metà della tratta. “Dobbiamo assolutamente garantire quel diritto” fa sapere l’assessore riminese alla Protezione sociale Stefano Vitali, pur precisando che “la situazione (di cui dice di essere venuto a conoscenza solo da pochi giorni) è molto complessa, non è vero che mancano i fondi, piuttosto non siamo abituati a gestire una situazione di questo tipo“
    Intanto Giulio continua il suo tran tran quotidiano, insieme ai genitori. “Il mio sogno? Riuscire a diventare una persona capace di esercitare il suo mestiere (cosa non così scontata oggi, ndr.) e andare a lavorare all’estero. L’Italia oggi offre poche possibilità di carriera in base al merito“. Per non parlare delle barriere infrastrutturali: Giulio ne sa qualcosa

    Alessandra Leardini